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Economia
Pensioni dei giornalisti: Inpgi rischia un crack da 1,6 miliardi di euro

Pensioni dei giornalisti: Inpgi rischia un crack da 1,6 miliardi

Il 23 giugno il Cda dell’Inpgi, ente di previdenza dei giornalisti, ha varato una riforma da circa 20 milioni, a fronte di un passivo che però raggiunge i 212 milioni nel 2020, dopo il -171,4 e il -147,6 nei due esercizi precedenti.

Da oltre dieci anni l’Ente è in perdita e già dall’anno prossimo c’è il concreto rischio che non riesca a pagare le pensioni.

L'Inps si è offerta di assorbire l’Ente, ma l’Fnsi, il sindacato dei giornalisti, declina la proposta, in nome della libertà di stampa.

La situazione è però di grande difficoltà ed è improbabile che i giornalisti riescano ad uscirne con le sole proprie forze: lo Stato ha accantonato 1,6 miliardi nei prossimi nove anni per una manovra sulle pensioni sostenuta proprio dalla Fnsi.

La crisi dell’Inpgi è dovuta soprattutto a quella dell’editoria, in particolar modo cartacea: il costante calo dei giornalisti attivi nella professione ovviamente corrisponde a una riduzione del gettito previdenziale.

Per ovviare alla situazione, si punta a fare entrare nell’Inpgi anche i comunicatori che lavorano negli uffici stampa pubblici o privati e che ora versano i contributi all’Inps. Il cambiamento, recepito dal Parlamento nella legge 58 del 2019, sarà però operativo solo dal primo gennaio 2023. 

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