Dentro il dossier segreto di Fratelli d'Italia, così il "famigerato" centro studi divide la politica

Non appena arrivato al governo, il centro studi interno del partito è stato riportato alla ribalta delle cronache, come se si trattasse di una sorta di riedizione, in chiave moderna, di un minculpop

di Vincenzo Caccioppoli
Politica

Dentro il dossier segreto di Fratelli d'Italia

I quotidiani la Repubblica e il Fatto quotidiano, hanno pubblicato la notizia dell'esistenza di un “riservatissimo “dossier di 9 pagine edito dal” famigerato” centro studi di Fratelli d’Italia, intitolato “chi soffia sul fuoco dell’odio politico”.

Si tratterebbe in buona sostanza di un collage di una trentina (28 per l’esattezza) di episodi di "violenza politica" contro la destra italiana dal 2022 a oggi. Il documento elenca una serie di fatti che vanno dall'aggressione anarchica a un gazebo di FdI a Milano, alle scritte contro Ignazio La Russa, passando per le minacce alla premier, le aggressioni ai banchetti di Azione giovani. E per arrivare poi alla scelta operata da Avs di candidare in Calabria, la professoressa Donatella Di Cesare, che in un post - poi cancellato - aveva ricordato, con nostalgia, la brigatista Barbara Balzerani, recentemente scomparsa.

LEGGI ANCHE: "Caso Kirk? Meloni vuol fare l'immacolata e la vittima, ma anche lei usa un linguaggio di odio. Dal Centrodestra solo strumentalizzazione"

Questo dossier, secondo i giornali che ne riportano grosso modo il testo, sarebbe una sorta di vademecum per i parlamentari di Fratelli d’Italia, se dovessero argomentare il tema del crescente clima di tensione, che si starebbe creando, non solo nel nostro paese. Ma questo non è certo il primo caso, in cui viene messo “alla berlina” il centro studi del partito della premier, additato come una sorta di pericolosa fucina segreta di dossier, utili a fomentare la polemica politica ed inasprire il clima politico.

Ma su questo punto ad incidere moltissimo sul giudizio di questi giornali, come fa notare un deputato di Fratelli d’Italia, è certamente il fatto che il centro studi sarebbe una diretta emanazione del potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, che, considerato da media e giornali, come una sorta di moderno Richelieu del premier Meloni, sarebbe diventato da tempo, un bersaglio naturale per minare la credibilità dell’esecutivo.

Il centro studi, nato una decina di anni fa, fu appunto una brillante intuizione di Fazzolari, allora già responsabile del programma del partito e con un ruolo rilevante nella gestione della comunicazione. Considerato un po' da tutti nel partito (Meloni nel suo primo libro lo ha definito la persona più intelligente con cui si sia mai dovuta confrontare) come una delle menti più brillanti, sia per il suo acume che per la sua capacità di assimilare nozioni in tempi rapidissimi ed elaborarle per uso politico (proprio per questa sua capacità viene da tempo denominato Spugna), Fazzolari, con il centro studi ha voluto fornire al partito non solo un luogo di riflessione e di discussione politica (perché la redazione dei dossier è aperta a chiunque voglia e possa offrire il suo utile contributo), ma anche un efficace strumento, che potesse aiutare i parlamentari nella non facile arte di comunicare.

Sotto la sua guida prima, ed ora di uno dei suoi fedelissimi, il deputato Francesco Filini, che proprio  al suo interno si è fatto le ossa per diventare uno degli esponenti di spicco del partito, il centro studi, negli anni, ha sfoderato decine di dossier su temi quali su tematiche legate all’economia e all'attualità, dal primo studio italiano sulla mafia nigeriana, il primo dossier sul Nutriscore, il primo studio statistico italiano sull’eccesso di mortalità in Italia in epoca Covid, solo per citarne alcuni. Studi e dossier curati nei minimi dettagli che hanno dotato prima la sparuta pattuglia di parlamentari di Fdi del materiale e la documentazione necessaria per preparare al meglio emendamenti e nuove proposte di legge, e poi nella fase successiva per aiutare l’azione di governo su alcuni dei punti programmatici più importanti (come quelli su migrazione e occupazione o ancora quello più recente sui dazi americani).

Una funzione pedagogica, insomma, e non solo comunicativa, come ebbe a dire Fazzolari della sua creatura, nel 2021 di fronte ad un gruppo di senatori in una riunione di partito. Fino al 2022 quasi nessuno aveva avuto modo di parlare del centro, che era rimasto quasi nascosto all’attenzione mediatica.

Ma non appena Fdi è arrivato al governo, ecco che anche il centro studi interno del partito, è stato riportato alla ribalta delle cronache, come se si trattasse di una sorta di riedizione in chiave moderna, di un minculpop, in miniatura e ad uso interno ed esclusivo del partito della premier.

Ma questa narrazione viene chiaramente rispedita al mittente, da chi ora ne è la guida (sempre sotto, ça va sans dire, la supervisione di Fazzolari) l’onorevole Filini: “Constatiamo con soddisfazione che anche oggi i dossier realizzati dall’Ufficio studi di Fratelli d’Italia sono sulle pagine di numerosi quotidiani. I nostri documenti sono confezionati così bene da essere addirittura attribuiti a Palazzo Chigi e al Governo. Si tratta di una mistificazione giornalistica che però ci inorgoglisce, poiché certifica la qualità del lavoro di approfondimento di Fratelli d’Italia e del suo Ufficio studi, che ho l’onore e la responsabilità di guidare. Un’attività che portiamo avanti da molti anni e che ci caratterizza rispetto al resto del panorama politico. Auspichiamo che anche i partiti di opposizione si dotino presto di strutture analoghe, siamo sicuri che così il livello del dibattito politico migliorerebbe notevolmente”, ha commentato un po’ piccato, il deputato meloniano sul presunto scoop di Repubblica e il Fatto Quotidiano.

In effetti il centro studi, secondo chi conosce bene i meccanismi che lo guidano, fu creato proprio per sopperire a quella mancanza di formazione politica che in Italia e non solo manca da anni. Il progetto iniziale era quello, come conferma una fonte interna del partito, di dare vita ad una rielaborazione, assai ridimensionata, delle scuole di formazione politica, sul modello dell’Ena francese (profondamente riformata nel 2021 da Emmanuel Macron).

“Il centro studi non serve a fomentare polemiche inutili e strumentali, ma serve a dare un indirizzo politico al partito su determinate questioni, come è naturale che sia, di grande rilevanza politica. Siamo grati a chi ha creato questo strumento che ci dà una grandissima mano nella nostra attività di parlamentari. Forse se anche altri partiti lo avessero, si eviterebbero le figuracce fatte dai cinque stelle con il ministro Tajani la settimana scorsa in Parlamento.

“Dice un senatore del partito. La stessa Meloni, spesso, considerata una vera “secchiona”, perché studia in maniera minuziosa ogni dossier che deve affrontare, pare abbia benedetto, con entusiasmo, fin dall’inizio alla iniziativa promossa dal suo fedele sottosegretario. Secondo autorevoli fonti, ancora adesso, la premier considera il centro studi come un grande valore aggiunto per il partito. La sensazione, insomma, che circola con insistenza all’interno di Fdi (a cominciare da chi del centro studi ne è la guida) sarebbe quella che si cercherebbe di additare al pubblico ludibrio, un efficace strumento di studio e riflessioni politica (che forse dovrebbe essere preso a modello per tutti i partiti), in chiave strumentale, per attaccare soprattutto il suo ideologo e creatore (Fazzolari), e per diretta conseguenza la premier stessa.

Tags: