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Economia
Spesa, Cottarelli ad Affari: "Ecco perché il bilancio dev'essere europeo"

Portare la Formula Uno a Vittorio Veneto. Questo era solo uno dei tanti progetti, nemmeno il più ambizioso, contenuto nel “libro dei sogni” che è custodito nella biblioteca civica del mio paese natale. Un libro che facilmente potrebbe contenere anche le proposte che il buon Cottarelli a ogni conferenza coerentemente ripete, perché snellire la burocrazia, velocizzare la giustizia, diminuire l’eccesso di tassazione, tagliare la spesa pubblica, ridurre il debito e sistemare i conti pubblici, in un paese come l’Italia, con le attitudini della nostra politica e le abitudini degli italiani, cosa possono essere se non dei sogni?

Ma a questa provocatoria domanda Cottarelli si anima e controbatte “vabbè ma se qui smettiamo di sognare non si va da nessuna parte, siamo rimasti fermi per 20 anni, ora bisogna provare a fare qualcosa di nuovo”.

Ma lui lo vuole fare all’esterno dell’arena politica, perché alla domanda “se le offrissero un nuovo incarico di governo lo accetterebbe” risponde senza esitare “ma non ci penso nemmeno!”. Il suo ruolo, lo dice chiaramente, è quello del predicatore, che di questi tempi, e in quest’Italia potrebbe essere un sinonimo di gran faticatore, perché per cambiare una mentalità che si è radicata su molti vizi, ci vuole tempo, pazienza e molto manico.

E’ un Cottarelli che gioca a tutto campo, smarcandosi anche da etichette che negli ultimi tempi, erroneamente gli sono state appiccicate. Una su tutte, l’ossessione del debito, perché se è vero che l’Italia deve prendere la medicina per curare la malattia dell’eccesso di spesa in deficit, e lo deve fare anche se la medicina non è buona, è altrettanto vero che ci sono momenti in cui la debolezza economica diventa pericolosa, in cui bisogna fare manovre espansive in stile keynesiano. Ma per farlo ci vuole un bilancio sano, e l’Europa nel suo insieme (soprattutto se confrontato con gli Usa) ce l’avrebbe, ma non abbiamo un bilancio comune perché nessuno vuole cedere sovranità nazionale.

Ed è su questo tema che gli aficionados di Cottarelli si animano, puntando soprattutto sull’attuale stato di governo che ha la cattiva abitudine di fare una politica atta a “comprare consenso”, come? Espandendo la spesa pubblica. Una delle soluzioni suggerite è quella dell’accentramento della finanza pubblica a livello UE, questo permetterebbe di annullare l’equazione più spesa uguale più voti?

Cottarelli risponde citando uno dei suoi libri, in cui spiega perché ci dovrebbe essere un bilancio pubblico europeo, uno dei motivi è proprio per centralizzare certe decisioni, sterilizzando la politica di interessi.Purtroppo non riusciamo a superare lo scoglio dell’egoismo nazionale, perché ancora il 90% dei paesi nell’euro pensa soprattutto ai propri interessi. 

Sia Lei che l’Europa sostenete che è primaria la diminuzione del debito (rispetto al Pil) prima di fare altra spesa…
"Sì lo confermo, non si può fare altra spesa perché il debito è già alto, e poi i mercati ricominciano a preoccuparsi e magari a punirci…". 

Però questo ragionamento ricorda quello di alcuni governi italiani che dicevano, prima si riduce l’evasione e poi si tagliano le tasse. Non le sembra un cane che si morde la coda?
"No, non è un cane che si morde la coda, il problema è che ancora non si è ridotta l’evasione".

Come dobbiamo fare per ridurla?
"Bisogna convincere a cambiare la mentalità e convincere l’opinione pubblica che questi sono problemi seri per l’Italia. Le soluzioni tecniche ci sono, però per prima cosa bisogna cambiare mentalità e purtroppo attualmente premia, sbagliando, solo chi aumenta la spesa pubblica. Io come ho già detto, per ora mi impegno per fare il predicatore cercando di cambiare le cose".

Dell’accordo con la Cina cosa pensa?
"A livello europeo sarebbe meglio fare negoziati comuni insieme a tutti gli altri paesi europei, in ogni caso la Cina resta un partner molto importante per l’Italia.

Un’ultima domanda: ha detto che il futuro presidente della Bce non avrà grande rilevanza?
"Non ho detto proprio così, ho detto che il presidente agisce su un mandato, e la differenza principale si vede nella gestione di una crisi".

A quello volevo arrivare, si ricorda Trichet?
"Certo".

Trichet non fu particolarmente abile nella gestione, visto che ci fece schiantare contro un muro…
"Vabbè, ma la sostanza è che Trichet è intervenuto quando l’Italia ancora non aveva fatto ancora le cose che doveva fare…". 

Ma io mi riferisco all’aumento dei tassi nel 2008, quando ormai stavano entrando in una grave recessione mondiale…
"E’ vero, ma il problema anche allora, come in altri casi recenti, è stato lo spread, e lo spread non lo determina Trichet ma lo determinano i mercati. Sono stati i nostri errori a far crescere lo spread e non l’aumento dei tassi di Trichet".

Guardi che nel 2008 un presidente come Trichet ha fatto la differenza, purtroppo in peggio...
"Non credo abbia fatto grosse differenze Trichet, se mi chiede cos’ha fatto la differenza le ricordo l’incontro di Deauville nell’ottobre del 2010 con le dichiarazioni di Merkel e Sarkozy, quello ha fatto la differenza, perché ha aperto il vaso di Pandora della ristrutturazione del debito".

Dopo aver elencato i numerosi, cronici problemi, Cottarelli ci strappa un sorriso con una battuta, ricordando l’intervento di uno spettatore durante una sua recente conferenza, in cui sintetizzò perfettamente l’attuale stato politico ed economico del nostro paese: Professore ci siamo infilati in un “cul de sac”, e per uscire ora dobbiamo avere un “sac de cul”. L’ironia che sdrammatizza una situazione che si fa nuovamente pericolosa, ma la borsa per ora sembra non vedere e non sentire, tanto troverà sempre chi le salverà il fondo schiena.

@paninoelistino

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