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Prima serata
Rai News e il concetto di servizio pubblico: il caso dell'omicidio Bruzzese
ANTONIO DI BELLA

Di Klaus Davi

Ancora una volta Rai News ricorda a tutti quale sia la precisa missione del servizio pubblico. Dare sì le notizie e rincorrere il day by day, così come dare spazio al varietà e all’infotainment. Ma soprattutto illuminare, fare inchieste, sollevare interrogativi. Qualche giorno fa la rete all-news diretta da Antonio Di Bella ha mandato in onda un interessante servizio curato con scrupolo dall’inviato Alfredo Di Giovampaolo sul caso Marcello Bruzzese, fratello di un pentito della ‘ndrangheta – sotto protezione del Ministero dell’Interno – ucciso da dei sicari nella notte di Natale: un inquietante episodio scomparso repentinamente dalle cronache dei giornali ma che solleva questioni spinose ignorate dalla politica. La penetrazione del crimine organizzato nei territori del Centro Nord, le falle del sistema di protezione, le presunte complicità di pezzi dello Stato con le mafie.

Il cronista si è recato a Pesaro e, con bravura ma senza troppe difficoltà, ha trovato da solo la casa del fratello della vittima dell’«Omicidio di Natate». La plastica e imbarazzante dimostrazione che qualcosa non funziona. Al di là dei problemi strutturali, il messaggio per lo Stato e i suoi apparati è devastante. Se chi è preposto a tutelare i collaboratori di giustizia si rivela inaffidabile, come si può pensare che la gente si possa fidare delle istituzioni?

Non è un caso che la vicenda sia rapidamente scomparsa dal dibattito politico. Troppo imbarazzante per tutti. Chi non si sottrae alle domande è invece il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho. Un uomo che ci mette sempre la faccia e che si assume anche responsabilità non sue. Nell’intervista che apre l’inchiesta di Giovampaolo, De Raho parla di appalti e di disponibilità finanziaria delle mafie, nonché di riciclaggio, e smonta l’immagine di isola felice non toccata dalle mafie su cui potevano contare le Marche. Gli investigatori della finanza documentano sentenze che hanno investito fornitori di appalti per la società autostrade, condannati per estorsione ai danni dei lavoratori impiegati nella costruzione dell’opera (la terza corsia dell’A14). Agli operai veniva sottratta subito dopo il versamento una buona quota del proprio salario, una tangente destinata ai “caporali”. Ma la piaga della malavita organizzata nel pesarese non si ferma certo qua: tra omertà e silenzi timorosi degli operai di alcuni cantieri - e tra ben 17 beni confiscati nel solo capoluogo marchigiano - il Tribunale di Pesaro ha deciso alla fine dell’anno appena passato il rinvio a giudizio di 26 persone, accusate di far parte di un’organizzazione criminale che ha causato una frode da 32 miliardi di euro sui prodotti biologici (che biologici non erano). L’organizzazione è definita nel servizio di Rai News come ‘transnazionale’, per rendere chiaro il senso che la ‘ndrangheta non è più quella che ha pervaso l’immaginario collettivo fino a qualche anno fa, bensì è una multinazionale del malaffare che opera a livello mondiale.

Il merito di Rai News e del direttore Di Bella è proprio questo: entrare nel profondo di una notizia come l’omicidio Bruzzese mettendone in luce gli aspetti più conturbanti, nonostante sia passato ormai qualche mese dal fattaccio. Certi temi non hanno ‘scadenza’ e vanno sempre approfonditi in nome del servizio pubblico. E Rai News in questo caso ha dato una lezione.

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