Meloni protagonista con Trump spinge il Centrodestra alle elezioni regionali. Pareggio quasi sicuro, sogno vittoria

Opposizioni in ordine sparso: Conte coerente, Pd in imbarazzo

Di Alberto Maggi
Politica

Maggioranza di Centrodestra compatta anche in politica estera


E' vero che la politica estera e internazionale in Italia, storicamente, ha inciso meno sulla scelta degli elettori rispetto ad altre Nazioni. Ma è altrettanto vero che Giorgia Meloni, e Antonio Tajani come ministro degli Esteri, si sono guadagnati un palcoscenico di primissimo piano negli ultimi giorni. E, molto probabilmente, il protagonismo internazionale del nostro Paese continuerà per settimane dato che sul dossier Ucraina è stata accolta proprio la proposta del governo di estendere le garanzie a Kiev previste dall'articolo 5 della Nato di mutuo soccorso in caso di attacco esterno, da applicare ovviamente in futuro e nel caso in cui davvero si arrivasse alla fine del conflitto.

Meloni seduta accanto a Donald Trump che gioca un ruolo di primissimo piano a livello mondiale è un'immagine che resterà a lungo nella mente degli italiani. Anche perché la presidente del Consiglio, sempre ben consigliata dalla sorella Arianna, è stata molto abile e astuta nel restare ancorata all'Europa (accontentando Forza Italia) ma anche la principale alleata del presidente Usa (facendo così felice la Lega). Maggioranza e Centrodestra compatti, dunque, perfino in politica estera. E non si vedeva da tempo.

Mentre sul fronte delle opposizioni il campo largo (inesistente) è un campo molto variegato. Azione di Carlo Calenda, forza politica non ideologica ma concreta e pragmatica, sostiene gli sforzi della premier in politica estera per il bene dell'Ue e dell'Italia. Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, soprattutto Giuseppe Conte con grande coerenza rispetto a ciò che ha fatto e detto finora, insistono sulla linea del pacifismo, che non vuol dire certo dar ragione a Vladimir Putin, ma smettere di inviare armi all'Ucraina.

In imbarazzo appare il Partito Democratico, come noto diviso al suo interno con la minoranza moderata e riformista su posizioni atlantiste. Elly Schlein e i suoi continuano ad attaccare il governo Meloni, come ha fatto ieri l'eurodeputato Dem Brando Benifei su Affaritaliani, parlando di Italia come "zerbino". Ma - ragionano molti nel Pd - se davvero si arrivasse nelle prossime settimane alla fine della guerra con l'applicazione dell'articolo 5 della Nato, come proposto dalla premier, sarebbe un clamoroso, ulteriore, successo di Meloni a livello internazionale. Un enorme spot politico alla vigilia delle elezioni regionali.

Schlein non può certo non tener conto che a Bruxelles è nella maggioranza che appoggia, anche se con qualche critica, la Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. E non può nemmeno dimenticare che l'alleato spagnolo così esaltato Pedro Sanchez, socialista, appoggia le ultime mosse europee. Esattamente come fanno i socialdemocratici tedeschi dell'Spd al governo a Berlino con il Cancelliere Friedrich Merz che ha stretto un forte legame, grazie anche a Tajani, proprio con Meloni in una sorta di contrapposizione alle posizioni intransigenti, ma minoritarie, di Parigi e in parte di Londra (da ricordare che anche il primo ministro Keir Starmer è un laburista, altro motivo di imbarazzo al Nazareno).

Ed è per questo che nel Centrodestra e non solo, in caso di accordo di pace con Meloni protagonista di primissimo piano, l'ipotesi che si fa strada è quella di quantomeno pareggiare alle prossime Regionali. Togliendo la Valle d'Aosta, mondo a parte, la maggioranza di governo terrà certamente Veneto e Calabria e probabilmente le Marche. Scontata la riconferma del Pd in Toscana, qualche speranza vista la situazione internazionale inizia a serpeggiare nel Centrodestra anche su Campania e Puglia. Dove ovviamente sarà decisiva anche la scelta dei candidati al ruolo di presidente di regione.

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