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Economia
Creval, Dumont molla Lovaglio. Agricole a un passo dal successo
Giampiero Maioli, Ceo del Credit Agricole Italia

Non sarà facile, quindi, per Andrea Orcel, che si troverà comunque nella scomoda posizione di trovare delle banche con cui fondere la sua UniCredit sapendo che le “offerte che non si possono rifiutare” devono essere veramente imperdibili, altrimenti si rischia soltanto di tirare avanti le cose per molto tempo. Ne sa qualcosa Intesa-Sanpaolo con Ubi, lo sa a maggior ragione Crédit Agricole, che ha dovuto aumentare l’offerta di quasi il 20%, ovvero quasi 150 milioni in caso di adesione totale.

La seconda lezione, che è opposta ma anche complementare alla prima, è che non esiste più la possibilità di resistere all’urto. Le banche e le aziende hanno un prezzo, e il tempo della resistenza a ogni costo è terminato. Ne sa qualcosa il numero uno del Creval Lovaglio, che ha visto aderire in blocco l'ex nocciolo duro dei sostenitori della lista dell'attuale Cda nel giro di una notte. Non è più dunque una questione di “se”, ma di “quanto”.

Chi aveva definito inadeguata l’offerta di Crédit Agricole si è ricreduto nel momento in cui le condizioni rialziste che imperversavano dall’arrivo di Mario Draghi si sono arrestate. A quel punto, il rischio sarebbe stato davvero troppo elevato. L’ultima possibilità a cui si sarebbe potuti giungere era quella del “carta contro carta”, ovvero uno scambio di azioni sulla falsariga di quanto fatto da Intesa con Ubi. Ma evidentemente nessuno aveva intenzione di tirare troppo la corda. È il mercato, bellezza.

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