Vaccini persi a Forlì, "colpa dell'Ausl: li ha stoccati in un frigo vecchio" - Affaritaliani.it

Cronache

Vaccini persi a Forlì, "colpa dell'Ausl: li ha stoccati in un frigo vecchio"

Parla l'avvocato dell'operatore sanitario imputato di danno erariale per aver compromesso uno stock di vaccini che l'Ausl aveva messo in un frigo danneggiato

Frigo guasto fa perdere vaccini a Forlì, per il legale dell'operatore "è colpa di negligenza ausl, ma si scarica danno erariale su lavoratore"

Che 800 dosi di vaccino Moderna siano andate perse all'ospedale di Forlì il 14 gennaio 2021 "è certamente un danno", che però "viene scaricato sulle spalle del lavoratore mentre c'è stata una evidente negligenza da parte dell'Ausl della Romagna". La vede così l'avvocato Gian Andrea Ronchi, che il 30 marzo difenderà il lavoratore, per il quale sono state archiviate le accuse penali, nel processo per danno erariale che la Procura della Corte dei Conti dell'Emilia-Romagna ha quantificato in 16.400 euro. A riportare la notizia è l'agenzia Dire.

Tanto per cominciare, il lavoratore in questione "non era stato formato" ed era "dequalificato rispetto al ruolo" evidenzia il legale parlando alla Dire. Non solo, "ma non era stato informato né che il frigorifero era stato rimesso in funzione" e neppure del suo contenuto, i vaccini anti Covid, appunto. Nonostante poi quel sistema di refrigerazione "fosse vetusto e avesse già mostrato dei malfunzionamenti", fu scelto "per la conservazione dei preziosi vaccini, da soggetti di certo più qualificati del mio assistito a compiere scelte strategiche per l'Azienda ospedaliera", fa notare l'avvocato.

Quanto al sistema informatico di controllo che emette gli allarmi nei casi di malfunzionamento, e che quindi avrebbe dovuto allertare l'addetto, per l'avvocato "era inidoneo", nel senso che gli allarmi non mettevano la persona in condizione di capire la gravità della segnalazione. Tant'è che quella sera, racconta ancora Ronchi, l'addetto sentì l'allarme, lo spense e cercò "la stringa" che evidenzia l'ultima segnalazione, "rilevando che si trattava dell'ascensore".

Ronchi si sofferma poi sulle modalità con le quali si è acquisita la documentazione informatica dopo il fatto. Il registro informatico del sistema di allarme, "non è mai stato oggetto di sequestro da parte dell'autorità e, soprattutto, non è mai stato da questo analizzato". I dati forniti alla Procura, aggiunge l'avvocato, "sono stati precedentemente acquisiti, manipolati e riassunti da tutta una lunga serie di soggetti indifferenti alle indagini preliminari e interni all'Azienda sanitaria, intervenuti dalla mattina del 15 gennaio fino al giorno successivo, momento nel quale intervenivano i Carabinieri". Il fatto è che "i dati informatici sono particolarmente esposti ad alterazioni, anche involontarie, che non richiedono, per altro, specifiche competenze tecniche".