Eni-Mosca, 50 anni di collaborazione. Ecco i progetti per il futuro

Di Roberto Poli*

I rapporti tra Eni e la Russia raccontano una storia di oltre 50 anni di collaborazione e di successi ed è da questa storia che vorrei partire per darvi un’idea delle solide fondamenta sui cui oggi stiamo costruendo la nostra futura cooperazione. I cardini di questo rapporto sono da rintracciare:

- nei primi accordi tra Eni e Russia degli anni ’50, fortemente voluti da Enrico Mattei, il fondatore di Eni,

- nello sviluppo delle forniture di gas negli anni ’70 – che aprì il capitolo dell’internazionalizzazione del mercato europeo del gas, e

- nell’avvio di iniziative congiunte verso paesi terzi tra Eni e Gazprom, alla fine degli anni ’90.

In una fase storica come quella degli anni ’50 – gli anni della Guerra Fredda – Mattei diede inizio ad un complesso negoziato con la controparte russa, che condusse alla firma dei primi accordi commerciali per lo scambio tra petrolio sovietico e merci italiane – non solo la gomma sintetica prodotta da Anic ma anche tonnellate di tubi di acciaio, pompe, saracinesche e compressori per oleodotti.

Dieci anni più tardi, alla fine degli anni ’60, la collaborazione si arricchisce di un secondo, fondamentale pilastro: la costruzione dei gasdotti internazionali per l’importazione del gas naturale russo. Le prime forniture giunsero in Italia nel 1974 – attraverso il gasdotto TAG costruito da Eni sul suolo austriaco in collaborazione con OMV.

In seguito, nel ’76, poi nell’ ’86 e infine nel ’96, furono siglati altri contratti che oggi ci consentono di importare dalla Russia circa 21 miliardi di metri cubi all’anno. Il recente rinnovo dei contratti ha esteso i termini delle consegne fino al 2035. Negli ultimi 50 anni, Eni ha importato dalla Russia circa 240 milioni di tonnellate di petrolio (quasi 1,8 miliardi di barili) e 400 miliardi di metri cubi di gas.

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Parallelamente, tra gli anni ’70 e gli anni ’80 la collaborazione fra Eni e Russia si estese al settore delle infrastrutture energetiche in Russia, attraverso la fornitura di stazioni di compressione, condotte per il trasporto di gas, impianti chimici e petrolchimici.

Alla fine degli anni ’90, proprio nel momento di maggiore instabilità finanziaria e di criticità per la Russia, Eni e Gazprom firmarono un accordo di alleanza strategica per lo sviluppo di attività congiunte in Paesi terzi, che si concretizzò con la realizzazione del gasdotto Blue Stream, tra Russia e Turchia.

Realizzato dalla Saipem in soli tre anni e mezzo, il Blue Stream rappresenta uno dei progetti tecnologicamente più avanzati al mondo nel settore del trasporto del gas naturale – le sue condotte sono state posate alla profondità record di 2150 metri, su un fondale marino molto irregolare e in presenza di sostanze particolarmente corrosive.

E’ su questa base consolidata di successi industriali e rapporti di fiducia che intendiamo proseguire il futuro cammino di collaborazione.

Siamo entrati oggi in una nuova fase, che vede profondamente mutato il contesto energetico mondiale e i rapporti tra paesi produttori e compagnie petrolifere internazionali. Ed è a questi temi che vorrei dedicare l’ultima parte del mio intervento.

L’elemento centrale della crisi globale che stiamo vivendo è da ricercare in quasi due decenni di scarsi investimenti sia nel settore del petrolio sia in quello del gas naturale.

Infatti, l’abbondanza di petrolio e gas e i loro prezzi relativamente bassi hanno scoraggiato gli investimenti in esplorazione e sviluppo, favorendo al tempo stesso un boom dei consumi di idrocarburi, trainato dal un forte sviluppo di Cina e India.

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In altri termini, l’offerta di petrolio e gas è risultata stretta proprio mentre la domanda di entrambi cresceva. Ciò ha determinato una forte spinta al rialzo dei prezzi, portando le quotazioni del greggio di riferimento al di sopra dei 70 $/bl, anche a causa dell’instabilità politica e delle continue azioni di guerriglia in importanti paesi produttori. 

