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Marte, foto spettacolari dalla Nasa: Perseverance invia panoramica. GALLERY
(fonte IPA)

Marte, le foto spettacolari della Nasa inviate da Perseverance

Lasciano senza fiato le fotografie inviate da Perseverance, la sonda della Nasa che è atterrata su Marte negli socrsi giorni: in particolare cattura l'ammirazione di tutti una foto panoramica che mostra il pianeta come non si era mai visto prima, con un orizzonte che sembra dischiudere un'alba da film.  

Marte, la sonda cinese in fase di parcheggio

Dopo una complessa manovra orbitale ed un viaggio iniziato a luglio scorso, la sonda cinese Tianwen-1 è finalmente entrata nell'orbita di parcheggio di Marte. L'Agenzia nazionale cinese per lo spazio (Cnsa) ha confermato che alle 6:29, ora di Pechino, la Tianwen-1 è entrata nell'orbita di parcheggio con il suo punto più vicino al pianeta a 280 chilometri mentre il punto più lontano si trova a 59.000 chilometri. Per completare un'orbita, la Tianwen-1 impiegherà circa due giorni marziani visto che un giorno sul pianeta roso dura circa 40 minuti in più di un giorno sulla Terra, ha sottolineato la Cnsa.

Tianwen-1, inclusi un orbiter, un lander e un rover, funzionerà in orbita per circa tre mesi e la Cnsa ha aggiunto che i carichi utili sull'orbiter saranno tutti attivati ​​per l'esplorazione scientifica. La fotocamera a media risoluzione, la fotocamera ad alta risoluzione e lo spettrometro eseguiranno un'indagine dettagliata sulla topografia e sull'atmosfera polverosa dell'area di atterraggio individuata in preparazione di un tochdown.

La Tianwen-1 è stata lanciata il 23 luglio 2020 dal Wenchang Spacecraft Launch Site nella provincia insulare di Hainan, nel sud della Cina. La sonda ha viaggiato nello spazio per 215 giorni e si trova attualmente a circa 212 milioni di chilometri dalla Terra. Il veicolo spaziale é entrato nell'orbita attorno a Marte il 10 febbraio scorso e ha eseguito due aggiustamenti orbitali il 15 febbraio e il 20 febbraio.

Marte, la teoria sui satelliti Phobos e Deimos

Si chiamano Phobos e Deimos, sono i due satelliti di Marte e potrebbero essere i resti di un’antica luna molto più grande distrutta più di un miliardo di anni fa a seguito di una collisione con un enorme asteroide. Pubblicata sulla rivista Nature Astronomy, questa ipotesi è stata formulata dagli esperti dell'Università di Zurigo, che hanno eseguito delle simulazioni computerizzare per verificare questa possibilità.

“La collisione potrebbe essere avvenuta tra uno e 2,7 miliardi di anni fa – spiega Amir Khan dell'Università di Zurigo – e avrebbe innescato una potente esplosione. Le attuali lune di Marte potrebbero essere una conseguenza di questo evento”.    

Il team ha valutato i dati sismici della missione InSight della Nasa, avviata nel maggio 2018 e attualmente in corso, per determinare le orbite di Phobos e Deimos. I dati sulle proprietà dei materiali di cui le lune sono sostituite sono stati combinati con le misurazioni effettuate da altre sonde inviate sul Pianeta rosso, in questo modo il gruppo di ricerca ha elaborato modelli e simulazioni in grado di rappresentare la possibile evoluzione nel tempo delle orbite di Marte e delle sue lune.

“Il modello delle alterazioni delle traiettorie dei tre corpi celesti – osserva l’esperto – mostra che le lune del Pianeta rosso potrebbero essersi trovate nello stesso punto a un certo momento del tempo, per cui l’origine dei due satelliti potrebbe essere legata alla presenza di un’unica luna più grande”.

Phobos e Deimos, ricorda l’autore, sono state scoperte nel 1877 dall’astronomo americano Asaph Hall, Phobos è largo circa 22,4 chilometri, mentre Deimos è più piccolo, e raggiunge una larghezza di circa 12 chilometri. “Per fare un paragone – continua Amirhossein Bagheri, seconda firma dell’articolo e dottorando presso l’Istituto di Geofisica dell’Università di Zurigo – la nostra Luna ha un diametro di 3473 chilometri, è 155 volte più grande di Phobos e 288 volte più estesa di Deimos. La forma dei satelliti di Marte, inoltre, è piuttosto irregolare, tanto che i due oggetti ricordano più asteroidi che lune naturali”.    

Lo scienziato sottolinea che la forma sferica a cui tendono i corpi celesti dipende dalle forze gravitazionali, per cui l’attuale conformazione di Phobos e Deimos potrebbe essere compatibile con l’ipotesi del team. “Per ottenere una prospettiva più approfondita sarebbe necessario analizzare campioni della superficie delle lune – aggiungono gli autori – ma siamo ancora lontani da poter compiere un’impresa del genere”. Gli astronomi hanno ottenuto anche delle previsioni per calcolare le proiezioni future dei destini delle lune di Marte.

“Il corpo da cui Phobos e Deimos proverrebbero era più distante dal Pianeta rosso rispetto alla posizione attuale di Phobos e avrebbe potuto seguire un’orbita più simile a quella di Deimos – conclude Khan – dai nostri risultati emerge infatti che Phobos si sta lentamente avvicinando a Marte e probabilmente si schianterà sul pianeta in meno di 40 milioni di anni, mentre Deimos si sta allontanando dal suo pianeta, e un giorno potrebbe liberarsi dall’orbita di Marte, lo stesso destino che è stato previsto per la nostra Luna”.

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