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Strage di Erba, la Cassazione: "Il processo non si riapre". La confessione di Olindo e Rosa è una prova
In 53 pagine la Cassazione motiva il respingimento del ricorso presentato dai difensori. La condanna risale al 2006

Strage di Erba: “Il processo non si riapre”, è Cassazione. Olindo e Rosa, "la confessione è una prova"
Sono 53 le pagine con cui la quinta sezione della Corte di Cassazione - presieduta da Rosa Pezzullo con ha Elisabetta Maria Morosini come giudice a latere - ha motivato la mancata riapertura del processo sulla Strage di Erba nel quale sono stati condannati in via definitiva, nel 2006, Olindo Romano e Rosa Bazzi.
"Le prove acquisite sono molto solide"
Nel respingere il ricorso presentato dai difensori degli imputati la Suprema Corte sostiene che le prove acquisite - tra cui la "confessione dei due imputati, ancorché ritrattata", la "ammissione di colpa riportata in appunti manoscritti e in scritti diretti a terzi", la "deposizione dibattimentale dell'unico testimone oculare" e la "presenza di traccia ematica riconducibile a Valeria Cherubini sull'auto di Romano" - sono molto solide, rispetto a quelle portate dalle difese, "non solo per la forza espressa da ognuna delle principali prove acquisite in ragione della loro autonoma consistenza, ma anche per la presenza di innumerevoli e minuziosissimi elementi di riscontro".
Gli elementi analizzati dagli Ermellini
La Cassazione sulle prove acquisite fa riferimento alla "confessione dei due imputati, ancorché ritrattata, alla ammissione di colpa riportata in appunti manoscritti e in scritti diretti a terzi, alla deposizione dibattimentale dell'unico testimone oculare - Frigerio (sopravvissuto alla strage ndr) - e alla presenza di traccia ematica riconducibile a Valeria Cherubini sull'auto di Romano".