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Addio ai condizionatori. Nasce la "fabbrica dell'aria" per il fresco naturale

I climatizzatori risolvono il problema del caldo nell’immediato ma contribuiscono in modo sensibile al riscaldamento globale. Come scrive il Fatto Quotidiano, alcune delle menti più brillanti sono a lavoro per risolvere il problema partendo dall’idea della “fabbrica dell’aria”. Si tratta di un un depuratore e condizionatore naturale: piante e alberi, nient’altro. Si tratta di “tecnologia pulita”: ficus, banani e selci dentro una teca di vetro. L’aria viene aspirata nella serra e torna in circolo pulita (col 98% di agenti inquinanti in meno) più fresca e con meno umidità. Le piante a foglie larghe sono le migliori per pulire l’atmosfera. L’idea è di un’azienda italiana con base a Firenze: “Pnat” (ma si legge ‘p ina t’) acronimo di “Project Nature”.

La start-up è nata sotto nel laboratorio Internazionale di neurobiologia delle piante (Linv) diretto dallo scienziato Stefano Mancuso. Il neurobiologo ha appena dato alle stampe un libro dal titolo visionario: “La nazione delle piante”. In tempi di crisi sociale, perché non copiare le regole di convivenza della vegetazione? Intanto, sfruttiamone il valore ecologico. Sempre come scrive il Fatto Quotidano, la “fabbrica dell’aria” oggi è un prototipo. Si trova a Firenze, nell’ex Manifattura Tabacchi, uno stabile industriale in disuso, tornato in vita grazie a Cassa Depositi e Prestiti. Un complesso enorme, su quattro piani, 16 edifici e 100.000 mq. È la moda di oggi: spazi abbandonati, dove c’erano operai alla catena di montaggio, convertiti allo svago e al design, perché tra i pochi settori che tirano.

Tra ex magazzini e stanzoni aperti, trovano ospitalità artisti e scienziati. Pnat infatti include canali differenti: esperti di botanica ed agronomia (Elisa Azzarello, Camilla Pandolfi ed Elisa Masi) e due architetti (Antonio Girardi and Cristiana Favretto di Studiomobile). Il Fatto Quotidiano li aveva già presentati ai lettori, per via dell’orto galleggiante Jellyfi -sh. Anche Chef Rubio ha molto apprezzato il progetto di Pnat: il cuoco e conduttore ha promosso una raccolta fondi sul web per misurare gli effetti benefici degli alberi nel parco Cavallo Pazzo, a Roma, rione Garbatella. Stefano Mancuso e il suo team hanno fornito le stime: 50 chili in meno di agenti inquinanti l’anno; 3500 KwH di risparmio energetico; vantaggi economici per il quartiere da 1.300 euro l’anno. “La vegetazione urbana fa bene al portafogli e alla salute, l’ho scoperto grazie ai libri del professor Mancuso”, dice Rubio che ha anche lanciato il crowdfunding per Stefano Mancuso.

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