Pandemia, i lati oscuri della gestione dei governi Conte II e Draghi

Fase I, autopsie, Bergamo, terza dose, obbligo vaccinale…

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
Politica
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Pandemia, punto per punto tutti gli errori del governo attuale e di quello precedente

 

La gestione della pandemia da parte dei due governi italiani che si sono succeduti negli ultimi due anni, il Conte II e quello istituzionale guidato da Draghi, presenta molti lati oscuri. Alcuni di questi vanno senz’altro evidenziati.

  1. La Fase I, che va da fine febbraio agli inizi di maggio 2020, è quella con maggiori falle. I primi provvedimenti del Ministero della Salute, a parte quelli che vietavano gli spostamenti da un comune all’altro e imponevano l’uso di mascherine che ancora non c’erano (vedesi il caso Arcuri), riguardavano le cure domiciliari e il divieto di autopsie. Il Tar del Lazio, con sentenza n. 419/2022 Reg. Provv. Coll. del 15 gennaio 2022, emanata nella causa iscritta al Reg. Ric. n. 6949/2021, ha annullato la circolare del Ministero della Salute aggiornata al 26 aprile 2021 recante “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-Cov-2” che sin dal marzo 2020 aveva indicato “paracetamolo e vigile attesa” come cura per i pazienti affetti dalla Covid che si trovavano a domicilio, vietando ai medici di prescrivere altre cure, tra cui gli antibiotici e l’idrossiclorochina.

    Il Tar ha motivato la propria decisione adducendo che la circolare del ministero “
    si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia professionale”, riconoscendo che “è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire in scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito”.

    Le responsabilità dell’allora governo Conte sono dunque evidenti: quante persone si sarebbero potute salvare se i medici fossero stati lasciati liberi di agire “con scienza e coscienza”? Quanti morti hanno sulla coscienza Speranza, Conte e i componenti del comitato tecnico-scientifico? Domande che poniamo da circa due anni ma alle quali nessuno intende rispondere. La questione assume anche caratteri di natura penale, infatti quantomeno Speranza e i membri del comitato tecnico-scientifico dovrebbero essere sottoposti ad indagine per il reato di omicidio colposo di cui all’art. 589 del codice penale, considerata la presunta negligenza continuata mostrata in questa specifica situazione.

Affaire autopsie. L’ordinanza ministeriale dell’8 aprile 2020 (art. C, num. 1) raccomandava di non effettuare autopsie sui cadaveri, auspicando la via della cremazione (peraltro in violazione della legge n. 130/2001), con la conseguenza che non è stato possibile comprendere sin dall’inizio se gli oltre ventimila decessi verificatisi nella Fase I fossero tutti morti a causa della Covid o eventualmente anche a causa dei trattamenti a cui sono stati sottoposti.  

Ci sono state le autorizzazioni alla cremazione da parte dei malati o dei parenti più prossimi? Se sì, sono state raccolte regolarmente quando il malato era ancora cosciente, capace di intendere e di volere? Le eventuali autorizzazioni dei parenti sono state rilasciate in libertà o sotto costrizione, anche solo morale? Per fare chiarezza le Procure dovrebbero avviare un’indagine in ordine al reato di distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere ai sensi dell’art. 411 del codice penale, cosa che finora non hanno fatto.

< >Bergamo. Siamo sempre nella Fase I della pandemia, dove il Lazzaretto d’Europa è rappresentato dalla città di Bergamo. I medici si sono ben presto trovati nella situazione di scegliere chi dovesse vivere o morire a causa dei pochi letti disponibili in terapia intensiva e la mancanza di sufficienti respiratori polmonari. Non è certo responsabilità di medici e sanitari, ci mancherebbe altro, ma i primi pazienti sono morti perché i polmoni non reggevano all’impatto dei respiratori, mentre dal Ministero della Salute non giungeva nessuna circolare che raccomandasse l’uso preventivo dell’eparina, soluzione adottata arbitrariamente – per fortuna - dalle strutture ospedaliere, che dalla quarta settimana di marzo 2020 in avanti ha evitato morti ulteriori per questo motivo.

Cosa è successo davvero a Bergamo nei mesi di febbraio e marzo 2020? Sono passati due anni e ancora nessuno ha fatto chiarezza se l’inizio del contagio sia dipeso o meno dalla gara di calcio Atalanta-Valencia del 19 febbraio a San Siro. Perché non sono state disposte le autopsie quantomeno sui primi decessi? Anche in questo caso qualcuno dovrebbe essere indagato per il reato di cui all’art. 411 c.p., la magistratura tuttavia non si è mai mossa in tal senso. Ma non solo. Perché nessuna Procura, nonostante siano trascorsi quasi due anni dall’inizio della pandemia, ha mai avviato un’indagine per “delitti colposi contro la salute pubblica” di cui all’art. 425 c.p.?

