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Hacker svuotano il conto a un pensionato, banca condannata al risarcimento

Improvvisamente lo smartphone di un pensionato di Ancona aveva smesso di funzionare, senza alcuna possibilità di inviare o ricevere sms o usare Whatsapp.

Inizialmente, l'utente pensava a un problema di campo o a un temporaneo black-out della rete cellulare, e non immaginava che mentre lui si interrogava sulla causa di quel display vuoto un hacker era entrato nel suo web banking effettuando una serie di bonifici online per un ammontare di circa 12mila euro, e svuotandogli così il conto corrente.

Dalla banca partivano pure gli sms di alert per informarlo di quelle operazioni online, ma l'ignaro correntista non poteva leggerli perché prima di procedere con i bonifici l’hacker si era premurato di far disattivare la scheda sim del suo telefonino con uno strattagemma.

Dopo essere riuscito ad accedere al web banking della vittima, e potendo quindi visualizzare i suoi dati personali quali numero di cellulare e codice fiscale, al cybercriminale era bastato infatti chiamare il gestore telefonico spacciandosi per il malcapitato e chiedere la disattivazione della linea con la banale scusa di aver smarrito il telefono.

Solo adesso, a quasi due anni da quella frode informatica che nel dicembre del 2017 gli aveva svuotato il conto, il pensionato e sua moglie sono riusciti a ottenere giustizia con la sentenza n. 1355/2019 del 16/07/2019 pronunciata dal Tribunale civile di Ancona, che ha condannato sia la banca che la compagnia telefonica a risarcirli delle somme sottratte, 12mila euro, più altri 4mila di spese legali.

Oltre ad aver presentato una denuncia penale contro ignoti, i due pensionati si erano rivolti all’Adiconsum allo scopo di tentare una conciliazione per recuperare i soldi sottratti dall’hacker senza dover fare causa. Ma sia l’istituto bancario che il gestore telefonico, come sottolinea l’associazione dei consumatori, "avevano opposto il classico muro di gomma".

Eppure il decreto legislativo che regola il settore dei servizi bancari online, spiega una nota dell’Adiconsum, "impone in casi come questo una prova particolarmente rigorosa a carico del sistema bancario. Gli istituti stanno spingendo molto sull’informatizzazione del sistema, ma si rifiutano poi di accollarsi i relativi oneri di sicurezza e garanzia nei confronti dei clienti".

Così ai pensionati anconetani non era rimasto altro che far causa alla banca e al gestore telefonico, consapevoli dei tempi lenti della giustizia, ma ottenendo infine una sentenza che condanna entrambi al risarcimento.

Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy - @Nicola_Bernardi

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    dati personalifrodi onlinefurto d'identitàprivacysicurezza cibernetica


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