Dazi, Pd durissimo: "L'Italia resta a mani vuote, nemmeno le briciole. Sovranisti alle vongole"

Misiani: "von der Leyen debole con Trump". Intervista

Di Alberto Maggi
Politica

Accordo sui dazi Ue-Usa, parla il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico


"Non c’è proprio nulla da festeggiare con la Dichiarazione Congiunta sui dazi firmata tra Commissione europea e governo americano. Altro che successo diplomatico: il documento certifica tutte le falle già viste nell’intesa di Scozia tra Trump e von der Leyen e mette nero su bianco quello che già temevamo — l’Italia resta a mani vuote". Con queste parole il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico, commenta con Affaritaliani l'accordo finale sui dazi Ue-Usa con tariffe al 15% su farmaci e auto e nessuna esenzione sul vino.

"Altro che accordo “equilibrato”: si tratta dell’ennesimo inchino alle pretese di Washington. I vantaggi concreti per l’Europa sono microscopici e confinati a pochi settori marginali, mentre i rischi per la nostra capacità di fissare regole e tutelare standard sociali, ambientali e sanitari sono elevati".

"Non solo. Per la prima volta l’Ue ammette ufficialmente che esiste uno squilibrio commerciale con gli Stati Uniti. Un’inversione a U rispetto alle rassicurazioni di Bruxelles sul presunto “equilibrio complessivo” della relazione transatlantica, dimenticando però il pesante deficit europeo nei servizi", sottolinea l'esponente Dem.

"La sostanza è semplice: gli USA alzano i dazi fino al 15% sui prodotti europei, e noi rispondiamo regalando l’azzeramento su merci americane, incluse alcune tra le più sensibili — prodotti industriali, agricoli, ittici, lattiero-caseari e carne suina. Con tanti saluti alla reciprocità".

"E il vino? Escluso dalle esenzioni. Con buona pace delle roboanti promesse dei nostri “patrioti” al governo, che si confermano dei sovranisti alle vongole".

Misiani prosegue: "Intanto l’Ue si impegna ad acquistare 750 miliardi di dollari di gas, petrolio e nucleare made in USA, a investire 600 miliardi nei loro settori strategici e a comprare 40 miliardi di chip americani per l’intelligenza artificiale. Senza contare la lista della spesa in equipaggiamenti militari da Washington. Una resa con tanto di firma in calce".

"La Germania, almeno, porta a casa la difesa dell’auto. L’Italia? Nemmeno le briciole. Nessuna tutela per l’industria, l’agroalimentare, il vino: i nostri settori più esposti vengono abbandonati al loro destino".

"È vero, qualche piccolo correttivo c’è: un tetto del 15% su farmaceutica e legno e uno schema tariffario “semplificato”. Ma il quadro resta molto negativo per il nostro export".

Il responsabile economico del Pd poi afferma: "E allora la domanda sorge spontanea: il governo Meloni dov’era mentre si decideva il futuro di settori strategici del Paese? Probabilmente distratto a litigare sui balneari, visto che a Bruxelles e a Washington la destra italiana si è confermata irrilevante, muta e incapace di difendere gli interessi nazionali".

"Il Partito Democratico continuerà a fare il contrario: difendere le imprese italiane, chiedere in Europa una revisione seria dei dazi e, in Italia, un piano di sostegno per i settori più colpiti. Perché davanti alle scelte protezionistiche di Trump e alla debolezza di von der Leyen, non bastano i selfie di Meloni: servono peso politico e coraggio. Due qualità che questo governo non ha", conclude Misiani.

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