Maria Latella e il nuovo libro: "Il potere delle donne"
Essere corteggiate da un collega o da un capo che non capisce di dover stare al suo posto? E' successo anche a Fernanda Contri, famosa avvocato, poi giudice della Corte Costituzionale. Rimanerci male perché hanno promosso un altro? E' capitato della presidente Rai Anna Maria Tarantola, quando era ancora una giovane dirigente di Banca d'Italia. Tornare a casa la sera e vedere soltanto un attimo i bambini perché è tardi e devono andare a letto? Come a tante mamme, i sensi di colpa vengono anche a Barbara Berlusconi e alla ministra Marianna Madia. A raccogliere tutte queste storie al femminile è Maria Latella nel suo nuovo libro "Il potere delle donne. Confessioni e consigli delle ragazze di successo" (Ed. Feltrinelli). Ci sono, tra le altre, anche l'attrice Paola Cortellesi, l'avvocato più richiesto dai potenti d'Italia Paola Severino, la ministra della Difesa Roberta Pinotti, la presidente della Camera Laura Boldrini, la magistrata Lucia AIelli minacciata dalla camorra e la stilista Frida Giannini. Donne Alfa, si dice oggi. "Da ciascuna di loro ho imparato un trucco per vivere meglio", scrive Maria Latella.
Affaritaliani.it ha letto il libro in anteprima e vi racconta alcuni episodi svelati dalle protagoniste all'autrice. A partire dall'infanzia, per esempio. Quanto conta fin da piccole la consapevolezza di sé e delle proprie qualità? Quando ci si accorge di avere qualcosa di diverso dalle altre? Per tutte le scoperta si colloca tra le elementari e le medie: andare a scuola con la merenda nella cartella e già sapere dove arriverai.
L'altro fil rouge che lega l'infanzia di molte donne di successo è un papà che le ha sostenute quando erano bambine e in generale una coppia di genitori di stampo 'classico', molto presenti, molto stabili, con ruoli ben definiti. Così è stato per Roberta Pinotti, dal 22 febbraio 2014 primo ministro della Difesa donna nella storia della Repubblica italiana. A stimolarla, a darle fiducia, sono sempre stati i genitori. "Gente semplice", racconta. Viene da una famiglia di mezzadri che gestiva una trattoria, dove anche lei dava una mano quando finiva i compiti. E intanto diceva a se stessa: "Devo studiare. Io da grande voglio fare un'altra cosa, non mi piace pulire i tavoli". "Ho lavato così tanti fagiolini in quegli anni - ricorda - che oggi non li compro più". Suo padre, operaio all'Enel, le diceva: "Le donna devono essere indipendenti, prima di sposarti devi laurearti".
Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, è nata da mamma casalinga e papà impiegato alla Snam. Una bimba assennata, ma questo non vuol dire che sia tipino da dire sempre sì. "Non si resiste in Bankitalia, scalando un gradino dopo l'altro, e non si diventa presidente Rai, se non si ha, diciamo, un forte carattere", scrive Maria Latella. Il segreto di Anna Maria Tarantola? Essere sempre un passo avanti. "Leggevo le lezioni prima che il professore le spiegasse. Questo mi consentiva di fare domande mirate e di ascoltare con concentrazione le risposte", racconta nell'intervista. La leadership invece arrivò molti anni dopo. La consolidò quando, 35enne, lavorava in Bankitalia a capo di un gruppo di lavoro quasi tutto maschile. Come? "Con grandi cena a casa mia: venivano tutti: più che spaghettate, risottate".
Genitori di stampo diverso, invece, per l'attuale ministro Marianna Madia: figlia secchiona di una coppia impegnata degli anni '70 dallo stile un po' bobos, che poi si è separata. I suoi genitori non le chiedevano mai di portare a casa un bel voto. "Piglia la sufficienza, basta e avanza", le dicevano. Ma lei in questo è stata una figlia 'disobbediente': è entrata in Parlamento a 28 anni, è diventata ministro a 32.
