Meloni blinda la manovra. La premier vieta ai capigruppo di maggioranza di presentare emendamenti non concordati

Obiettivo via libera definitivo prima di Natale. Inside

Di Alberto Maggi

Giorgia Meloni

Politica

Costante dialogo Palazzo Chigi-Mef, Meloni con i piedi di piombo

'Slow and steady wins the race' recita un famosissimo idioma britannico, che in italiano si può tradurre (anche se non letteralmente) con il classico modo di dire popolare 'chi va piano va sano e va lontano'. Ed è proprio seguendo questa linea che si è mossa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla Legge di Bilancio 2026. In molti si sono chiesti dove sia finito il testo definitivo che, approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri, non è ancora arrivato in Parlamento.

Oggi il Mef ha fatto sapere che "Il disegno di Legge di Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale è stato bollinato dalla Ragioneria di Stato e inviato dal Mef alla Presidenza del Consiglio dei ministri". Quindi per Giorgetti il lavoro è chiuso. Ora spetta a Palazzo Chigi controllare, verificare e inviare il testo - che Affaritaliani ha pubblicato in anteprima integralmente - alla presidenza della Repubblica e alle Camere.

Qualcuno - come ieri su Affaritaliani il portavoce nazionale di Forza Italia Raffaele Nevi - ha adombrato colpe e pasticci del ministero dell'Economia e delle Finanze guidato da Giancarlo Giorgetti. In realtà non ci sono stati "errori" da parte del titolare del Mef e la bozza fatta uscire volutamente domenica sera - pubblicata in anteprima da Affaritaliani - è servita per capire dalle forze politiche di maggioranza quali fossero le principali criticità.

L'unico vero grande cambiamento è la cancellazione dell'innalzamento al 26% dell'aliquota sugli affitti brevi (cedolare secca). Forza Italia, con il segretario Antonio Tajani, ha detto espressamente "non la voteremo mai". E anche la Lega è nettamente contraria. Marcia indietro dunque per una misura che non avrebbe portato moltissimo nelle casse dello Stato, circa 500 milioni di euro che verranno recuperati da un'ulteriore spending review sui ministeri (con buona pace delle proteste dei titolari di alcuni dicasteri) ed eliminando alcuni bonus esistenti da molti anni salvaguardando però le fasce di popolazione meno abbienti e il ceto medio.

Per il resto Palazzo Chigi, con un ruolo chiave per il sottosegretario Giovambattista Fazzolari, ha fatto un lavoro certosino in stretto contatto con Via XX Settembre per arrivare a un testo che in Parlamento sarà praticamente (quasi) blindato. Nessuna proposta delle opposizioni verrà accolta e ci sarà la richiesta di Meloni ai capigruppo della maggioranza di evitare emendamenti di singoli parlamentari (senatori in questo caso visto che quest'anno la manovra parte da Palazzo Madama) e di concordare preventivamente insieme come Centrodestra eventuali, piccole, modifiche.

Sulla questione delle banche non ci sarà alcun aumento del contributo come chiesto ieri dalla Lega durante il consiglio federale ma nemmeno uno sconto per gli istituti di credito come avrebbe voluto Forza Italia, i cui massimi dirigenti si sentono quotidianamente al telefono con Antonio Patuelli, presidente dell'Associazione Bancaria Italiana (Abi). Il Mef fa sapere che l'intesa con le banche "è vicina" e saranno confermate le cifre: circa 4,5 miliardi di contributo allo Stato (principalmente per la sanità) nel 2026 e undici miliardi complessivamente nel prossimo triennio.

Nulla per la Lega anche sul fronte pensioni. L'innalzamento dell'età per uscire dal lavoro, graduale, resta, tranne che per lavori gravosi e usuranti. Di fatto, come ha detto ieri ad Affaritaliani il responsabile economico di Fratelli d'Italia, "la Legge Fornero rimane in vigore tranne per le parti già riformate". Insomma, il ritardo sulla Legge di Bilancio non è frutto di pasticci di Giorgetti e del suo team ma della volontà della premier di arrivare a un provvedimento praticamente blindato per ottenere (e sarebbe la prima volta dopo tanti anni) il via libera definitivo del Parlamento prima di Natale.

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