Questione vaccino Astrazeneca. Il ministro della Salute Roberto Speranza, con comunicato ufficiale del 9 febbraio 2021 n. 29, affermava solennemente: “Oggi in tutte le Regioni italiane arrivano le prime dosi del vaccino Astrazeneca. Saranno somministrate alla popolazione tra i 18 e i 55 anni […]”. Da grancassa i virologi da passerella televisiva, che consigliavano a tutte le fasce di età anche questo tipo di vaccino a vettore virale.

L’Aifa – Agenzia Italiana del Farmaco – ancora il 26 maggio 2021 metteva tutti in guardia in ordine al fatto che si erano verificati casi avversi causati dai vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson di “trombosi dei seni venosi cerebrali (TSVC) e/o trombosi delle vene splancniche, spesso associati alla presenza di trombi in sedi multiple e a piastrinopenia, con emorragie gravi e talvolta segni di coagulazione intravascolare disseminata” osservati “quasi esclusivamente entro circa tre settimane dalla vaccinazione in soggetti sani con età inferiore a 60 anni, prevalentemente donne” [documento Aifa su Complicanze tromboemboliche post-vaccinazione anti-COVID-19 del 26/5/2021].

Il 25 maggio, sulla base della comunicazione ministeriale di febbraio, si vaccinava con Astrazeneca la diciottenne Camilla Canepa di Sestri Levante, morta la sera del 10 giugno a causa di innumerevoli trombi. Da quel momento in avanti Astrazeneca verrà somministrato solo agli ultra cinquantacinquenni e successivamente verrà addirittura ritirato.



Sarebbe questa la “scienza” di cui si lavano la bocca i membri del governo e i virologi dei salotti televisivi? Qui le eventuali responsabilità di Speranza in materia penale potrebbero essere quantomeno sottoposte all’attenzione della Procura di Roma. Aver espressamente comunicato a febbraio la somministrazione di questo tipo di vaccino alla fascia di età 18-55 anni, potrebbe infatti configurare la fattispecie criminosa dell’omicidio colposo di cui all’art. 589 c.p.Questione “dati sballati”.

Sul numero di morti a causa della Covid, così come sugli ospedalizzati e i vaccinati, il governo ha sempre fatto una grande confusione. Se nel conteggio dei decessi giornalieri vengono annoverati non solo quelli “per” Covid ma anche quelli “con” Covid (cioè morti per altre patologie ma risultati positivi al virus al momento dell’ospedalizzazione o del decesso), la confusione più grande è su tutto il resto. Il 10 gennaio 2022, alla conferenza stampa del premier, il Ministro della Salute Speranza si è presentato con delle slide che hanno presto destato qualche perplessità.

Come evidenziato da Franz Becchi su ByoBlu, nel grafico mostrato da Speranza - coi dati dal 12 novembre al 12 dicembre 2021, quindi dati vecchi - i vaccinati con terza dose sono 8.102.818, mentre in quello aggiornato dell’Istituto Superiore di Sanità di due settimane dopo (coi dati dal 26 novembre al 26 dicembre 2021), i “boosterati” risultano essere 5.697.985. Incredibilmente, crescono invece i non vaccinati passando da 6.660.263 a 6.875.025. Com’è possibile una cosa del genere? Il problema è stato sollevato dal deputato leghista Claudio Borghi, che ha chiesto spiegazioni via Pec all’Iss, che tuttavia non ha risposto per le vie ufficiali ma si è limitato a fare un tweet in cui parla di “dati grezzi”.

Ma cosa sono questi “dati grezzi”? Tecnicamente si tratta di informazioni che non sono state elaborate per essere visualizzate in qualsiasi forma ufficiale presentabile. Dunque, il ministro si è presentato in conferenza stampa con dati non corretti? Siamo alla farsa, all’approssimazione più imbarazzante. Dati sui quali, peraltro, sarebbe stato introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50. Qui la questione è certamente politica, ma sul versante penale si potrebbe configurare l’ipotesi di falso ideologico di cui all’art. 479 c.p., anche perché i documenti mostrati dal ministro – pur non essendo atti pubblici in senso stretto né tantomeno formati dal ministro - sono stati presentati come ufficiali. In ogni caso la questione denota l’assenza di base scientifica in quelle che sono le norme contenute nei decreti-legge adottati dal governo.Obbligo vaccinale per il personale medico-sanitario.

