Paolo Di Stefano, Rousseau e il Premio Strega
Lo scrittore che inorridisce al pensiero di un voto popolare per lo Strega
Ieri, un articolo dello scrittore e giornalista Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera, ci rende edotti, qualora ce ne fosse bisogno, di come certi intellettuali siano avulsi dalla realtà storica del loro tempo e come il loro comportamento, per una ironica eterogenesi dei fini (del resto sempre all’opera in questi casi) - finiscano per supportare pienamente le ragioni dei loro nemici, in questo caso i populisti.
Ma cosa ha scritto Di Stefano nella sua rubrica post-domenicale, “Il piccolo fratello”?
Ha scritto contro la democrazia diretta, contro la Rete, contro il “popolino” che fa i “discorsi da stadio”, contro il popolaccio, che non legge i libri ma -a suo dire- guarda solo l’immagine di copertina, il titolo, il sottotitolo e le prime cinque righe, magari guardando la Tv o fumando una sigaretta.
E così, dice Di Stefano, anche il Premio Strega finirà prima o poi in mano all’odiato popolin / popolaccio che misurerà i libri solo in funzione del livello di cromatismo del prodotto editoriale.
In questo articolo c’è tutta la spavalda sicumera di un élite intellettuale racchiusa nelle sue torri d’avorio universitarie in compagnia di ottimi stipendi.
Anzi, lo scrittore non conscio dell’autodafé si spinge da solo a dire che la “democrazia diretta (è) l’unica capace di sottrarre la letteratura al culturame dei professoroni ovvero al magna magna delle élite critico-accademico-plutocratiche della Repubblica”.
In tutto questo, lo scrittore, vuole colpire la piattaforma Rousseau e Davide Casaleggio e lo scrive apertamente. Alla fine anche il premio Strega finirà -questo il suo terrore-sulla piattaforma grillina dove tutti lo potranno votare. Curiosa concezione della democrazia, va bene solo se non è diretta perché, se invece lo fosse, allora magari il popolo conterrebbe davvero e lui dovrebbe rinunciare ai “privilegi di casta”.
Di Stefano voleva fare dell’ironia e invece, beffardamente, ha solo detto la verità e finché ci sarà lui gli odiati -da lui- populisti staranno in un ventre di vacca.
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