Brand o brand...elli/ Guru, il marchio dei sogni (e degli eccessi): calciatori, modelle, F1 poi la cocaina e la bancarotta. Quando una margherita valeva milioni di euro - Affaritaliani.it

Economia

Brand o brand...elli/ Guru, il marchio dei sogni (e degli eccessi): calciatori, modelle, F1 poi la cocaina e la bancarotta. Quando una margherita valeva milioni di euro

Dal sogno nato con soli 500 milioni di lire all’ascesa fulminea tra vip e passerelle. Poi il crollo: nel 2008 Guru affonda nei debiti e Cambi viene arrestato per bancarotta. La storia

di Rosa Nasti

Dalle passerelle alla bancarotta: l’ascesa e la caduta del marchio Guru

C’era un tempo in cui bastava una margherita stampata su una maglietta per raccontare lo spirito di un’intera generazione. Quel fiore, semplice e colorato, è diventato il simbolo di un marchio che ha segnato un’epoca: Guru. Non era solo moda, era un linguaggio, un modo di vivere e di essere.

Guru esplode dal nulla, cavalcando l’onda della moda giovanile con un’identità fortissima e una strategia di marketing pionieristica, per poi implodere con la stessa rapidità, lasciando dietro di sé una delle storie imprenditoriali più emblematiche del fashion italiano.

A fondarlo è Matteo Cambi, classe 1977, giovane emiliano cresciuto in una famiglia attiva nel settore tessile. Il padre, imprenditore, muore tragicamente in un incidente stradale quando Matteo ha solo cinque anni. Cresce accanto alla madre, Simona Vecchi, e al suo compagno Gianluca Maruccio De Marco, anch'essi impegnati nel mondo dell’abbigliamento. A diciotto anni eredita 500 milioni di lire dal padre defunto e, invece di inseguire sogni facili, decide di costruirsi un progetto tutto suo.

Nel 1999, insieme all’amico Gianmaria, fonda la società Jam Session e dà vita a Guru. Il nome, ha raccontato più volte, venne scelto come omaggio a "quelli bravi nel settore", ai guru, appunto. La scelta del logo, una margherita stilizzata, si rivela geniale: semplice, fresca, evocativa, perfetta per comunicare leggerezza e positività. Il contesto in cui prende vita è quello di una fine anni ’90 che stava cambiando pelle.

I giovani cercavano qualcosa di nuovo, di meno impostato, di più vicino al proprio modo di essere. Guru intercetta questo bisogno con un’estetica colorata, disinvolta, che parla direttamente al pubblico senza filtri. E le prime collezioni puntano appunto su t-shirt, felpe, jeans e accessori con prezzi accessibili.

La rottura con il socio arriva già nel 2001, ma la famiglia Cambi continua a portare avanti l’impresa. Il lancio è un colpo di genio. Con l’appoggio e l’esperienza della madre, Matteo riesce a entrare velocemente in una rete consolidata di distribuzione. Guru non solo produce vestiti, ma entra in contatto diretto con la cultura pop italiana del tempo: calciatori, personaggi dello spettacolo, modelle e conduttori iniziano a indossare la margherita. Non è un caso: la strategia di promozione passa proprio dalle star. Paolo Maldini, Christian Vieri, Elisabetta Canalis, tutti indossano Guru come se fosse una seconda pelle.

Arrivano le grandi collaborazioni, da quelle di locali alla moda come Pineta a Milano Marittima e Billionaire a Porto Cervo, al Parma calcio. Nel 2003 il marchio supera i tre milioni di magliette vendute. Quattro anni dopo, i ricavi toccano i 100 milioni di euro. Cambi, giovane, ambizioso, sicuro di sé, in un’intervista dirà: "Erano anni stupendi, in cui sembrava che far funzionare le cose fosse semplice. La mia spregiudicatezza era una conseguenza della mia giovinezza". A ispirarlo è un altro grande imprenditore italiano: Flavio Briatore, che lui descrive come "una persona pratica, semplice, che va dritta al punto".

Nel 2005, Guru firma un accordo triennale per sponsorizzare la scuderia Renault F1. La margherita corre sulle piste insieme a Fernando Alonso e al team di Briatore. "Ciò mi permise di aprire al mercato spagnolo e di fare con Guru 35 milioni di euro in Spagna", racconta Cambi. Guru è così ormai un brand globale, che parla molte lingue ma mantiene un cuore italiano. È l’apice.  Arriva persino un’offerta da 80 milioni di euro da un fondo legato a LVMH per rilevare il 40% del brand. Cambi rifiuta. "Lì ho capito che ce l’avevo fatta", ricorderà anni dopo.

L’azienda però cresce velocemente, forse troppo. E il successo ha il suo prezzo. Lo stile di vita di Cambi diventa sempre più sregolato. L’espansione del marchio, non è sempre ben gestita e i conti iniziano a scricchiolare. La società accumula un buco finanziario di 62 milioni di euro  e ha debiti per più di 100 milioni di euro. Nel 2008, arriva il colpo più duro: arresto per bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, infedeltà patrimoniale e altre gravi accuse. Tre mesi di carcere, poi i domiciliari. Cambi patteggia quattro anni. Nel frattempo il marchio Guru viene venduto al colosso indiano Bombay Rayon Fashions. Matteo Cambi è fuori, la sua creatura gli sfugge di mano. E, nel frattempo, la sua vita personale implode.

Da qui Cambi affronta una durissima dipendenza da cocaina e alcol. In un’intervista choc racconterà: "La cocaina gestiva le mie emozioni. Facevo dieci pezzi al giorno. Nei momenti peggiori, spendevo 200 mila euro in un giorno e consumavo fino a otto grammi. Quando ero in astinenza grattavo il muro con la Bibbia, immaginando che fosse bamba. Sono vivo per miracolo". A salvarlo, sono la sua famiglia e un percorso durissimo di recupero, attraverso il SERT e la comunità Betania. Ne esce lentamente, pezzo dopo pezzo, fino a ritrovare un equilibrio.

Nel 2012, viene richiamato da Bombay Rayon per un ruolo da consulente esterno fino al 2016. Ma è nel 2020 che inizia davvero il suo nuovo capitolo. Lancia Valvola, un brand pensato per le nuove generazioni, meno patinato, più autentico. Due anni dopo, torna a collaborare anche con Guru, firmando una special edition MC99. Tuttavia Guru non è più la stessa, la concorrenza nello streetwear si fa più agguerrita, e la margherita perde i  suoi petali. Oggi, il marchio è gestito dalla società monegasca Ghep Sarl, che ne ha acquisito la proprietà. In precedenza, Guru era stata gestita in sublicenza da Ghep a partire dal 2018, e la collaborazione ha portato all'acquisizione completa nel 2021.

Nel 2023, Cambi lancia "Malgrado Me", un tour nelle scuole e nelle università dove racconta senza filtri la propria storia. Con il format Wish Catcher, condivide le sue esperienze per trasformare un passato ingombrante in uno strumento di ispirazione. Oggi Matteo Cambi è un uomo nuovo. È sposato con Stefania Marusi, ha due figlie, una vita diversa. Oggi è un esempio concreto che si può sbagliare, crollare, ma anche rialzarsi. Come quel fiore semplice e testardo che ha reso Guru un’icona, come una margherita, che torna sempre a fiorire.