Il Consiglio di Stato siciliano (Consiglio di giustizia amministrativa – Cga) ha emanato un’ordinanza con cui chiede al ministro Speranza “la trasmissione dei dati attualmente raccolti dall’amministrazione in ordine all’efficacia dei vaccini, con specifico riferimento al numero dei vaccinati che risultino essere stati egualmente contagiati dal virus”. La questione nasce dal ricorso presentato da un tirocinante siciliano non ammesso al corso formativo all’interno di strutture sanitarie perché non vaccinato;

pertanto, il Cga ha richiesto al ministero della salute di fornire i dati scientifici che giustifichino l’obbligo vaccinale per il personale medico-sanitario e che comportino a loro volta l’esclusione dalle strutture sanitarie per il personale non vaccinato. Considerato che anche i vaccinati possono contagiarsi (la variante Omicron lo sta dimostrando in modo parecchio evidente), è probabile che il Cga siciliano riammetta nelle strutture ospedaliere anche il personale non sottopostosi a vaccinazione. Questione che potrebbe avere un impatto anche su scala nazionale.



Se così fosse, su quali dati scientifici il governo avrebbe introdotto l’obbligo vaccinale per medici e sanitari e successivamente per gli over 50? Credibilità politica zero! Per mesi la narrazione dominante è stata “ne usciremo solo col vaccino”. Ad oggi la popolazione over 12 che ha completato il ciclo vaccinale primario ha raggiunto l’87%. In pratica l’obiettivo della vaccinazione di massa è stato ampiamente raggiunto. Eppure, i dati pandemici di ieri, 18 gennaio, ci offrono una lettura alquanto preoccupante: 434 decessi in un giorno e un tasso di positività pari al 15,4%, dati pressoché identici a quelli della seconda ondata (novembre 2020), quando il vaccino ancora non c’era.

Il 22 luglio 2021 – quando fu introdotto il green pass a partire dal 6 agosto – il premier Draghi affermò che “il green pass è una misura con cui gli italiani possono continuare ad esercitare le proprie attività, a divertirsi, ad andare al ristorante, a partecipare a spettacoli all’aperto e al chiuso, con la garanzia di trovarsi tra persone non contagiose”.

Niente di più falso. La variante Omicron sta dimostrando che anche i vaccinati con tre dosi possono contagiarsi, quindi il Presidente del consiglio ha diffuso una notizia falsa e una falsa rassicurazione. Il 24 novembre scorso il premier affermava un’altra falsità: “la situazione italiana oggi è sotto controllo, in una delle situazioni migliori in Europa, grazie alla campagna italiana che è stata un successo notevole”, ma meno di due mesi dopo ci ritroviamo con un numero di morti e un tasso di positività similari a quelli del novembre 2020.

Il reato di abuso della credulità popolare (art. 661 c.p.) è stato depenalizzato, resta tuttavia la pena della sanzione amministrativa da 5.000 a 15.000 euro. Questione terza dose e richiami successivi. Col dilagare della variante Omicron il governo ha ridotto la durata del super green pass in un primo momento da 12 a 9 mesi, successivamente da 9 a 6 mesi, costringendo milioni di italiani a vaccinarsi anche con la terza dose pena la perdita del certificato verde, ormai indispensabile pure per andare a lavorare o entrare in un bar.

Già si parla di quarta dose o di una dose all’anno fin quando non si sa, ma pochi giorni fa Marco Cavaleri – responsabile per i vaccini dell’Ema (Agenzia europea del farmaco) - ha dichiarato che “non possiamo continuare a dare dosi di richiamo ogni tre o quattro mesi […]. Se l’uso dei richiami potesse essere considerato parte di un piano di emergenza, vaccinazioni ripetute a brevi intervalli non rappresenterebbero una strategia sostenibile a lungo termine”, concetto ribadito peraltro anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità.

Chi risponderà penalmente degli effetti avversi o delle morti causate da terza dose o eventuali dosi successive? Lo stesso virologo Andrea Crisanti, che negli ultimi tempi si è discostato dal coro generale dei suoi colleghi, ha ammesso che “non è salutare stimolare il sistema immunitario ogni 4 mesi”. Se dunque Ema, Oms e una parte della comunità scientifica sconsigliano richiami vaccinali a breve termine, per quale motivo il governo non ne tiene conto e va avanti lo stesso col booster?

Insomma, le responsabilità del ministro Speranza, dei componenti del comitato tecnico-scientifico sono evidenti. Possibile che, nonostante l’obbligatorietà dell’azione penale prevista dal nostro ordinamento giuridico (art. 112 della Costituzione), nessuna Procura intenda fare chiarezza su tutti questi fatti?