Fisco, taglio delle tasse al ceto medio o rottamazione? Niente. E il silenzio di Giorgetti dice tutto

Ecco come stanno le cose sul principale dossier economico

Di Alberto Maggi

Giancarlo Giorgetti

Politica

Forza Italia e Fratelli d'Italia insistono sul taglio delle tasse per il ceto medio e la Lega ribatte "prima la rottamazione". Ma in realtà...


Abbottonatissimo. Giancarlo Giorgetti non si lascia scappare nemmeno una parola sul tanto atteso taglio delle tasse per il ceto medio, rilanciato perfino dalla premier Giorgia Meloni due giorni fa e ancora stamattina dal vice-ministro dell'Economia Maurizio Leo, Fratelli d'Italia ("Per mitigare l'effetto del fiscal drag").

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Come noto, e come ha ribadito anche ieri ad Affaritaliani.it il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, per Forza Italia è assolutamente una "priorità" abbassare l'aliquota Irpef dal 35 al 33% fino a 60mila euro "nel più breve tempo possibile". E, sono sempre le parole di Tajani, "il taglio dell'Irpef viene prima della rottamazione". Ovvero il provvedimento sul quale insiste la Lega e che è stato rilanciato dal partito di Matteo Salvini anche ieri con il consiglio federale, massimo organo del Carroccio.

Ma nemmeno nella riunione con i suoi fedelissimi - secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di rivelare - il titolare del Mef ha sciolto la riserva. Giorgetti non ha spiegato e non ha detto nulla sulle risorse e sui tempi dell'eventuale taglio delle tasse al ceto medio o della rottamazione.

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Segno, secondo fonti del Centrodestra, che ancora in Via XX Settembre si stanno facendo bene i calcoli per capire quanti soldi ci sono a disposizione ma certamente - assicurano i beninformati - a breve gli italiani non si devono aspettare nulla sul fronte fiscale. Nel giorno in cui Meloni ha riproposto l'abbassamento delle tasse per il ceto medio, senza dare date, Giorgetti ha commentato laconicamente che "ci sono ancora due anni e mezzo" prima della fine della legislatura.

Ed è quindi questo - secondo molti osservatori, politici e tecnici del settore - l'orizzonte temporale che ha in mente il titolare del Mef. Salvo colpi di scena, dunque, vista anche la tempesta causata dall'incertezza dei dazi Usa che ha fatto scendere le stime sulla crescita del Pil in Europa e in Italia, si andrà avanti con il balletto delle dichiarazioni ancora per molti mesi ma anche nella Legge di Bilancio per il 2026 non ci sarà nulla o quasi.

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E - come spiegano fonti parlamentari di Centrodestra a microfono rigorosamente spento - paradossalmente è più probabile un "piccolo" intervento, un "contentino", sulla rottamazione leghista che non sull'Irpef in quanto, mettendo tutta una serie di paletti, costa relativamente poco e poi porta soldi nelle casse dello Stato. Mentre ogni taglio di un punto percentuale di Irpef fino a 50mila euro lordi l'anno vale due miliardi di euro (essendo una strutturale e non una tantum) e quindi figuriamoci quante risorse servirebbero per fare ciò che dice Forza Italia ovvero abbassare le tasse per il ceto medio dal 35 al 33% fino a 60mila euro lordi all'anno. 

Non ci sono le risorse e non si può rischiare un irrigidimento con Bruxelles ora che i conti pubblici sono migliorati e lo spread è costantemente sotto controllo. Il silenzio di Giorgetti, uomo serio ma schivo di natura, è eloquente. Con buona pace delle continue e pressanti richieste di Forza Italia e in parte di Fratelli d'Italia. Ma la stessa cosa vale anche per la Lega, niente soldi (o pochi) e niente rottamazione (o quasi). Anzi, insistere su questo fronte serve al Carroccio per prendere tempo visto che il silenzio del titolare del Mef ha già detto tutto.

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