Roma, 28 feb. (askanews) - "Non è del tutto logico, a mio avviso, che chi vuole consumare o vendere prodotti vegetali per motivi etici o salutistici, o per gusto, abbia piacere a definirli con richiami lessicali a prodotti di provenienza animale". Lo ha detto il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, rispondendo a interrogazioni sulla revisione del divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali di cui alla legge n. 172."L'esempio più banale - ha aggiunto Lollobrigida - è la denominazione 'bistecca' etimologicamente legata al termine inglese beefsteak, che tradotto in italiano significa 'pezzo di bue'; questo termine abbinato ad un prodotto vegetale esprime una contraddizione in termini. Pensiamo a 'bistecca di ceci'; sarebbe a dire 'pezzo di bue di ceci'".Il ministro ha quindi ricordato che a questo proposito "proprio ieri (martedì 27 febbraio, ndr) in Francia è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale un decreto che interviene nuovamente su questo tema, finalizzato a superare le ragioni che avevano indotto il Consiglio di Stato francese a sospendere la prima normativa. Il nuovo decreto contiene un elenco puntuale di termini vietati a cominciare proprio dalla denominazione 'bistecca', ma anche 'prosciutto', 'filetto' e 'controfiletto'". "I nostri uffici legislativi stanno verificando la compatibilità del modello francese con il nostro sistema - ha aggiunto - per riprendere eventualmente la strada già seguita in un ordinamento sostanzialmente simile al nostro".