Centrodestra, Brunetta come Alfano. Svolta Berlusconi-Salvini: esclusivo

Riunione periodica tra Berlusconi, Salvini e i sei ministri del Centrodestra. Inside

Di Alberto Maggi
Politica
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Silvio Berlusconi ha parlato. E' stato chiarissimo. E ha dato la linea. Si sta nel Centrodestra. Punto. E la chiave di lettura, dopo il vertice con Matteo Salvini e Giorgia Meloni a Villa Grande, è stato il no categorico a qualsiasi riforma della legge elettorale in senso proporzionale, cosa che tiene saldamente Forza Italia nel Centrodestra. In cambio, ovviamente, il sostegno della candidatura dell'ex Cavaliere al Quirinale. Poi in Aula si vedrà se è una suggestione o un'ipotesi realizzabile.

Il maggior coordinamento della coalizione, divisa tra maggioranza e opposizione al governo Draghi, sta in un rapporto più stretto tra i capigruppo in Parlamento ma - secondo quanto Affaritaliani.it ha appreso da fonti ai massimi livelli sia di Fi sia del Carroccio - in una riunione periodica (ogni 10 o 15 giorni) tra i sei ministri del Centrodestra (Giorgetti, Garavaglia, Stefani, Carfagna, Gelmini e Brunetta) e i leader nazionali, Salvini e Berlusconi. Il tentativo è quello di trovare un minimo comun denominatore per evitare ulteriori lacerazioni e arginare unitariamente il peso di Pd e M5S sia all'interno dell'esecutivo sia alla Camera e al Senato.

Quell'audio rubato di Salvini su Fratelli d'Italia che dall'opposizione "non deve rompere i coglioni" non ha scandalizzato il partito di Giorgia - tanto che ieri sera hanno visto scherzare Massimiliano Romeo e Ignazio La Russa all'aeroporto di Roma prima di rientrare a Milano - e, spiegano fonti di FdI, il maggior coordinamento serve proprio a fare in modo che l'azione di Meloni vada a "rompere i coglioni" a Enrico Letta e a Giuseppe Conte e non al Carroccio (come ad esempio con la mozione di sfiducia alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, che ancora non ha raggiunto i numeri necessari per essere presentata).



Ma il vero nodo è il futuro di Forza Italia, dopo l'insurrezione dei ministri azzurri. Dall'entourage di Mariastella Gelmini spiegano che non esiste il progetto di allearsi, in futuro, con Pd e M5S per riportare Mario Draghi a Palazzo Chigi, dopo le elezioni, isolando Lega e Fratelli d'Italia. La sensazione è che da parte della stessa Gelmini e di Mara Carfagna ci sia un malumore forte che, però, al momento non sembra poter sfociare in una clamorosa scissione.

Diversa la posizione del titolare della Funzione Pubblica. Fonti di Fdi, vicinissime a Meloni, così come berlusconiani doc di FI, ironizzano sulle uscite di Brunetta (l'ultima clamorosa è quella di un'alleanza modello Ue-von der Leyen con liberali e socialisti che di fatto segna la fine del Centrodestra) e le bollano come "l'ambizione di diventare presidente del Consiglio se Draghi al Quirinale in quanto ministro più anziano".

Chi ha parlato questa mattina con Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, assicura che la sua linea sia di "totale condivisione delle parole di Berlusconi". E, se altri vogliono percorrere altre strade, "facciano pure", avrebbe confidato agli amici. Tanto che sia in Fratelli d'Italia che nella Lega già prevedono per Brunetta un "futuro simile a quello di Angelino Alfano", che con il suo Nuovo Centrodestra (Ncd) restò a tutti i costi al governo per poi uscire dalla scena politica polverizzato dagli elettori. E, guarda caso, le due principali esponenti di Ncd - Barbara Saltamartini e Beatrice Lorenzin - finirono una con il Pd e l'altra con la Lega.

Insomma, è opinione diffusa che, fino a quando sarà Berlusconi a dare le carte (ora rinvigorito dal sogno Quirinale), non c'è spazio per operazioni politiche contrarie all'ex Cavaliere. Gelmini e Carfagna hanno mostrato un malessere profondo, vero, ma potrebbero rientrare presto, anche grazie al coordinamento del Centrodestra di governo. Brunetta, invece, sembra sempre più lontano da Forza Italia e, sperando di diventare premier in caso di Draghi al Colle, rischia l'epilogo alla Alfano.