Marcia indietro sul Pos anti-evasione. L'aiutino del governo ai professionisti
Un passo avanti e uno indietro. Il governo continua ad arrabattarsi tra buoni propositi e interessi di categoria. L'ultimo caso riguarda l'obbligo del Pos anche negli studi professionali. Avvocati, architetti, dentisti, notai dovrebbero consentire ai propri clienti di pagare con il bancomat. Una misura che avrebbe dovuto contenere l'evasione.
Il provvedimento risale al 2012 e riguarderebbe 2 milioni e 300 mila professionisti. Ma il condizionale è d'obbligo, perché in realtà i dettagli non sono ancora chiari. E proprio le ultime correzioni potrebbero smussare gli effetti del decreto. Il governo sarebbe sul punto di concedere due deroghe. La prima è contenuta in una frase: l'obbligo del Pos si ridurrebbe ai "pagamenti effettuati all’interno dei locali destinati allo svolgimento dell’attività di vendita o di prestazione di servizio". Già così si restringe il campo ad alcuni studi. Ma ad alleggerire la mano anti-evasione è la seconda postilla: niente Pos se il professionista non fattura almento 300 mila euro l'anno.
L'introduzione di una soglia minima porta con sè almeno due conseguenze. Innanzitutto limita l'obbligo a una fascia assai ristretta. E poi, di fatto, ripassa la palla agli stessi professionisti. Una soglia basata sul fatturato dipende da quanto viene dichiarato. In sostanza, si chiede trasparenza per introdurre una misura anti-evasione. Una contraddizione. Anche perché i professionisti non sono certo favorevoli.
Dietro il passo indietro del governo ci sono le loro proteste. Notai, commercialisti e ingegneri affermano che, visto l'obbligo di pagamento elettronico oltre i 1000 euro, il Pos è inutile. Anzi, di più: sarebbe un favore alle banche. L’installazione costa in media un centinaio di euro, cui si aggiungono un canone mensile di circa 30 euro e una commissione che oscilla tra l’1 e il 3% per ogni pagamento: in tutto 35 miliardi di euro l'anno.
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