Lavoro, FI: "Il salario minimo? Un danno. Eliminare la gran parte dei 300 contratti esistenti, molti farlocchi. Giù le tasse per il ceto medio"

Intervista a Maurizio Casasco, responsabile economico

Di Alberto Maggi

Maurizio Casasco

Politica

"La proposta della sinistra danneggia i lavoratori perché non prevede ciò che c'è nella libera contrattazione tra le parti come ferie, tfr, permessi, welfare, etc..."


"Il salario minimo per legge contrasta con il concetto della libera contrattazione tra le parti sociali ovvero tra le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali". Lo afferma ad Affaritaliani.it l'onorevole Maurizio Casasco, responsabile economico di Forza Italia, all'indomani del Primo Maggio e del rilancio da parte della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein della proposta del salario minimo garantito per legge.

"Occorre invece eliminare la gran parte dei 300 contratti esistenti che in molti casi e in tutti i settori hanno una rappresentanza non adeguata e non corretta come previsto dall'articolo 39 della Costituzione e mai attuato. Sindacati non adeguati, piccoli e che rappresentano pochissimi lavoratori firmano contratti non adeguati che spingono verso il dumping contrattuale facendo calare i salari. Se esistono contratti farlocchi che portano al ribasso i salari le aziende, pur aderendo alle maggiori confederazioni, non sono obbligate all'applicazione dei contratti sottoscritti dalle associazioni a cui aderiscono ma potrebbero essere tentate di migrare verso i contratti al ribasso cosiddetti farlocchi. Va definito al meglio il perimetro della rappresentanza come prevede la Costituzione", sottolinea l'esponente azzurro.

Casasco poi aggiunge: "Bisogna anche definire il concetto di salario minimo: è lordo, mezzo lordo? La proposta della sinistra danneggia i lavoratori perché non prevede ciò che c'è nella libera contrattazione tra le parti come ferie, tfr, permessi, welfare, etc... Io come presidente di Confapi, dal 2012, al 2022, ho stipulato accordi con i principali sindacati e istituto enti bilaterali includendo anche un sistema di welfare per i lavoratori come sostegno al reddito, gli asili nido, il sostegno allo studio, incentivi alla natalità, il supporto psicologico durante il periodo del Covid e molto altro. Tutto ciò non c'è con il salario minimo della sinistra, che solo a parole difende i lavoratori ma non nei fatti. Negli ultimi due anni, ad esempio, la contrattazione per i metalmeccanici attraverso la previsione dell'indice IPCA ha portato nel luglio 2023 ad un aumento del 6,6% dei salari e altrettanto nel luglio del 2024. Tutte cose che non si sarebbero potute ottenere con il salario minimo".

"Va applicata la Costituzione nella chiara definizione della rappresentanza sindacale eliminando tutti quei soggetti che si autodefiniscono sindacati e che fanno contratti farlocchi e portano al dumping contrattuale danneggiando così i lavoratori".

"Occorre arrivare, come dice il nostro segretario Antonio Tajani, a un salario giusto e ricco", spiega il responsabile economico di Forza Italia. Esso non si ottiene solo attraverso la fiscalità generalizzata, come è stato giustamente fatto tagliando il cuneo fiscale nel periodo del Covid e dell'inflazione alta, ma anche attraverso la crescita dell'economia e un piano industriale come proposto da Forza Italia nel convegno a Milano del gennaio scorso. Se le nostre aziende riescono meglio a competere a livello internazionale, parlo soprattutto di piccole e medie imprese, avendo a cuore i loro lavoratori potranno prevedere con la libera contrattazione un aumento salariale. Le aziende cercano sempre il giusto equilibrio tra investimenti, ricavi e costi".

Poi Casasco conclude ricordando che "per Forza Italia è fondamentale, prioritario, sostenere il ceto medio con la riduzione dell'aliquota fiscale dal 35 al 33% fino a 60mila euro lordi l'anno di reddito che vuol dire oltre 1.000 euro in più in busta paga per i lavoratori. Ovviamente sappiamo che ci sono vincoli europei e che i conti pubblici devono restare nel rispetto degli stessi, ma il taglio delle tasse per il ceto medio deve essere per il governo una priorità. Se possibile da realizzare già quest'anno altrimenti assolutamente da prevedere nella prossima Legge di Bilancio in modo che entri in vigore subito a gennaio 2026", conclude il responsabile economico di Forza Italia.

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