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Culture
Ezio Bosso dirige la FORM in Beethoven5

 

Pesaro – Beethoven ed Ezio Bosso. Due nomi che sono già una garanzia per un concerto, tanto più se ad essi si aggiunge la FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana. Tre date in località piuttosto diverse delle Marche: Montegranaro, Ancona e Pesaro, rispettivamente l’1, 2 e 4 febbraio. Serate dense di emozioni per il pubblico che, numeroso, è accorso ad assistere al nuovo progetto musicale di Ezio Bosso: Beethoven5.

In occasione dei 250 anni dalla nascita del genio tedesco, infatti, il Direttore Artistico della FORM Fabio Tiberi ha deciso di dedicare interamente a lui la seconda parte dello spettacolo, scegliendo non già una sinfonia qualunque, bensì la più famosa di tutte: la n. 5 in do min., op. 67. Quattro brani eseguiti insieme alla Filarmonica Marchigiana, con la quale già in passato il pianista e compositore torinese aveva collaborato, instaurando una bella sintonia. Questa volta – anche a causa della malattia che gli impedisce di suonare il piano – il suo ruolo è stato quello di Direttore d’Orchestra, come sempre acclamato dal suo auditorio e stimato dai musicisti.

Al suo fianco per la prima parte del concerto è stato chiamato un altro nome importante nella scena italiana: Francesco Di Rosa. Considerato dalla critica uno dei migliori oboisti nel panorama internazionale, Di Rosa ricopre attualmente il ruolo di primo oboe solista nell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ed è originario di Montegranaro (città scelta appunto come prima data del tour). Sul palco si è potuto notare un certo feeling tra Bosso e il musicista marchigiano, ribadito dal Direttore d’Orchestra durante una breve pausa: “Per me comporre sta diventando sempre più difficile e faticoso, tuttavia a volte gli amici e la passione per la musica mi aiutano a superare gli ostacoli e tentare di nuovo. È il caso di questo brano, scritto appositamente per Francesco Di Rosa”.

In completo nero e di poche parole, Ezio Bosso è parso provato dalla malattia che da anni sta affrontando con estremo coraggio. Proprio della sofferenza e del potere della musica ha voluto parlare tra un brano e l’altro, per renderci partecipi dei suoi pensieri più intimi: “Ciò che compongo nasce sempre da una riflessione: in questo caso la fonte della mia ispirazione artistica è stato il dolore fisico, che può essere totalizzante nella vita di un uomo, allontanandolo da tutto, persino dalle persone più care. Il dolore determina una diversa percezione del tempo e dello spazio, ma la musica riesce sempre a distrarre e quindi a proteggere da esso”. Il titolo del brano inedito scritto da Bosso e presentato al termine del primo atto era, appunto, “Hidden pains”: la sua commovente bellezza ha fatto scaturire non poche lacrime in sala.

Non solo momenti di grande intensità drammatica, tuttavia. L’incipit del concerto è stato frizzante e leggero con “Il flauto magico” di Mozart, mentre a Di Rosa è stato affidato il Concerto per oboe e piccola orchestra in re magg. di Richard Strauss. Ottima l’esecuzione della FORM, un bel feeling tra Direttore e orchestra, nonché una risposta calorosa da parte del pubblico, che più volte si è alzato in piedi per applaudire Ezio Bosso al Teatro Rossini di Pesaro, nella serata finale del tour. Dunque uno spettacolo che è valso la pena di essere visto, come d’altronde tutti quelli che Bosso ci regala. Il programma dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana continua ora con Mendelssohn 3 “Scozzese” e di nuovo Beethoven.        

 

Per maggiori informazioni: www.filarmonicamarchigiana.com; www.eziobosso.com

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