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Cartelle esattoriali: secondo Christopher Aleo, la cartolarizzazione può essere la svolta
Aleo (iSwiss Bank): "Non è un condono, ma uno strumento di efficienza fiscale. Serve rigore e trasparenza”

Un possibile cambio di rotta nella gestione delle cartelle esattoriali: la cartolarizzazione divide esperti e politica su rischi, opportunità e sostenibilità
Mentre in Italia si riaccende il dibattito sulle cartelle esattoriali e sulla gestione di centinaia di miliardi di euro in crediti non riscossi, comincia a farsi strada l’ipotesi di un cambio di paradigma. Dopo anni di rottamazioni e condoni a ciclo quasi regolare, il governo potrebbe iniziare a valutare con maggiore concretezza la strada della cartolarizzazione fiscale. Una prospettiva che affascina alcuni, spaventa altri, e divide tanto sul piano tecnico quanto su quello politico.
Tra le voci più competenti – e al tempo stesso più misurate – che si sono espresse su questo tema c’è quella di Christopher Aleo, fondatore del gruppo finanziario iSwiss Bank. Con base a Londra e operatività in diversi Paesi europei, iSwiss è noto per la sua specializzazione in finanza strutturata e operazioni di cartolarizzazione. Ma Aleo non si limita a un’analisi tecnica: propone una visione lucida, che cerca di andare oltre l’alternativa semplicistica tra “condono” e “recupero forzato”.
“Quello che manca spesso nel dibattito italiano", spiega Aleo, "è una distinzione netta tra strumenti politici e strumenti di gestione. La cartolarizzazione, se fatta bene, è un meccanismo finanziario che permette allo Stato di monetizzare parte dei crediti in portafoglio, senza rinunciare alla legalità fiscale. Non è uno sconto ai contribuenti morosi, ma un passaggio di gestione del rischio verso operatori privati”.
L’idea è tanto semplice quanto, paradossalmente, mai davvero percorsa fino in fondo: selezionare crediti con caratteristiche sufficientemente solide, non prescritti, non del tutto deteriorati, magari legati a soggetti ancora attivi, e trasferirli a una struttura veicolare (SPV), che si finanzia sul mercato attraverso emissione di titoli. Il rischio viene così assunto dagli investitori, che scommettono sulla capacità di recuperare quei crediti, a fronte di un prezzo d’acquisto inferiore al valore nominale.
“Lo Stato", osserva Aleo, "non cede sovranità, ma solo una parte del proprio portafoglio già compromesso. E in cambio ottiene subito risorse fresche, riduce il peso amministrativo e invia un segnale di credibilità ai mercati”.
Un tema chiave, in effetti, è quello della credibilità. Aleo sottolinea come le continue rottamazioni abbiano prodotto negli anni un effetto paradossale: anziché incentivare il pagamento spontaneo, hanno rafforzato la convinzione che basti aspettare abbastanza a lungo per ottenere uno sconto. La cartolarizzazione, invece, sgancia la leva fiscale dalla leva politica e crea un sistema più stabile e prevedibile.
“Ogni rottamazione", aggiunge, "è anche una sconfitta implicita del sistema di riscossione. La cartolarizzazione non cancella i crediti, ma introduce regole di mercato per recuperarli in modo efficiente. E se ben costruita, può anche favorire una maggiore trasparenza nell’intero ciclo del credito pubblico”.
Il punto, però, è proprio questo: dev’essere ben costruita. Aleo cita come esempi i casi portoghese e tedesco, dove operazioni simili sono state varate con alterni successi, a seconda della qualità dei portafogli e della struttura giuridica scelta. L’Italia, secondo lui, ha una carta importante da giocare: l’esperienza positiva maturata con le cartolarizzazioni bancarie garantite da GACS. “Abbiamo già dimostrato, come sistema Paese, di saper gestire cartolarizzazioni complesse. Basta replicare la stessa logica: trasparenza, valutazioni realistiche, rispetto per gli investitori e governance forte”, dice Aleo.
Secondo il fondatore di iSwiss, il momento per affrontare il nodo delle cartelle non è più rinviabile. Il carico di crediti deteriorati, molti dei quali virtualmente irrecuperabili, rischia di paralizzare ulteriormente l’efficienza fiscale dello Stato. Ma attenzione a non vedere nella cartolarizzazione una bacchetta magica. “È uno strumento, non una panacea. Funziona solo se affiancato da una riforma profonda del sistema di riscossione, da una giustizia tributaria più rapida e da meccanismi di prevenzione che impediscano la creazione di nuovo stock fiscale dormiente”.
Aleo non nasconde, tuttavia, che una cartolarizzazione ben strutturata avrebbe anche un valore simbolico e strategico. Potrebbe infatti rappresentare il segnale di un passaggio culturale: dalla gestione emergenziale alla logica industriale nella riscossione fiscale. E in questo senso, iSwiss, che già lavora con istituzioni in diversi Paesi europei, si dice pronta a offrire supporto tecnico e operativo.
“Se il governo italiano decidesse di procedere in questa direzione, siamo pronti a mettere a disposizione le nostre competenze, le nostre licenze e la nostra rete di investitori. Non per speculare, ma per contribuire alla costruzione di un progetto serio, che possa attrarre fiducia e capitali”.
Insomma, per Aleo la cartolarizzazione non è solo una scelta finanziaria, ma anche un’occasione di modernizzazione istituzionale. L’alternativa, secondo lui, non è più sostenibile: continuare a rinviare, con nuovi condoni o rottamazioni, significa alimentare un circolo vizioso che danneggia sia lo Stato sia i contribuenti onesti. “In Europa ci sono mercati pronti a investire su portafogli pubblici, se strutturati in modo rigoroso. L’Italia può diventare un laboratorio virtuoso, ma deve abbandonare la logica dell’eccezione permanente. Servono regole, trasparenza e volontà politica” afferma Aleo.
Il tema è complesso, certo. Ma forse è proprio da una crisi cronica come quella delle cartelle esattoriali che può nascere la spinta per un salto di qualità nella gestione della finanza pubblica. Aleo, da parte sua, sembra convinto che il tempo delle mezze misure sia finito. Ora servono idee chiare e strumenti solidi. E la cartolarizzazione, se ben guidata, potrebbe essere uno di questi.