Coworking: un nuovo modo di lavorare
Le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro stanno modificando la struttura, l’organizzazione, i rapporti con il territorio, i tempi e i diritti dei lavoratori. Emergono, inoltre, nuove abilità, nuove competenze, maggiori capacità decisionali e nuove figure professionali. Un esempio di come il mercato del lavoro stia cambiando è rappresentato dalla diffusione di una nuova modalità lavorativa di gruppo e di apprendimento condiviso: il coworking. Un modo di lavare che, a dirla tutta, nasce intorno agli anni 80 dall’imprenditore inglese Mark Dixon, che durante un viaggio a Bruxelles si accorge della mancanza di spazi strutturati di lavoro a disposizione degli uomini d’affari. Attualmente sono gli USA la patria del “lavoro condiviso”, con circa 800 siti. In Europa, invece, è la Germania a vantare il maggior numero di strutture di coworking.
Numerose iniziative si stanno avviando anche in Italia, alcune delle quali caratterizzate dalla partecipazione della Pubblica amministrazione come soggetto promotore e finanziatore. Nel 2013, secondo una ricerca della Deskmag, più di 110mila persone lavoravano in uno dei circa 2.500 spazi di coworking disponibili in più di 80 Paesi, con un aumento dell’83% degli spazi rispetto all’anno precedente. Si calcola che, considerando solo i giorni lavorativi, in un solo anno vi è stata una crescita di 4,5 spazi di coworking al giorno, dato in continua crescita, con una media di 245 utilizzatori al giorno. Le persone che utilizzano gli spazi di coworking - stando all’indagine - hanno un’età media di 34 anni, i due terzi sono uomini e la maggior parte sono laureati. Il 50% di loro è composto da liberi professionisti, il 14% è imprenditore o startupper e il 24% si definisce impiegato. Si tratta di un target spesso meno avvezzo alla frequentazione di contesti formalizzati di apprendimento.
Andando oltre la semplice condivisione degli spazi, il coworking è diventato un luogo di contaminazione tra competenze ed esperienze, nonché di innovazione. Professionisti con competenze anche molto diverse si ritrovano per possedere in comune un luogo dove sperimentare, a volte in modo inconsapevole, un modello di lavoro basato sullo scambio e sulla collaborazione. Questo tipo di coworking è definito di seconda generazione, in quanto si è evoluto nel tempo per l’esigenza di trovare risposte nuove e sostenibili alle crisi globali, oltre che per il rilevante aumento di start-up in ambito tecnologico, ma anche per il bisogno di recuperare modalità lavorative sostenibili, collaborative e informali.
Fonte: Isfol “Spazi di apprendimento emergenti. Il divenire formativo nei contesti di coworking, GabLab e università” ( Num. 29 gennaio, 2016)