Mobility City Zaragoza accende l’Opel Blitz con “Opel Love”

Da ottobre 2025 a febbraio 2026, Mobility City Zaragoza celebra Opel: con “Opel Love” la capitale aragonese racconta mito, industria e futuro — dal Blitz alla Corsa GSe Vision Gran Turismo.

di Giovanni Alessi
Auto e Motori

Da ottobre 2025, Mobility City Zaragoza si colora dell’iconico Opel Blitz.

Sul ponte firmato Zaha Hadid che attraversa l’Ebro, lo spazio espositivo dedicato alla mobilità delle grandi città ospita “Opel Love”, un percorso immersivo che lega passato e presente del marchio tedesco al Dna industriale della capitale aragonese. È una mostra che parla alla testa e al cuore: una narrazione museale pensata per i visitatori curiosi di tecnologia e storia, ma anche un grande atto d’amore verso un territorio che da decenni produce Opel Corsa per i mercati di tutto il mondo.

Nella settimana inaugurale, dal 15 al 21 ottobre, i riflettori sono per la Opel Corsa GSe Vision Gran Turismo, concept presentato all’IAA Mobility di Monaco e qui al debutto spagnolo. L’auto si vede e si guida, almeno virtualmente: due simulatori con Gran Turismo 7 mettono il pubblico al volante di una creatura phygital che traduce in digitale l’ossessione per le prestazioni. Il dato che resta inciso è la potenza: due motori elettrici da 350 kW per asse (476 CV ciascuno) e una spinta combinata di 588 kW (800 CV). Con la trazione integrale permanente e la trasmissione monomarcia, lo 0-100 km/h in 2,0 secondi e la velocità massima di 320 km/h non sono una dichiarazione di intenti: sono il manifesto di come il marchio legga la sportività nell’era elettrica.

La forma segue la funzione, ma senza rinunciare alla teatralità. La Corsa GSe Vision Gran Turismo ha ingombri simili a una Corsa di serie, è più bassa e soprattutto più larga, con una nuova interpretazione  più tecnica, quasi chirurgica della filosofia bold & pure di Opel. Spigoli tesi e superfici pulite dialogano con dettagli lavorati: le tendine aerodinamiche davanti ai parafanghi, i para-fanghi neri a bassa resistenza, le ruote aerodinamiche che riducono la turbolenza nei passaruota. E poi un diffusore attivo e uno spoiler attivo che modulano la deportanza in base allo scenario di guida. È un lessico da pista applicato a una compatta, un ponte ideale tra simulazione e realtà.

“Opel Love” però non è solo futuro: è memoria industriale restituita in forma emozionale. Il viaggio parte dove tutto è cominciato, prima dell’automobile: una macchina da cucire Tipo n. 2 del 1870 e una Vibrating Shuttle del 1909ricordano lo spirito imprenditoriale di Adam Opel e la sua fiducia nel progresso. A seguire, la sala che fa brillare gli occhi agli appassionati: la Opel Patent Motorwagen System Lutzmann del 1899, con il suo monocilindrico posteriore e il cambio a due marce, qui in una rara 2+2 decappottabile del 1901, ultimo esemplare prodotto del modello. È l’inizio ufficiale della storia automobilistica del marchio, la scintilla che accende un secolo di innovazioni alla portata di molti.

La democratizzazione della tecnologia è una cifra identitaria che torna più volte nel percorso. La Opel 4/8 CV “Doktorwagen” del 1909 abbassa barriere d’ingresso e costi, portando l’auto nella quotidianità di professionisti e classe media. Nel 1924 arriva la Opel 4/12 CV “Laubfrosch”, prima grande produzione di massa in Germania: 120.000 unità fino al 1931, una compatta verde che fa di Rüsselsheim la fabbrica di veicoli più grande del tempo. Oggi ne restano circa 100: piccole reliquie di un’Italia e di un’Europa che scoprivano la mobilità come orizzonte sociale, non solo come status.

C’è spazio anche per le due ruote, tassello spesso dimenticato ma fondamentale nella parabola del marchio. La Quintuplet a cinque posti del 1895 e la ZR III del 1928 restituiscono l’immagine di un’Opel leader mondiale nelle biciclette quando l’auto era ancora un’eccezione. È un racconto coerente, che fa dialogare i diversi volti di un’unica idea: innovare, semplificare, diffondere. Lì sta la forza del Blitz: non nell’iperbole, ma nella capacità di tradurre le avanguardie in oggetti desiderabili e accessibili.

Il salto nel futuro passa attraverso prototipi che hanno segnato l’immaginario. La Opel CD Concept del 1969, coupé a due posti con carrozzeria monoscocca in vetroresina, immaginava un lusso tecnologico e leggerissimo. Nel 1971 la Opel Elektro GT dimostrava che un motore elettrico poteva superare quello a combustione in velocità e prestazioni, anticipando di mezzo secolo dibattiti che oggi sembrano nuovi. La OSV 40 del 1974 esplorava la sicurezza, la Scamp 2del 1994 intuiva i SUV compatti, mentre la RAKe allargava i confini tra auto e moto con l’elettrificazione come chiave di lettura. Tra i progetti recenti risaltano la GT X Experimental del 2018, che introduce l’Opel Vizor — il pannello scuro che integra fari, DRL, telecamere e sensori accanto al moderno emblema Blitz — e la Manta GSe, rilettura a batteria della sportiva anni Settanta.

Il cuore pulsante di Saragozza resta però lei, la Opel Corsa. Dire Corsa significa dire Figueruelas, dove la prima Corsa A avviò la produzione nel 1982 con un design spigoloso e un Cx di 0,36 che per l’epoca era una dichiarazione d’efficienza. Sei generazioni, oltre 14,5 milioni di unità vendute e una collezione di concept derivati — come la Corsa B “Moon” del 1997 — raccontano la capacità di un modello di adattarsi a gusti, epoche, normative. In mostra compare anche la Corsa Spider, esercizio di stile a cielo aperto che ha fissato alcuni tratti del carattere della bestseller.

“Opel Love” è dunque più di una mostra. È un dispositivo narrativo con cui Opel riafferma una visione: tecnologie elettriche e digitali da guidare con piacere, design che semplifica invece di complicare, innovazione che non perde il contatto con la produzione e con i territori. Per Mobility City Zaragoza è anche un manifesto di politica industriale culturale: dire che il futuro della mobilità nasce dove si fabbrica, dove le scuole formano tecnici e designer, dove i visitatori possono toccare e capire. Fino alla fine di febbraio 2026, l’invito è chiaro: attraversare il ponte, entrare, lasciarsi sorprendere. Nel riflesso lucido di una Corsa GSe Vision Gran Turismo o nel metallo vissuto di una Lutzmann, il filo è lo stesso: il Blitz che illumina.

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