Meloni e la politica estera: ferma ma dialogante, patriottica ma non nazionalista, conservatrice ma non chiusa. I motivi del successo

I motivi del successo della premier sul piano internazionale

di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista
Politica

Meloni piace per la coerenza, la chiarezza, la capacità di ascolto, l’attenzione alla centralità dell’Italia

Nel panorama internazionale, Giorgia Meloni si è imposta come una figura sorprendentemente efficace e riconoscibile. La sua leadership, inizialmente accolta con scetticismo da alcuni ambienti europei, ha saputo conquistare consensi sia in patria che all’estero, grazie a un approccio pragmatico, coerente e ben impostato alla politica estera. Ma quali sono le ragioni profonde di questo successo?

Per quanto riguarda il consenso interno, esso dipende da un mix di pragmatismo e orgoglio nazionale. Gli italiani apprezzano Meloni per la sua capacità di rappresentare l’interesse nazionale con fermezza ma senza arroganza. La sua politica estera è percepita come un ritorno alla centralità dell’Italia nei grandi dossier internazionali, senza rinunciare alla collaborazione con gli alleati. La sua postura è assertiva però non aggressiva, e questo stile ha fatto breccia in un elettorato che desidera vedere l’Italia rispettata e ascoltata.
Meloni ha saputo evitare le trappole dell’ideologizzazione, mantenendo un profilo istituzionale e dialogante. Il suo atlantismo convinto, unito alla capacità di dialogare anche con attori non occidentali, ha rafforzato la sua immagine di leader capace di tenere insieme le diverse anime della politica estera italiana.

Per quanto concerne invece il successo all’estero, possiamo prendere l’Algeria come caso emblematico. La recente visita della premier nel paese nordafricano ha avuto un impatto notevole. Come ho potuto verificare personalmente, poiché in questi giorni sono stato ad Algeri, la figura di Meloni è diventata popolare tra la gente algerina, non solo per gli oltre 40 accordi siglati in ambiti strategici come energia, agricoltura, difesa e cultura, ma anche per il tono rispettoso e collaborativo con cui ha affrontato il vertice bilaterale.

Il cosiddetto “Piano Mattei per l’Africa”, che mira a rafforzare la cooperazione economica e infrastrutturale con i Paesi nordafricani, è stato accolto con favore. In Algeria, oggi Meloni è vista come una leader che non impone, ma propone. Questo stile ha contribuito a costruire un’immagine positiva dell’Italia come partner affidabile e collaborativo.

Più in generale, Meloni ha saputo ritagliarsi un ruolo delicato e tuttavia centrale nel dialogo transatlantico. In un momento di tensioni tra Washington e Bruxelles, la premier italiana ha scelto di non schierarsi in modo rigido, bensì di proporsi come ponte tra le due sponde. La sua capacità di dialogare con Donald Trump, pur mantenendo saldi i legami con l’Unione Europea, le ha conferito una posizione di rilievo. In aggiunta, Meloni ha proposto soluzioni concrete, come un’estensione dell’Articolo 5 NATO per la sicurezza dell’Ucraina, e ha cercato di smorzare le tensioni sui dazi doganali, suggerendo un approccio negoziale e non conflittuale. Questa postura ha rafforzato la sua immagine di leader in grado di mediare senza perdere autorevolezza.

In definitiva, Giorgia Meloni piace per la coerenza, la chiarezza, la capacità di ascolto, l’attenzione alla centralità dell’Italia nonché per il suo stile di leadership femminile ma energica. In un mondo ancora dominato da uomini, la sua figura rappresenta una novità che attira attenzione e rispetto.

In sintesi, Giorgia Meloni viene apprezzata proprio perché incarna una nuova forma di leadership: ferma ma dialogante, patriottica ma non nazionalista, conservatrice ma non chiusa. Il suo successo non è solo politico, è anche simbolico: Meloni infatti rappresenta un’Italia che vuole contare, però senza urlare.

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