Ha parlato di accesso negato agli adulti: c’erano allora organizzatori consapevoli?
“C’erano (speriamo non ci siano più) dei proprietari che gestivano un business restando nell’ombra: la gestione diretta era affidata ai minorenni lasciati lì da soli con il pretesto di non sapere cosa fanno. Ragazzini di 12-13 anni fungevano da P.R. e distribuivano le prevendite e diciassettenni organizzavano l’intrattenimento e la vita delle discoteche al cui interno c’erano ambizioni di guadagno e di carriera, una sorta di riproduzione del rampantismo degli adulti: sesso, aspetto fisico, denaro, esibizionismo”.
Che forma ha preso l’iniziale inchiesta?
“Sono cinque storie vere e tra una storia e l’altra ho trascritto una serie di messaggi che i ragazzini si mandano su blog, forum e chat, selezionati su migliaia e raggruppati per argomento: un coro ossessivo dove si dicevano le stesse cose con il medesimo linguaggio. Le ho trasformati in racconti perché volevo manipolarli con delicatezza e sensibilità. Se, infatti, le avessi raccontati nella loro crudezza sarebbero stati veramente scioccanti e non sarebbe trapelato il fondo di solitudine, tristezza, angoscia e sentimento che c’è usando molta tenerezza e rispetto per loro per non sporcarli”
(Segue - Sono quasi bambini...)
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Verrebbe difficile chiamarli ancora bambini…
“Sono quasi bambini e il livello di maturità è quello: è come se avessero deciso di riformulare la loro infanzia, di saltare tutti i passaggi e di imitare gli adulti, ma non di crescere perché non sono come gli adolescenti che fanno un percorso di maturazione e si emancipano e staccano dal mondo adulto. Loro tentano di imitarlo nei modelli peggiori che hanno ricevuto con la celebrazione della doppia vita: sono capaci di nascondere totalmente alla famiglia quello che fanno fuori, vivendo tutto nell’omertà assoluta con uno sdoppiamento di personalità celando quello che accade anche a casa su internet che alimenta velocemente ogni cosa”
Si parla infatti anche di cyberbullismo…
“Il cyberbullismo è un fenomeno dilagante da lanciare un segnale d’allarme gravissimo con l’aggressione e la minaccia praticata on line con l’insulto e l’esibizione di filmini e registrazioni di cui andare fieri e che facciano da esempio e costituiscano prodezze”
Quale aspetto risulta sorprendemente più scioccante?
“La sessualizzazione: vivono il sesso sin dagli 11-12 anni come un gioco al di fuori di sentimenti e i primi indizi di interesse reciproco fra ragazzi e ragazze cominciano a 10 anni in quinta elementare. Lo vivono in maniera disinibita con la leggerezza con cui giocavano fino all’altro ieri e manipolavano i giocattoli che sono ancora nelle loro stanze; usano i corpi come se non appartenessero a loro e fossero altro da sé”
Come se fossero giocattoli di se stessi?
“Sì. È come se esaurito il consumismo commerciale perché appagati in tutti i desideri adesso fossero dediti a una specie di auto-consumismo, cioè il consumo dei propri corpi”
È rintracciabile una ragione di fondo?
“Tutto questo fa parte delle abitudini dei riti del branco: l’area principale di sviluppo più della famiglia e della scuola è diventato il gruppo dei pari che ha delle regole alle quali è necessario adeguarsi; dissociarsi equivarrebbe ad essere esclusi, emarginati: cosa per loro insopportabile perché sarebbe il vuoto. Nel branco cercano le certezze e le rassicurazioni che non trovano altrove”
Avvertono all’interno del branco un senso di appartenenza?
“Non è una comunità che si aggrega attorno a sentimenti, ideali, interessi comuni, una passione, un passatempo; è un gruppo che si aggrega per celebrare questi riti: il sesso, la droga, il fumo ormai diffuso nelle scuole, le pasticche come accessorio indispensabile per la discoteca, il bullismo come forma di organizzazione dei rapporti per cui chi è più trasgressivo impone le regole”
Che coscienza hanno degli scambi sessuali a pagamento?
“Sono uno dei tanti riti vissuti ma non con lo spirito della prostituzione. È un gioco che permette alle bambine di sentirsi valorizzate, di unire l’utile al dilettevole e per avvertire che il proprio corpo ha un valore e sentire di essere qualcosa, perché alla fine tutto fa capo ai vuoti, alla mancanza di riferimenti, passioni, emozioni e modelli”
Tutto questo spiazza genitori e scuola…
“Le figure dei genitori raccontate risultano piuttosto sbiadite e disattente con conflitti coniugali molto forti e i ragazzi sono cresciuti arrabbiati. I genitori poi non vogliono sapere e vedere. Molti insegnanti trovandosi davanti al gruppo hanno capito di più ma nei genitori trovano poca collaborazione e quando cercano di metterli in guardia si trovano spesso aggrediti e insultati, minacciati ed esautorati”
Giovanni Zambito