Grazie ai prezzi alti degli idrocarburi, gli investimenti sono ripresi in modo massiccio a livello mondiale. Molti grandi paesi produttori hanno lanciato ambiziosi programmi di sviluppo delle loro risorse energetiche, affidando un ruolo sempre più forte alle compagnie nazionali che, rispetto al passato, sono maggiormente autonome nel finanziare e gestire le attività di produzione e commercializzazione degli idrocarburi. 

D’altro canto, le compagnie internazionali, limitate nella possibilità di accesso alle risorse e costrette a competere con le compagnie nazionali, da un lato si lanciano alla conquista delle nuove frontiere della ricerca petrolifera, dall’altro si propongono ai paesi produttori in veste di partner strategici.

Noi di Eni siamo pienamente consapevoli di questa nuova realtà, e siamo convinti che sia necessario offrire progetti a elevato valore aggiunto ai grandi paesi produttori e in particolare alla Russia, visti i consolidati rapporti e l’importanza strategica che il Paese riveste come fornitore di gas, sia per l’Italia, che per l’Europa.

Gazprom, Rosneft, Lukoil e tutte le imprese russe hanno interesse a espandersi al di fuori dei confini nazionali, ad entrare nei mercati finali, in particolare europei, ma hanno anche il problema di incrementare la loro capacità di offerta, per soddisfare una domanda che cresce non solo esternamente, a ovest come a est, ma anche sul mercato domestico. Assicurare le forniture richiederà investimenti lungo tutta la catena del valore dallo sviluppo dei giacimenti, alla realizzazione delle infrastrutture di trasporto e al potenziamento della capacità di esportazione, fino al rinnovo del parco di generazione elettrica e all’upgrading del sistema di raffinazione.

Su tutti questi temi possiamo offrire molto ai nostri partner, mettendo in campo la nostra esperienza operativa e tecnologica.

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Eni è infatti tra i maggiori esperti al mondo nella realizzazione e gestione di sistemi integrati per il gas naturale; siamo pronti a impiegare le nostre competenze in progetti di ammodernamento e potenziamento delle dorsali russe di trasporto del gas verso l’Europa, e nella valorizzazione del gas remoto attraverso impianti di liquefazione.

Non solo. Eni possiede tecnologie avanzate di estrazione e produzione di idrocarburi, ma soprattutto di conversione totale del barile di greggio – mi riferisco alla nostra tecnologia EST, Eni Slurry Technology – che potrebbe avere applicazioni straordinarie nel campo dei greggi extra-pesanti e non convenzionali, risorse abbondanti in Russia (circa 260 mld bl) e ancora poco esplorate. 

Al contempo, potremmo sviluppare progetti congiunti con le società oil&gas russe nel settore energetico europeo, aiutandole nella loro strategia di espansione lungo la catena del valore fino al cliente finale – razionale questo che ha ispirato il recente accordo tra Eni e Gazprom per l’accesso al mercato italiano del gas. 

Vorrei chiudere con una breve considerazione di ordine geopolitico ed economico più generale.

Negli ultimi anni, in alcune parti dell’occidente si sono alimentati timori verso una supposta aggressività della Russia e delle sue società energetiche. Io vorrei dare un messaggio di serenità e offrirvi alcuni spunti di riflessione in merito:

i. i paesi consumatori hanno sempre rilegato i paesi produttori al ruolo di meri fornitori di energia, abbondante e a prezzi contenuti. Ciò non solo è sbagliato ma è contrario al principio di reciprocità per cui anche loro aspirano a valorizzare al meglio le loro risorse e espandere la loro presenza al livello globale;

ii. inoltre, senza comprendere i bisogni e le aspettative degli altri sarà impossibile gestire la complessità del mondo che abbiamo di fronte. Il rispetto per la diversità e le esigenze delle nostre controparti è da sempre un pillastro del codice genetico dell’Eni.

La solida base di relazioni costruita con le compagnie russe consente a noi di contare sulla loro affidabilità e, al tempo stesso, offre loro la possibilità di sceglierci come partner privilegiati nel cammino verso lo sviluppo economico.

*Presidente di Eni


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