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Cronache
Regeni, il gup di Roma rinvia a giudizio quattro 007 egiziani
Lapresse

Caso Regeni: il gup di Roma rinvia a giudizio quattro agenti segreti egiziani: "Sequestro di persona e omicidio". Processo a ottobre.

Sarà celebrato davanti alla corte d'assise di Roma il processo sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore 28enne di origine friulana sequestrato il 25 gennaio del 2016 al Cairo e poi trovato morto, dopo nove giorni di torture, il 3 febbraio lungo la strada che collega la capitale ad Alessandria d'Egitto. Il gup Pierluigi Balestrieri ha accolto le richieste della procura e rinviato a giudizio quattro 007 egiziani.

Stando alle conclusioni formulate dalla procura di Roma, il colonnello Uhsam Helmy è accusato di sequestro di persona assieme al generale Tariq Ali Sabir (già ai vertici della National security e ora trasferito a incarichi amministrativi), al colonnello Athar Kamel Mohamed Ibrahim (già capo del Servizio investigazioni giudiziarie del Cairo) e al maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, anche lui della National security. Allo stesso Sharif, è contestato il reato di omicidio.

Regeni era in Egitto per scrivere una tesi sui sindacati della capitale egiziana e a 5 anni dalla sua scomparsa un giudice di Roma ha stabilito che debbano andare sotto processo i quattro esponenti dell'Intelligence egiziana per sequestro di persona e omicidio. 

LE TAPPE

Il 25 GENNAIO 2016 viene diffusa la notizia della scomparsa di Giulio. Gli amici su Twitter lanciano l'hashtag #whereisgiulio. Si scoprirà poi che Giulio è stato prelevato da sconosciuti alla metropolitana della stazione Dokki.

L'1 FEBBRAIO 2016 un corpo con evidenti segni di tortura viene ritrovato sul ciglio di una strada non lontana dal Cairo. In giornata arriverà la conferma che si tratta del giovane ricercatore italiano. Dal 4-7 FEBBRAIO 2016 sono giorni convulsi in cui vengono fornite diverse ricostruzioni sulla morte, dall'incidente stradale alla rapina. Mentre la salma fa ritorno in Italia, Roma apre un'inchiesta inviando una squadra in Egitto per far luce sulla vicenda. Il 12 FEBBRAIO 2016 si celebrano a Fiumicello, il paese friulano dove era nato, i funerali di Giulio a cui partecipano familiari e amici, molti provenienti dall'Inghilterra. 

24 MARZO 2016: L’Egitto sostiene di avere ucciso gli assassini di Regeni che sarebbero i membri di una banda criminale, morti in una sparatoria con la polizia. Il ministero dell’Interno egiziano annuncia inoltre che, nell’abitazione della sorella del capobanda, è stata recuperata una borsa con all’interno i documenti di identità del ricercatore italiano.

8 APRILE 2016: L'Italia, delusa per il primo incontro con le autorità egiziane, ferma la collaborazione con il Paese africano richiamando l'ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari. L'11 maggio verrà sostituito con Giampaolo Cantini che non si insedia subito.

1 NOVEMBRE 2016: Una delegazione della procura di Roma viene ricevuta al Cairo. Vengono chiesti e ottenuti alcuni oggetti personali di Giulio: passaporto, tesserini universitari e bancomat ritrovati nel mese di marzo.

23 GENNAIO 2017: Pubblicato da una televisione egiziana un video in cui si vede Giulio Regeni parlare con Mohamed Abdallah, capo del sindacato degli ambulanti egiziani, colui che ha affermato di aver denunciato il ricercatore italiano credendolo una spia. 14 AGOSTO 2017: L'Egitto invia ai magistrati romani nuovi documenti relativi a un interrogatorio eseguito nei confronti dei poliziotti che si sono occupati del caso Regeni. La procura del Cairo e di Roma, in una nota congiunta, comunicano che si tratta di "un passo avanti nella collaborazione". 4 SETTEMBRE 2017: L'allora ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, davanti alla Commissione esteri di Camera e Senato spiega la decisione di inviare l'ambasciatore Cantini in Egitto dove il 14 settembre prenderà incarico. "L'Egitto è un partner ineludibile per l'Italia, esattamente quanto l'Italia è un partner imprescindibile per l'Egitto", dichiara Alfano.

11 GENNAIO 2018: La procura di Roma vorrebbe raccogliere la testimonianza di Maha Abdelrahman, tutor di Giulio Regeni a Cambridge. La polizia, che ne ha perquisito casa e ufficio, fa sapere di aver lavorato in un clima di perfetta collaborazione da parte della docente. Una tesi diversa è invece quella del pm Colaiocco che il 6 febbraio 2020, davanti alla commissione parlamentare, dirà: "Rimane per noi un mistero l’atteggiamento della professoressa che non ha mai collaborato con le indagini e non ha più risposto dopo il primo contatto formale”. 25 GENNAIO 2018: A due anni dalla scomparsa di Regeni viene pubblicata una lettera di Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Roma, in cui si specifica lo stato delle indagini. Si racconta degli ostacoli e delle complicazioni nel lavoro con la procura egiziana. Pignatone ricorda come il movente dell’omicidio vada ricondotto esclusivamente alle attività di ricerca dello studente. 29 NOVEMBRE 2018: Il presidente della Camera Roberto Fico dichiara che "la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo". Il 3 dicembre viene insediata la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni il cui presidente è Erasmo Palazzotto di Leu. 4 DICEMBRE 2018: La procura di Roma iscrive cinque persone nel registro degli indagati. Sono ufficiali della National Security egiziana. Nei loro confronti Pignatone e il pm Sergio Colaioco contestano il reato di concorso in sequestro di persona.

10 DICEMBRE 2020: I magistrati romani chiudono le indagini nei confronti di quattro 007 egiziani (Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, tutti per sequestro di persona e l'ultimo anche per omicidio). Per un quinto viene chiesta l'archiviazione. I "quattro indagati - si legge nel capo di imputazione - dopo aver osservato e controllato direttamente e indirettamente, dall’autunno 2015 alla sera del 25 gennaio 2016, Giulio Regeni abusando delle loro qualità di pubblici ufficiali egiziani, lo bloccavano all’interno della metropolitana del Cairo e, dopo averlo condotto contro la sua volontà e al di fuori di ogni attività istituzionale, prima presso il commissariato di Dokki e successivamente presso un edificio a Lazougly, lo privavano della libertà personale per nove giorni". Inoltre, "per motivi abietti e futili ed abusando dei loro poteri, con crudeltà - si legge ancora nell'atto giudiziario - cagionavano a Giulio Regeni lesioni, che gli avrebbero impedito di attendere alle ordinarie occupazioni per oltre 40 giorni" e che "hanno comportato l'indebolimento e la perdita permanente di più organi". I quattro, "seviziandolo", hanno causato a Regeni "acute sofferenze fisiche, in più occasioni ed a distanza di più giorni". 31 DICEMBRE 2020: I genitori di Giulio Regeni annunciano di voler procedere con un esposto-denuncia contro lo Stato italiano per violazione della legge 185/90 che vieta l'esportazione di armi "verso Paesi responsabili di violazione dei diritti umani accertati dai competenti organi e il governo egiziano è tra questi".

20 GENNAIO 2021: I pm firmano la richiesta di rinvio a giudizio. 25 MAGGIO 2021. Il gup Pierluigi Balestrieri manda a processo i quattro 007 dell'Egitto. Il dibattimento avrà inizio in corte d'assise il prossimo 14 ottobre. 

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