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Quel rituale della domenica così triste senza il Papa
Il Conclave è un periodo, insomma, di attesa. Ma dev’essere un’attesa di speranza. La Chiesa non è finita con la morte di Francesco

Papa Francesco
Quel rituale della domenica così triste senza il Papa
Permettete un momento di tristezza: se andate a Messa (e se non ci andate provate ad andarci in questo periodo) noterete che nella Preghiera Eucaristica (“Rendila perfetta nell’amore in unione con il nostro Papa Taldeitali, il nostro Vescovo Pinco Pallino, e tutto l’ordine sacerdotale) il Papa per adesso non c’è.
Si prega perché la Chiesa sia resa perfetta nell’amore in unione col proprio Vescovo. È uno dei segni che si utilizzano per invitare i fedeli alla preghiera, ma anche per segnalare che sì, in questo momento il Papa non c’è. Ci sono 133 elettori e il futuro Papa è tra di loro, e l’unica cosa che si può fare è aspettare e invocare lo Spirito Santo, che guidi i cardinali verso la scelta dell’uomo giusto al posto giusto.
Il Conclave è un periodo, insomma, di attesa. Ma dev’essere un’attesa di speranza. La Chiesa non è finita con la morte di Francesco, non è finita con la morte di tutti gli altri Papi prima di lui. Trattava con gli imperatori romani e ha visto l’era atomica, ma tra cento anni ci sarà ancora, chissà in che modo, chissà dove.
Ma ci sarà ancora, forse come aveva profetizzato Joseph Ratzinger nel 1969: la Chiesa sarà una comunità più piccola, ma con una fede viva: “Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti. Sarà un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata (…). Gli uomini che vivranno in un mondo totalmente programmato vivranno una solitudine indicibile. Se avranno perduto completamente il senso di Dio, sentiranno tutto l’orrore della loro povertà.
Ed essi scopriranno allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per sé stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto. A me sembra certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Si deve fare i conti con grandi sommovimenti. Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, che è già morto, ma la Chiesa della fede. Certo essa non sarà più la forza sociale dominante nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte”. E sia.