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Economia
Aspi, j'accuse della Corte dei Conti. E gli analisti vedono nero sul titolo

Prosegue il newsflow negativo su Atlantia e il titolo accentua il suo rosso in Borsa. Mentre il Governo cerca la quadra sulle norme sulle concessioni nel decreto Milleproroghe, misura di fine anno approvata sabato salvo intese per l'opposizione di Italia Viva di Matteo Renzi (un nuovo Cdm è previsto per oggi), e gli investitori hanno iniziato a vendere le azioni Atlantia in Borsa, anche gli analisti finanziari sentono vicino il redde rationem con l'esecutivo e abbassano il target price sul titolo.

Equita per esempio ha tagliato il prezzo obiettivo del 5%, a 23,6 euro, rispetto alla chiusura dell'azione a Piazza Affari la scorsa settimana, a 22,07 euro. Sforbiciata che ha fatto accelerare il rosso del titolo portandolo a -4,57% a 21,06, confermandosi il peggiore dell'indice Ftse Mib. La Sim ha citato il decreto Milleproroghe e il rischio che vengano apportati cambiamenti alle "regole per la revoca della concessione", informando che Autostrade sarebbe pronta alla "risoluzione del contratto".

LP 10801073
 

Secondo il Sole 24 Ore, il testo del decreto mille proroghe approvato dal governo senza l'ok di Italia Viva (di Matteo Renzi) e quindi ancora modificabile, introduce alcune modifiche ai contratti in essere. E' atteso per oggi il testo definitivo. La nota di Equita ha ricordato che "l'articolo 13, imporrebbe il blocco delle tariffe per le società che non firmano le nuove convenzioni basate sul sistema introdotto dall'Autorità dei Trasporti (RAB based)".

Ma la "novità è l'articolo 33, che prevedrebbe in caso di revoca non per inadempimento del gestore, un indennizzo pari al solo valore delle opere realizzate al netto degli ammortamenti e di eventuali costi/penali. Nel caso invece di revoca per inadempimento andrà detratto anche il risarcimento danni. Infine, l'indennizzo sarà riconosciuto solo dopo il pagamento dei creditori accertati in giudizio, mentre l'efficacia della revoca non è subordinata al pagamento dell'indennizzo e Anas subentrerà nella gestione".

Secondo "il premier Conte - si legge ancora nella nota di Equita - il governo ha il diritto di intervenire per cambiare clausole di contratti in essere se sussiste un interesse pubblico. Secondo Aspi - invece - l'articolo 33 sarebbe incostituzionale e contrario al diritto europeo. Aspi sarebbe pronta a ricorsi legali e ha comunicato al governo che ci sarebbero i presupposti per applicare l'articolo 9 bis comma 4 del contratto e cioè la risoluzione. Aspi ha il diritto a risolvere il contratto in caso di modifica della concessione nel caso di inserzione automatica (per legge) di nuove norme, con indennizzo pari al Npv dei flussi di cassa futuri (senza lo sconto del 10%) e mantenimento della gestione fino al pagamento dell'indennizzo".

Paola De Micheli
 

In questa situazione, il giudizio di Equita non può non essere "improntato a una maggiore cautela. "Continuiamo a ritenere che l'obiettivo del governo sia di rafforzare la propria posizione nella rinegoziazione del contratto con Aspi, ma se confermato l'articolo 33 sarebbe molto negativo". La prospettiva che ad Aspi venga revocata la concessione e che nel breve le autostrade vengano gestite dall'Anas, con in più la beffa di un indennizzo meno corposo, mette sull'attenti anche gli analisti di Akros, che hanno confermano i rumors riportati da Equita.

"Il Governo italiano - scrivono da Akros Banca - ha rivisto un decreto che include cambiamenti alle regole per la revoca delle concessioni autostradali, stando alla bozza del documento ancora in fase di discussione (riferimento per l'appunto al decreto Milleproroghe). Questa è la nostra analisi: Bloomberg ha riportato che il decreto comprende disposizioni sulle concessioni autostradali e che l'operatore statale Anas gestirebbe in via temporanea le autostrade, in caso di una revoca. La misura implicherebbe anche modifiche nel modo in cui gli operatori autostradali verrebbero compensati in caso di revoca. La società riceverebbe solo una somma basata sugli investimenti già completati, stando alla bozza del decreto. Mettiamo in evidenza che c'è una spaccatura nella maggioranza sul decreto e che l'associazione per le concessioni autostradali (Aiscat, ndr) ha già detto che il decreto non è in linea con la costituzione italiana e con le leggi dell'Unione europea".

Detto ciò, "questa è sicuramente una cattiva notizia. Non è chiaro come il decreto influenzerà le trattative tra il governo italiano e Atlantia. Tuttavia, la spaccatura interna alla maggioranza su questa questione e i rischi di una lunga battaglia legale potrebbero ancora portare a un accordo sul contenzioso", dunque a un patteggiamento.

