India, parlano i marò italiani: l’accusa terrorismo ci fa molto male
"È un’accusa che ci fa molto male non solo come militari, ma anche come genitori e uomini". Lo ha detto giovedì, parlando da New Delhi, Massimiliano Latorre, rispondendo a una domanda sulla possibile applicazione di una legge antiterrorismo al loro caso. "Come militare professionista italiano che combatte la pirateria - ha aggiunto in un incontro con i giornalisti a New Delhi - questo mi rammarica molto".
"Ci dispiace per la perdita di due vite umane, ma non ci sentiamo assolutamente responsabili". Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il fuciliere di Marina Salvatore Girone, in merito alla morte di due pescatori indiani il 15 febbraio 2012. "È un dispiacere umano - ha concluso il maro’ -, ma siamo innocenti".
Le dichiarazioni da New Delhi dei due marò arrivano dopo la conferma che lo spettro della richiesta della pena di morte da parte dell’India è definitivamente archiviato. Il ministero dell’Interno indiano, che sembrava non voler abbandonare la linea dura, ha alla fine raggiunto su questo specifico tema il campo delle «colombe» degli Esteri e della Giustizia. Anche se stesso ministero sarebbe irremovibile nella volontà di usare la legge che reprime la pirateria (Sua Act) per costruire i capi di accusa nei confronti dei due maro’. Soprattutto perché essa è applicabile, in certi casi, fuori dalle acque territoriali.
Tutto questo mentre resta forte la mobilitazione delle massime autorità italiane. Mercoledì a Strasburgo, dove ha incontrato gli eurodeputati italiani, il presidente Giorgio Napolitano ha confermato di essere impegnato in contatti internazionali a sostegno dei due Fucilieri di Marina che, ha detto, «non erano in mare a pescare ma in missione internazionale di sicurezza». E a Roma il ministro della Difesa Mario Mauro, in una audizione in Parlamento, ha avvertito che «la partecipazione italiana a future missioni antipirateria è legata alla positiva soluzione della vicenda giudiziaria dei due maro’, che dovrà concludersi con il loro rientro a casa, con onore». «La pronuncia della Corte Suprema indiana sulla nostra petizione, il 10 febbraio, avrà una particolare rilevanza sugli scenari futuri. Ci riserviamo pertanto - ha assicurato Mauro - di valutarla con estrema attenzione».