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Economia
Uber fa fatica dopo l’Ipo. Ma il trend che cavalca è solido

A poco più di tre mesi dall’IPO con cui ha raccolto 8,1 miliardi di dollari piazzando le azioni a 45 dollari l’una e spuntando una valutazione da 82,4 miliardi di dollari, Uber oggi non riesce a tenerequota 40 dollari dopo una trimestrale in rosso per 5,3 miliardi. Esattamente 7 anni prima Facebook aveva spuntato in Ipo un prezzo di 38 dollari per azione per una valorizzazione di 104 miliardi di dollari. Una settimana dopo a Wall Street quotava meno di 27 dollari e in quelle successive faceva qualche puntata sotto 20. Oggi viaggia in area 200, 10 volte in sette anni per chi è entrato subito dopo l’Ipo.

PUNTI IN COMUNE E DIFFERENZE
I due business si somigliano poco, hanno in comune solo il fatto di essere basati su una piattaforma internettiana. Facebook attira gli utenti con la comunicazione, l’informazione vera o presunta, e l’intrattenimento, e fa i soldi con la pubblicità. Uber fa i soldi con la mobilità. A prima vista, il megatrend cavalcato da Uber sembra più solido e duraturo di quello di Facebook. La mobilità globale è in esplosione, i voli low cost hanno annullato le distanze e Uber va a risolvere il problema dell’ultimo miglio, la tratta più breve ma anche la più cara per chi si sposta per il mondo.

MERCATO PIÙ GRANDE E MENO PRESIDIATO DI QUELLO DI AIRBNB
Facebook non ha praticamente concorrenti, un vantaggio nel breve ma forse un rischio nel lungo termine. La concorrenza fa bene perché allarga il mercato a nuove categorie di utenti. Uber ne ha diversi, primo tra tutti Lyft, forse vuol dire che sono in parecchi a vedere un mercato in crescita. Il trend che cavalca è lo stesso di AirBnb, la mobilità globale, ma il mercato dell’hôtellerie è molto più complicato e regolato di quello della mobilità, e inoltre è già presidiato dai colossi globali dell’alberghiero, che hanno la potenza di fuoco per inventare formule che contrastino il dilagare di AirBnb.

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