Anche se fonti di Palazzo Chigi hanno fatto capire che quelle sulle concessioni sono norme generali e che non riguardano il rapport fra il Ministero del Trasporti e Atlantia e che un processo di caducazione ad hoc (dopo il crollo del 2018 del Ponte Morandi) verso il gruppo controllato dai Benetton è già stato avviato da molto tempo, gli investitori sono tornati a valutare negativamente le prospettive della società che controlla Autostrade per l'Italia in Borsa dopo la nota di ieri sera del gruppo.

Le norme contenute nella bozza del decreto Milleproroghe sulla convenzione con Autostrade per l'Italia, se confermate, hanno "rilevanti profili di incostituzionalità e contrarietà a norme europee" ed in ogni caso verificano "i presupposti per la risoluzione di diritto della Convenzione Unica, ai sensi dell'art. 9 bis" che prevede il riconoscimento alla società dell'indennizzo pieno, hanno fatto sapere da Aspi. In sostanza, la società dei Benetton potrebbe agire in giudizio per chiedere al governo una cifra compresa fra i 23 e i 25 miliardi di euro (secondo le ultime stime) come indennizzo per gli anni rimanenti della concessione autostradale che scade nel 2038. 

Di fatto, una nota che alza la voce nei confronti di Palazzo Chigi dopo che il governo ha deciso di intervenire sulla materia nel Milleproroghe. Le due norme "incriminate" sono quelle che prevedono un congelamento dei pedaggi in attesa che siano pronti i nuovi algoritmi che calcolano investimenti, manutenzione e il possibile subentro di Anas in caso di revoca della concessione.

Il consiglio di amministrazione, ha esordito la nota di Autostrade, "ha preso in esame detto testo e, pur non potendo conoscere la versione definitiva delle disposizioni, ha ritenuto come già sottolineato da Aiscat che lo stesso presenti rilevanti profili di incostituzionalità e contrarietà a norme europee. Per tale ragione la società sta valutando ogni iniziativa volta a tutelare i diritti della stessa in termini di legittimità costituzionale e comunitaria delle disposizioni normative in merito ai principi di affidamento, di libertà di stabilimento e di concorrenza, di proporzionalità e di ragionevolezza".

"Tali disposizioni - ha proseguito Aspi - sarebbero peraltro approvate in un decreto legge in assenza dei necessari requisiti di estrema urgenza e necessità, nonché di quelli di omogeneità del disposto normativo "Milleproroghe". Anche alla luce delle recenti ordinanze del TAR Liguria di rimessione alla Corte Costituzionale delle disposizioni del Decreto Genova, la nuova norma appare irragionevole, non essendo assistita da alcuna congrua motivazione, con presunta valenza retroattiva. Già nel 2006 la Commissione Europea ha peraltro sancito che i contratti di concessione non sono modificabili in modo unilaterale, in forza dei principi della certezza del diritto e del legittimo affidamento".

"Per effetto di ciò" il Cda di Autostrade per l'Italia "ha ritenuto di indirizzare al Ministero concedente, nonché alla Presidenza del Consiglio e al Ministero dell'Economia, una comunicazione nella quale evidenzia che l'eventuale adozione di una norma con contenuti analoghi a quelli indicati nell'art.33 determinerebbe il verificarsi dei presupposti di cui all'art.9 bis comma 4 della Convenzione Unica e quindi la risoluzione di diritto della stessa. Ciò in ragione del "rispetto del principio di affidamento" e a tutela del patrimonio della società e di tutti gli stakeholders".

Intanto, anche la politica è tornata all'attacco. Da Leu e M5S hanno ribadito la necessità di revocare le concessioni al gruppo dei Benetton. In più attraverso un post sul Blog delle Stelle, i grillini hanno esplicitamente parlato di "rapporti incestuosi" fra "Autostrade per l'Italia, sotto attento presidio dei Benetton" e "la politica e con il poliedrico mondo dei Boiardi di Stato. Un rapporto lubrificato in ogni ingranaggio, utilizzando sapientemente l'olio delle nomine".

Esempi? Da "Paolo Cirino Pomicino" a "Nicola Rossi ex deputato dei Ds ed ex consigliere di D'Alema" e da "Antonio Mastrapasqua, noto alle cronache di qualche anno fa come Mister Poltrone, fedelissimo di Gianni Letta ed ex presidente dell'Inps, oltre che commercialista da sempre accompagnato da robusti carnet di incarichi societari" fino a "Antonio Bargone, ex deputato del fu Pds ed ex sottosegretario ai lavori pubblici nei Governi di Romano Prodi e Massimo D'Alema" e a "Marco Bonamico, manager di Stato molto vicino all'ex Ministro dell'economia Giulio Tremonti".

Infine, il Governo ha raccolto l'assist sul tema dalla Corte dei Conti.  Una relazione sulle "Concessioni autostradali" depositata il 18 dicembre e inviata a Palazzo Chigi, i magistrati contabili denunciano criticità precise fra cui "pochi investimenti. Manutenzione scarsa. Irrazionalita' degli ambiti delle tratte, dei modelli tariffari e di molte clausole contrattuali particolarmente vantaggiose per i privati e violazione delle regole di mercato".

 

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