Bonaccini e la legge sul fine vita. L'affondo di Zuppi e i dubbi di Cappato

Il capo della Cei: "Servono cure adeguate, garantire anche le terapie palliative". L'esponente dell'associazione Coscioni: "Quella norma va votata in Aula"

di redazione politica
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Cardinale  Matteo Zuppi
Politica

Bonaccini e quel provvedimento sui 42 giorni per il fine vita. Le reazioni

Stefano Bonaccini ha deciso di accelerare l'iter per rendere operativa la legge sul fine vita, ma naturalmente solo per quanto riguarda l'a regione da lui amministrata: l'Emilia Romagna. Al centro dello scontro politico tra il presidente e le opposizioni di centrodestra - si legge su La Stampa - c’è la delibera della Regione con cui si garantisce il suicidio assistito in 42 giorni. Una decisione che di fatto scavalca il voto dell’aula previsto per domani su una legge in materia. Forza Italia insorge e annuncia un ricorso al Tar. Scontento anche Marco Cappato dell’associazione Coscioni: "Ci batteremo perché la legge sia votata. Sarebbe grave se un consiglio regionale non si assumesse la responsabilità di farlo per paura di perdere". Il passo di Bonaccini scontenta molti: opposizioni e associazione Coscioni. E nella sostanza "sterilizza" la discussione in consiglio sulla cosiddetta proposta Cappato, la legge di iniziativa popolare sul fine vita in calendario domani.

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Un secco "no" a qualsiasi legge o delibera che consenta il suicidio assistito arriva dal presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi, che - si legge su Il Resto del Carlino - ribadisce la posizione della Chiesa. Lo fa nei giorni in cui la Regione Emilia-Romagna ha licenziato una delibera per consentire al malato il diritto di congedarsi dalla vita in 42 giorni. Una mossa che sta generando un dibattito di livello nazionale, con le opposizioni in Viale Aldo Moro che domani compatte presenteranno una risoluzione per un parere dell’Avvocatura di Stato mentre Forza Italia presenterà un ricorso al Tar. Zuppi non cita mai il dispositivo regionale, ma si dimostra molto scettico anche sulla sua fondatezza. "Gli impianti giuridici che stabiliscono il diritto alla morte sono degli inganni e sono di dubbia validità – spiega senza giri di parole Zuppi, parlando a una assemblea di fedeli, composta da malati e dalle persone che se ne prendono cura –. La questione non è tanto confessionale quanto laica. L’umanesimo su cui si basa la nostra società ci porta a concludere che esisterà sempre e solo un diritto alla cura. Del resto, la sofferenza la si affronta cancellando il dolore e non spegnendo la vita".