A- A+
Spettacoli
Festival di Venezia, I diari di Angela. Noi due cineasti. Capitolo secondo

Con “I Diari di Angela- Noi due cineasti. Capitolo secondo”, Yervant Gianikian riapre i diari di Angela Ricci Lucchi e rivede tutta la loro vita tra le pagine. In centinaia di ore di girato riscopre gli effetti personali dei soldati austriaci e italiani, i campi di battaglia, le Alpi Orientali, i loro viaggi difficili e anche per questo indimenticabili. Così, alchemicamente, secondo dopo secondo, scena dopo scena, nel loro nuovo film le parole di Angela seguono in modo preciso i viaggi filmati insieme a Yervant. Un diario parallelo, politico e artistico, quello di Gianikian e Ricci Lucchi, un mondo poetico che include tutte le difficoltà umane, che mette al centro del lunghissimo percorso la quotidianità che si fa all’unisono parola e fotogramma.

E ancora, all’origine del loro lavoro ci sono le guerre e la violenza del Novecento con i suoi crimini imperdonabili. Angela e Yervant fermano il tempo con l’inchiostro e la pellicola in un modo inusuale che è soltanto loro. Il nuovo film è una tela enorme che non ha precedenti. Gianikian inventa un linguaggio nel linguaggio che continua a risignificare le immagini dall’archivio privato. I due cineasti, come nel precedente “I Diari di Angela”, resistono alla fatica di essere e di vivere da artisti in un mondo dove l’attenzione al gesto dell’arte è stato ed è sempre non sufficiente a colmare la complessità del lavoro. Ed è proprio nella prima parte del film che tale fatica e volontà di continuare in mezzo alle insufficienze sociali del momento vissuto, si impongono senza volerlo e si insinuano nello sviluppo dell’esperienza artistica in America pochi mesi dopo l’attentato a Ronald Reagan.

Siamo nei primi anni ‘80 e i nostri due artisti resistono ad una fredda Italia che poco spazio dà alla loro Opera, mentre oltreoceano verranno celebrati in lungo e in largo: New York, Binghampton, Utica, Toronto, Vancouver, Berkeley, El Paso, Minneapolis, Madison, San Francisco, Pittsburgh. Ciò che impressiona del primo blocco narrativo del film è il succedersi dei volti americani del pubblico d’Avanguardia, fino alle cere lombrosiane, lo stupratore, il falsario, l’uxoricida, il ladro. I volti del reale si confondono alle maschere scolpite nella cera, un bagno di realtà e psicosi, queste ultime appartengono ai caratteri patologici e criminali dei personaggi di Lombroso.

E gli altri che Gianikian filma e mette in primo piano chi sono fino in fondo? Il secondo blocco dei “Diari di Angela-Noi due cineasti. Capitolo secondo” è sconvolgente, una Gerusalemme mai vista, almeno dalla sottoscritta, né tantomeno immaginata, esplode tra le parole di Angela, nei fotogrammi di Yervant. Siamo in Terra Santa nel 2007, ci si aspetterebbe pace sul sepolcro durante la settimana pasquale, e invece un caos di confraternite, preti armeni, etiopi, greci, siriaci e poi dei pellegrini agitano gli animi, sfociano nel delirio umano fino all’esasperazione religiosa. Donne che baciano pezzi di muro, che appoggiano crocefissi sulla pietra miracolosa come oggetti da rendere per sempre sacri e per questo capaci di taumaturgie. Un diario filmato quello di Ricci Lucchi/ Gianikian che ha dell’incredibile perché sincronico, perfetto nelle loro implicite intenzioni di artisti: risignificare la realtà, i suoi protagonisti che ci dicono che poi, in fondo, non c’è pace che plachi gli istinti primordiali dell’umanità, in primis quelli religiosi, che arrivano al fanatismo, come si può vedere in questo sublime passaggio del loro film. Nel film c’è un filo magico che lega tutto, appaiono immagini quasi oniriche, l’attore camaleontico e celeberrimo Mosjoukine, e un nuotatore elegantissimo, una natura capovolta marina e silvestre che cattura lo spettatore.

Il terzo polo del film è la Linea Gotica, l’ultimo scritto di Angela Ricci Lucchi. Le parole e le immagini corrono, pagine e colori di un vissuto incancellabile. Aveva due anni Angela, ma fa suo il racconto atroce e familiare; la memoria dei grandi risveglia il trauma primario della guerra. Lei dice, disegna, racconta, scrive. Un mosaico mozzafiato dove il rapimento della burela, per me, è la vetta massima, la poesia allo stato puro, già nel suono della parola ‘burela’, che in dialetto romagnolo è la mucca, c’è la potenza immaginifica di una grande artista amata da Oskar Kokoschka.

Il quarto polo dei “Diari di Angela” è il fascismo, il suo eterno ritorno. La Linea Gotica termina con il disegno dell’aereo cicogna e pochi istanti dopo il braccio destro di Mussolini si solleva sulla barca del lago di Nemi. Quel saluto mi fa venire i brividi tutte le volte che riappare. Predappio, Yervant li filma uno per uno i suoi protagonisti, sembrano lì, in fila per lui, per essere immortalati per sempre nella loro ferocia. E poi, poco più in là un finale sconvolgente, irripetibile: Raphael Gianikian, il padre di Yervant, e Angela Ricci Lucchi corrono insieme verso la vita, l’uno di fianco all’altra; Raphael si è salvato dal genocidio armeno, Angela dalla Linea Gotica. Sono vivi, salvi, lo resteranno per sempre grazie alla devozione e all’amore. Al lavoro incessante e potente di Yervant Gianikian.

Commenti
    Tags:
    festival di venezia





    in evidenza
    Tra gli uomini più invidiati del momento: ecco chi è il marito manager di Annalisa

    Ritratto di Francesco Muglia

    Tra gli uomini più invidiati del momento: ecco chi è il marito manager di Annalisa

    
    in vetrina
    Affari in rete

    Affari in rete


    motori
    Renault avvia colloqui tecnologici con Li Auto e Xiaomi in Cina

    Renault avvia colloqui tecnologici con Li Auto e Xiaomi in Cina

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.