"Se a Marianna Madia vengono imputate troppe amicizie strategiche - scrive ancora Maria Latella - , immaginate cosa si sente dire Barbara Berlusconi, scesa in campo con la scritta 'figlia di papà' cucita sulla maglia. Fuori e dentro la famiglia da lei si aspettano risultati". "Non credo di essere una leader ma una persona capace di avere una propria visione - confessa Barbara Berlusconi alla sua intervistatrice -. Ero ancora piccola ma i miei genitori si resero subito conto di avere una figlia con una forte immaginazione. E coltivavo ambizioni che li sorprendevano". E ancora: "Se devo riconoscere a me stessa una qualità, direi che già da bambina non mi mancava la voglia di guardare oltre". Quanto ha pesato confrontarsi con un genitore dalla personalità così ingombrante? "Confrontarsi con uno come mio padre è semplicemente impossibile". Come vanno le cose al Milan? "Cerco di fare tesoro dei consigli di papà, ho un buon confronto, anche se lui è un po' insofferente quando ho opinioni diverse. Però poi è capace di apprezzarle, di apprezzarmi. Ho un modo di fare impetuoso, mi accaloro e tendo a espimere il mio punto di vista un po' aggressivamente. Ma alla fine ci capiamo sempre". Prima delle elezioni europee del 2014, si parlò di una sua possibile discesa in campo: "C'è stato un momento in cui mi hanno chiesto di presentarmi con Forza Italia", conferma. Poi spiega la sua idea di "fare politica": "Ha un significato più ampio del candidarsi. Si può lavorare per la propria città, per esempio. Di sicuro non mi piace chi considera questa strada una scorciatoia perché non è stato capace di avere successo in altri campi. Al contrario, occorre un sincero interesse per gli altri". E ancora: "Se entri in politica devi essere forte, reggere l'urto. Puoi farcela solo se sei davvero convinto, se hai passione. Non può essere solo una professione come tante".
Mai deludere le aspettative. mai. "Per tutta la vita mi sono portata dietro questa attitudine". Laura Boldrini, terza donna a diventare presidente della Camera dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti, racconta di un'infanzia scandita dall'obbligo di essere all'altezza. "Sono la prima di cinque figli e i genitori tendono a dare al primogenito la responsabilità degli altri. Delegavano: 'Mi raccomando i tuoi fratelli, ricordati questo e quello'. In un certo senso, è rimasto il mio marchio". "L'imprinting di una carriera - commenta Maria Latella nel libro - passata a risolvere emergenze, dalla Fao al ruolo di portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugitai (Unhcr) che ha ricoperto fino al 2012, prima di entrare in politica".
"Diversa dalle altre? Di sicuro volevo essere il capobanda. Da piccola menavo come un maschio, mi facevo rispettare". Lo racconta Frida Giannini, eterea icona della moda. Un'altra che si scoprì capobanda in prima elementare è Elisabetta Magistretti, che oggi siede nei board di Mediobanca, Pirelli e Luxottica. Alle elementari, suonata la campanella, aspettava fuori i maschi per picchiarli. "Figurarsi se poi, diventata adulta, si è fatta intimorire dagli uomini quando l'hanno chiamata a far parte di prestigiosi board", commenta Maria Latella.
"Mi sono sempre sentita diversa, ma mai migliore", confessa invece il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. "A scuola andavo bene, certo, sono sempre stata capoclasse, ma era più un ruolo di coordinamento, perché, e in questo sì, mi sentivo diversa dalle altre, mi sono sempre proiettata verso una dimensione sociale. Erano anni di individualismo spinto, i miei compagni e le mie amiche erano interessati solo al privato, la vita normale di un adolescente. Io invece volevo sapere ciò che succedeva nel mondo, sognavo di fare la corrispondente di guerra. Oriana Fallaci, ecco la donna a cui volevo assomigliare".