Culture
Youthanasia
Un'Italia vecchia, avvelenata, spenta. Arenata in una palude che soffoca la creatività e la spinta al cambiamento. Se come diceva Popper "Vivere è risolvere problemi", ecco questa Italia, che in occasione della condanna di Berlusconi ha mostrato nuovamente le sue ferite profonde, sembra non avere più linfa vitale. E' il quadro cupo, che emerge dall'analisi dell'architetto Maurizio De Caro e di Salvatore Passaro (leggi sotto)che individua nella Youthanasia, neologismo che indica la "morte cerebrale e spirituale dei giovani", una delle conseguenze (o cause) maggiori della crisi in cui versa il Paese.
Come vedi la situazione? I giovani sono davvero "morti" e senza energia? Vedi soluzioni nella politica, nella cultura, nella sfera sociale? Da cosa pensi debba ripartire il Paese? FORUM
di Salvatore Passaro
La nostra gioventù è in eutanasia. Ma non parlo solo di quella reale. Io parlo anche della nostra gioventù interiore senza la quale non è possibile dare chance non solo a se stessi ma neanche agli altri, ai giovani davvero.
Dormiamo troppo e sogniamo poco, correndo dietro ai totem del non-vivere moderno. Vivere è risolvere problemi diceva Popper, e per masse di individui in italia la vita è diventata un problema risolvibile solo da i premi milionari, da escortismo di massa e prostituzione intellettuale, ipnotizzata ed immobile davanti alla pubblicità che inonda di bugie in nome di un profitto a tutti i costi. Una non-gioventù che vive come tabù la vittoria, la speranza, la certezza di farcela. Come tabù accettare le macerie di una svolta, preferendo i tuguri dello status quo. I privilegi degli altri, dei pochi appartenenti all'unica elite italiana che è quella dei grandi rentier (come ha esemplarmente indicato anni fa Geminello Alvi in repubblica fondata sulle rendite) sono diventati lo specchio degli alibi con cui si costruisce l'esempio della speranza, delal possibiltà con cui si tiene buona la massa immensa degli esclusi dalla festa. Stiamo andando dietro ad un dibattito ammuffito, popolato da figure vecchie e arroccate. Che si spruzzano gioventù addosso, che usano la gioventù degli altri o la comprano per servirsene. Per costruirsi tramite un esercito di giovanissime disperate o giovanissimi fanatici a gettone la più grottesca maschera di pelle. I prezzi degli affitti non scendono, gli stipendi si abbassano e i lavori si riducono ormai a forme di avventurose esistenze al di sotto del minimo per vivere. Non serve a nulla dire che il reddito non è redistribuito né che le banche soffocano ogni aspirazione ad una vita sostenuta da almeno un programma concreto di possibilità. Perché pian piano le forze dei sogni, dei progetti delle idee invecchiano martirizzate sull'altare del tempo che passa fra una vacanza e un'altra.
Ecco, la Vacanza. Una scadenza che azzera ogni cosa nella speranza che al rientro tutto riparta. Un problema psicologico colpevolmente sottovalutato. In italia è diventata la più potente arma di dissuasione di massa. E' così che si invecchia nel nostro paese, correndo tra una vacanza e l'altra. Giovani vecchi insieme a vecchi giovani. Vecchi di testa non solo di età. E Tutti ridotti ad un popolo di vacanzieri. Chi non ha strumenti non coglie quanto sto dicendo ma guardate come le agende delle attività di questo paese accellerano in prossimità delle vacanze per poi rallentare immediatamente alla ripresa. La mode de vie in questo modo fa male, consuma e spesso infiacchisce Le elite di tutto questo dolore se ne fregano. Diciamocelo una volta per tutte. Chi si è arricchito se ne frega pesantemente del domani altrui per questo da loro non verrà mai nessuna cambiamento. L'unico cambiamento possibile, l'unica voglia di rimettere a posto l'orologio interiore di questa nazione può venire da un atto di verità guerriera. Che ripulisca lo scenario dalle tante ombre di ipocrisia accettate per far comodo allo status quo o alla paura dei cambiamenti. Ma peggio di così non può andare. Come interrompere questa youthanasia? Comincerei dalle parole, il primo cambiamento che farei è smetterla di usare la locuzione 'questo paese' ogni qual volta si parla dell'Italia. È un pensiero già vecchio che ispira diffidenza e provincialismo, restringe gli orizzonti e le ambizioni. Poi passerei a due leggi: vieterei di parlare dei soldi del calcio oltre a vietare i soldi nel calcio. Ed una legge per impedire a poliziotti e carabinieri di picchiare la gente in corteo pena il licenziamento immediato. Come ultima cosa farei due appelli, il primo ai giovani. Non chiederei loro più di reagire. Stanno morendo, non vedo come potrebbero. Il secondo appello lo farei agli unici che possono cambiare le cose, i loro genitori. Quelli veri quelli che davvero hanno a cuore la sorte dei loro figli oltre alla loro serenità interiore, perché a che serve fare un figlio se lo si deve lasciar morire in un mondo come questo? Sono loro -noi, voi- che devono silenziosamente mettere da parte tutto e tutti: i gerontocrati viagroidi che occupano la televisione, la mente e la volontà degli italiani. Le ricche signore abbronzate, plasticate e ingioiellate, a tutto indifferenti. I burocrati crassi nelle loro inerzie. Figure e figuri della scena del potere decadente, rappresentanti anche della vecchiaia che ci portiamo dentro, quella dell'assuefazione, dell'accettazione, della paura di perdere quel poco come se sopravvivere fosse davvero 'vivere'. I prezzi degli affitti non scendono, gli stipendi si abbassano e i lavori si riducono ormai a forme di avventurose esistenze al di sotto del minimo per vivere. Come se contasse più il sonno del sogno… Solo a quel punto scioglierei le camere e voterei i politici, i giovani politici. Firmando con loro un patto epocale per dar loro il coraggio di combattere senza tregua i leviatani dell'età, del potere della decadenza.