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Agnelli (Confimi Industria) a Salvini e Urso: mercato europeo a rischio dumpin
Matteo Salvini

Agnelli (Confimi Industria) a Salvini e Urso: mercato europeo a rischio dumpin

IMPRESE-LAVORO - Roma - “Le nostre imprese hanno un carico fiscale e contributivo del 59,1%, la media europea è al 38,9%. I nostri imprenditori pagano il 27,9% sugli utili. La media europea è al 21,2%. Oltre il 40% del costo dell’energia è fatto di imposte e accise e dei 300 miliardi di salari lordi riconosciuti dal settore privato, 180 miliardi finiscono nelle casse dello stato. La politica della BCE è finanza-centrica. C’è dunque ancora posto per le imprese in Italia?” Così l’industriale e presidente Paolo Agnelli dal palco dell’XI Assemblea di Confimi Industria organizzata a Roma alla presenza del Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini e del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Presente con un video messaggio anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. E nell’anno del salario minimo, non poteva mancare un passaggio di Agnelli sul tema: “Lo abbiamo detto tante volte, vorremmo un salario minimo per decreto ma se si parla di industria basta parlare di salari da fame. I nostri salari sono come quelli delle principali manifatture europee, ad abbassare la media sono le paghe della pubblica amministrazione e del settore dei servizi. Ma questo non ci viene mai riconosciuto”. “A tanta disparità competitiva - come se non bastasse ha sottolineato Agnelli nella sua relazione - si sono aggiunti i tassi della BCE, decuplicati in appena 12 mesi e siamo in attesa di conoscere l’orientamento del nuovo patto di stabilità”. “Ingessare tutti di nuovo – ha proseguito il numero uno di Confimi Industria - con il rinnovo del patto di stabilità vuol dire per l’azienda Italia affossare l’unica fonte di produzione del proprio PIL di cui le pmi rappresentano il 73,8%”. “L’austerità senza distinguo rischia di demolire l’economia del nostro paese”. “L’Italia si trova di fronte a un bivio e le prossime elezioni europee dovranno farci i conti: salvare le industrie e le famiglie italiane o accontentare sempre e comunque l’Europa che invece è interessata ai soli mercati finanziari?” continua ancora Agnelli che scende nel dettaglio. “Uno Stato, così come una azienda, non può abbassare il proprio debito se non fattura, e non fattura se non vende, e non vende se non è competitivo, e non è competitivo se non può spendere in aiuti all’industria come fanno i nostri competitor europei che fanno quello che vogliono senza che nessuno se ne lamenti”. Il riferimento è chiaro e riferito alle vicine Germania e Francia in termini di energy release. Rivolgendosi poi ai due ospiti del Governo e ai parlamentari in sala Agnelli lancia un appello, “solo una reazione coraggiosa, forte, dignitosa, che dica basta a questo ricatto, a questa ipocrisia può essere capace di salvare 6 milioni di imprese, le loro famiglie e le famiglie dei lavoratori che vivono al nostro fianco”. “Diversamente – e chiude Agnelli con un’amara considerazione della realtà – non è più tempo di stupirsi dei tavoli di crisi aperti al MIMIT, ben oltre i 140, o delle 165 mila imprese giovanili che hanno chiuso negli ultimi 10 anni”. “Diversamente, il Made in Italy sarà un marchio svuotato del suo valore”. Iscriviti alla newsletter








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