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Cronache
Piemonte, assessore respinta da comunità per minori. Cosa nascondono i centri?

Ha del surreale quel che è accaduto a Nizza Monferrato il 10 Settembre, quando l’assessore alle Politiche Sociali Chiara Caucino in una visita-blitz di controllo ad una comunità terapeutica per minori, si sente dire dagli operatori: “Nessun adulto può accedere alla struttura, nemmeno i famigliari.”

“Una situazione indegna, priva di senso logico e tatto, contornata da sgarbo istituzionale”, queste le prime parole del comunicato diramato dalla Caucino, lasciata per due ore e mezzo sotto la pioggia assieme ai suoi collaboratori, con i cancelli ben serrati.

La CTM “Cascina del Pozzo” ha presso la sua sede minori con problemi psichiatrici, e spesso anche con situazioni famigliari particolari. L’Assessore ha tuonato:

“Mi è stato detto che in base al regolamento interno nessun adulto, nemmeno i genitori, può accedere alla struttura. Io sono l’assessore ai Bambini e mi occupo di tutte le politiche socio-sanitarie del Piemonte. È una novità che un assessore venga a fare dei controlli? Mi spiace, so che in 15 anni non è mai successo, ma i cittadini piemontesi pagano 260 euro al giorno più IVA per ogni minore presente in questa struttura e credo che, soprattutto dopo i gravi fatti di cronaca avvenuti in Italia negli ultimi tempi, verificare non sia solo un mio diritto ma anche un dovere. Trovo tutto questo inaccettabile.”

Perché un pubblico ufficiale - qual è il consigliere regionale ed assessore nell’esercizio delle sue funzioni - non potrebbe prender visione dello stato psico-fisico degli ospiti?

Queste non sono strutture carcerarie, non ci sono restrizioni alla libertà e qualora ci fossero ordini restrittivi, farebbero capo a genitori violenti o inaffidabili, non di certo a terzi organi di controllo. Non si vorrebbe mai che i bambini diventassero soltanto pedine di un gioco molto lucrativo.

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