Referendum, affluenza decisiva. Dalla caduta di Meloni alle dimissioni di Schlein (e Landini). Gli scenari in base alla partecipazione
Il voto dell'8 e del 9 giugno ha un forte significato politico
Referendum, l'annuncio della premier ha acceso la sfida nell'ultima settimana prima del voto
Giorgia Meloni ha rotto il silenzio a una settimana esatta dall'apertura delle urne per i cinque referendum dell'8 e del 9 giugno. La premier, in occasione della Festa della Repubblica, ha annunciato che andrà al seggio ma non ritirerà le schede e quindi il suo voto non verrà conteggiato per l'affluenza alle urne. Un modo, quello della presidente del Consiglio, edulcorato (il capo del governo è comunque formalmente la quarta carica dello Stato) per confermare la linea del disertare le urne annunciata da tutto il Centrodestra, dai due vicepremier ai big di Fratelli d'Italia (tranne Noi Moderati e Udc che hanno di andare a votare NO), con l'obiettivo dichiarato di non raggiungere il quorum e far quindi fallire i referendum.
Ovviamente le parole di Meloni hanno scatenato l'ira delle opposizioni, una sollevazione di tutte gli esponenti in particolare di Pd, M5S e AVS, oltre al segretario della CGIL Maurizio Landini, che hanno sostanzialmente parlato di "una presa in giro degli elettori" da parte di Meloni. E' del tutto evidente che la sfida è quella della partecipazione al voto. E parte certamente in salita per i promotori, sia per la ormai scarsa affezione con le urne degli italiani sia per il fatto che si tratta del primo weekend estivo con le scuole chiuse e un caldo africano atteso da Nord e Sud che invoglia ad andare al mare o in montagna e non certo restare in città per votare. Landini, promotore dei quattro referendum sul lavoro e contro il Jobs Act renziano, è convinto che si possa raggiungere il quorum.
Così anche Elly Schlein, segretaria del Pd, per dare un forte segnale contro il governo di Centrodestra e le sue politiche "sbagliate" economiche, anche ma non solo il no al salario minimo per legge. E' evidente che tutto ruota attorno al numero dell'affluenza e non certo ai SI' che saranno una valanga rispetto ai NO. Ovviamente il miracolo del raggiungimento del quorum sarebbe un trionfo per Landini e Schlein, e in parte che per AVS e Giuseppe Conte (anche se i pentastellati hanno lasciato libertà di voto sul quesito sulla cittadinanza) e sarebbe un durissimo colpo per l'esecutivo con spaccature e liti interne dagli esiti imprevedibili. Qualcuno nel Pd spera addirittura nella spallata che possa far cadere il governo e portare il Paese alle elezioni politiche anticipate in settembre.
Ma il quorum, stando agli esperti, resta un miraggio. Però - il ragionamento che fanno in ambienti politico-parlamentari - è che un'affluenza sopra il 40% sarebbe comunque un ottimo risultato per Schlein e Landini e all'interno del Pd partirebbe la caccia (o la cacciata?) a quei riformisti come Lorenzo Guerini, Giorgio Gori, Pina Picierno e molti altri che hanno dichiarato di votare due NO (sul Jobs Act) e che quindi non si sono spesi come avrebbero dovuto per portare il maggior numero di cittadini alle urne.
Una partecipazione tra il 30 e il 40% sarebbe un risultato modesto ma non una debacle, soprattutto se non sotto il 35%, che sostanzialmente non cambierebbe nulla negli equilibri di potere e di forza. Ma se l'affluenza ai referendum si fermasse al 30% o perfino sotto questa quota sarebbe una sconfitta clamorosa dei promotori con la Lega, e forse anche Fratelli d'Italia, pronta a chiedere le immediate dimissioni di Landini da segretario della CGIL (ipotesi che non si può escludere).
Ma anche per Schlein sarebbe una batosta politica pesante che rafforzerebbe la minoranza cattolica ma soprattutto liberale, moderata e riformista che punta su altri candidati premier alle elezioni politiche, non sulla segretaria, e che soprattutto contesta la rincorsa a sinistra verso Conte, AVS e Landini e chiede un maggior dialogo con i centristi, in particolare con Azione di Carlo Calenda tentato in molte regioni e comuni dalle sirene del Centrodestra (con la poltrona di Elly al Nazareno a forte rischio). Staremo a vedere, fatto sta che l'affluenza sarà un fattore chiave. Soprattutto politicamente prima ancora che nel merito dei quesiti referendari.
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