Autonomia differenziata, emendamenti delle opposizioni e scontro tra Fi e Lega

Le opposizioni provano a dare battaglia con una pioggia di 2.453 emendamenti. Tajani: "Deve essere una riforma che favorisce tutta l'Italia"

di Redazione
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Lega, Roberto Calderoli minaccia l'addio: "Se non passa l'autonomia lascio la politica". Foto Lapresse
Politica

Autonomia differenziata, Zaia a Tajani: "Qui non c’è nessuno che scappa con la refurtiva"

Continua il dibattito sull'autonomia differenziata: è nuovamente messa in discussione la scelta di portare in Aula la legge il prossimo 29 aprile e far svolgere almeno la discussione generale prima delle Europee.

Come riporta la Repubblica "ieri si è consumato un altro passaggio sofferto: Forza Italia, con il capogruppo Paolo Barelli e il presidente della commissione Affari costituzionali Nazario Pagano, hanno chiesto al ministro Roberto Calderoli più tempo per l’esame degli emendamenti. Facendo sostanzialmente sponda con l’opposizione, che ha presentato un’enorme mole di norme aggiuntive o di modifica, all’ultima conta addirittura 2.453. Rimane ferma, per ora, la data del 29 per lo sbarco in Aula del provvedimento ma lo stop ai lavori delle commissioni per domani pomeriggio e venerdì per la minoranza apre uno spiraglio per un rinvio".

Continua il quotidiano "il segretario di FI Antonio Tajani è esplicito: «Deve essere una riforma che favorisce tutta l’Italia - afferma non a vantaggio di uno o l’altro. Vigileremo per questo». Tajani afferma che «il voto finale sarà più in là», come aveva lasciato intendere lunedì Giorgia Meloni. Nel dibattito irrompe il governatore veneto Luca Zaia: «Rispetto i tempi del Parlamento ma dà fastidio sentir dire che bisogna vigilare. Qui non c’è nessuno che scappa con la refurtiva, è un processo serio e di responsabilità per l’Italia». E il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, lancia un chiaro avvertimento a FI: «I patti vanno rispettati»".

"Dentro Forza Italia c’è chi è convinto che dopo le consultazioni per l’Europarlamento, se Salvini ne uscirà indebolito come dicono alcuni sondaggi a vantaggio proprio di Tajani, sarà più facile boicottare la riforma. Un clima di reciproca diffidenza. Che rischia di investire anche la legge simbolo per Giorgia Meloni, quella sul premierato. Lì, invece, FdI non tollera ritardi: e, a margine del consiglio dei ministri di lunedì, è stato chiesto a Elisabetta Casellati di spendersi con tutte le forze per far giungere la normativa in aula.

Una “strigliata” in piena regola. Ad acuire le tensioni la partita sulle candidature. Sembra ormai quasi certo che due dei tre leader della maggioranza saranno in campo: la premier Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Matteo Salvini in vece non ci sarà. Il suo progetto è di mettere in pista, come capolista in ogni circoscrizione, il generale Roberto Vannacci. Ma i malumori sulla sua presenza in lista crescono", conclude la Repubblica.

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