Economia
Leonardo Maria Del Vecchio, il food ancora non decolla. Ma la holding è in utile
I ricavi di Vesta Srl sono sì cresciuti anno su anno ma l'aumento dei costi operativi e del personale ha inciso negativamente sulla marginalità. Ma la LMDV Capital vede il primo utile dopo le acquisizioni

Leonardo Maria Del Vecchio
Nota positiva è che “la crescita del fatturato conferma la capacità attrattiva del format nel mercato premium della ristorazione”
Leonardo Maria Del Vecchio per ora perde soldi con il food di lusso, mentre la sua holding registra il primo utile. Lo si scopre leggendo il bilancio del 2024 appena depositato di Vesta srl, la società di Del Vecchio a cui fa capo l’omonimo blasonato locale in via Fiori Chiari a Brera e che con lo stesso nome ha aperto a Portofino all’interno dello stabilimento balneare le Carillon.
L’esercizio, infatti, s’è chiuso con una perdita di 607mila euro peggiore di quella di 434mila euro dell’anno prima. L’assemblea dei soci guidata dal presidente Carlo Ziller, nella riunione cui ha partecipato lo stesso Del Vecchio, nominato nuovo presidente e che controlla Vesta attraverso la Triple Sea Food srl a sua volta controllata dalla sua holding Lmdv Capital, ha approvato il bilancio e coperto il rosso mediante uso di riserve.
Nella relazione sulla gestione si spiega che i ricavi sono sì cresciuti anno su anno da 5,56 milioni a 7,76 milioni ma “l’aumento dei costi operativi (+55%) e del personale (+47%) ha inciso negativamente sulla marginalità, con un margine operativo lordo (ebitda) negativo per 709mila euro. Il risultato netto si attesta a -1,25 milioni (dato curiosamente peggiore di quello poi risultante dai quadri sintetici del bilancio) rispetto ai -434mila euro del 2023”. Inoltre “dal lato patrimoniale i mezzi propri risultano negativi per 1,14 milioni e il capitale investito netto è finanziato quasi esclusivamente da debito finanziario per 7,2 milioni”. Nota positiva è che “la crescita del fatturato conferma la capacità attrattiva del format nel mercato premium della ristorazione”.
LMDV Capital, primo bilancio in utile
Negli ultimi mesi Del Vecchio ha trasformato il suo family office, LMDV Capital, da “boutique finanziaria” a holding di rilievo, spinta da una serie di acquisizioni in settori come food & beverage, ospitalità, acqua minerale e ristorazione. Secondo il bilancio 2024 — approvato a fine ottobre — LMDV Capital ha registrato ricavi per 66,9 milioni di euro (contro i 7,8 dell’anno precedente) e, per la prima volta, un utile netto: 31.917 euro, rispetto a una perdita di 1,855 milioni nel 2023.
Il valore delle partecipazioni del fondo è aumentato drasticamente, passando da circa 33,7 milioni a 273,5 milioni di euro dopo una revisione contabile. Tuttavia, questo percorso di espansione è stato fortemente indebitato: alla fine del 2024 LMDV Capital aveva un debito complessivo di 357,971 milioni di euro, metà verso lo stesso Del Vecchio, e l’altra metà verso le banche, garantito anche da fideiussioni personali dell’imprenditore.
Proprio in virtù di questa nuova forza — e liquidità — il nome di Del Vecchio è circolato come possibile acquirente di un pezzo importante dell’editoria italiana: GEDI Gruppo Editoriale, che controlla testate come La Repubblica e La Stampa.
Il 9 dicembre, LMDV Capital ha formalizzato un’offerta vincolante da 140 milioni di euro per rilevare GEDI, in concorrenza con il gruppo greco Antenna – che tramite l’armatore Theo Kyriakou punta da tempo alle stesse testate. Pur pareggiando l’offerta concorrente, Del Vecchio non è riuscito a spuntarla: la proprietà di GEDI ha preferito confermare l’esclusiva con Antenna.
Intervistato, Del Vecchio ha dichiarato che il suo interesse per l’editoria non nasce tanto da una logica di profitto, quanto da una convinzione civica: secondo lui «l’informazione autorevole e di qualità» è “un pilastro fondamentale per il futuro del Paese”. Vorrebbe preservare le testate non come asset da sfruttare, ma come «infrastrutture di democrazia, cultura e partecipazione» — auspicando continuità, «costruzione» e non tagli o frammentazioni.
