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Attenzione alla bolla "social" dei mercati finanziari. L'opinione
Arnaldo Borghesi

Attenzione alla bolla "social" dei mercati finanziari. L'opinione

Da una parte ci sono i “buoni”, piccoli investitori, per la maggior parte millennials, che si ribellano, spinti dai social di Musk & co, al sistema finanziario e dall’altra i “cattivi” da sconfiggere, ovvero i fondi speculativi e le grandi banche d’affari. Tutto questo causerà uno scoppio della bolla e una catena di fallimenti se le Autorità non interverranno con rigore. L’opinione dell’economista Arnaldo Borghesi per Affaritaliani.it Milano

Nella crisi dei subprime del 2007, con il drammatico effetto domino di fallimenti che ne è conseguito, il coinvolgimento e le responsabilità del sistema economico finanziario e bancario italiano erano limitate. Ma l’effetto domino e lo tsunami che seguirono portarono il mondo e il nostro Paese in una drammatica recessione.

Oggi, a distanza di 13 anni, non passa giorno che un asset finanziario quotato non raddoppi il valore in una sola seduta, triplicandolo in una settimana e decuplicandolo in un mese. La motivazione è molto semplice: c’è una corsa irrazionale all’acquisto e il prezzo continua a salire, con la convinzione, da parte degli investitori, che la crescita non potrà mai arrestarsi.

La crisi dei subprime venne alla luce anche grazie agli hedge funds ovvero ai fondi ribassisti - i cattivi del mercato - speculatori senza scrupoli da emarginare. Però, senza di loro, i subprime avrebbero prosperato ancora un po' di tempo ingrandendo ulteriormente la bolla e le sue conseguenze negative. Nella realtà – diversamente da quanto si possa pensare - i ribassisti sono un elemento fondamentale per l’equilibrio dei mercati.

Questa volta però temo che gli hedge si asterranno da nuovi interventi di riequilibrio dei mercati. Una decisione razionale: è già di per sé pericoloso fare la pecora nera in un gregge di pecore bianche, ma è incosciente fare la pecora bianca in un branco di bufali impazziti, assetati e accecati dal guadagno facile.

Da una parte ci sono i “buoni”, piccoli investitori, per la maggior parte millennials, che si ribellano, spinti da qualcuno, al sistema finanziario e dall’altra i “cattivi” da sconfiggere, ovvero i fondi speculativi e le grandi banche d’affari.

Emblematico il caso dei bitcoin: per il guru Warren Buffet valgono zero, ma è stato sufficiente un tweet di Elon Musk per farli decollare. Per non parlare del caso Gamestop, Etsy e Signal.

I veri responsabili sono però le autorità monetarie che non hanno ancora compreso che stimolare l’economia con tassi negativi e credito facile, invece che l’economia reale e i consumi, significa alimentare la speculazione e l’inflazione delle attività finanziarie. Tornando alla crisi del 2007 le autorità monetarie reagirono con ribassi dei tassi e imponenti iniezioni di liquidità e i governi con nazionalizzazioni di banche e imprese che altrimenti sarebbero fallite.

Oggi, invece, stiamo affogando nella spirale di liquidità e tassi negativi. Quali strategie hanno in serbo le nostre autorità monetarie per rispondere ad una crisi finanziaria? Difficile fermare questi pasdaran del rialzo perché, in sostanza, non fanno nulla di più di quello che fa la Bce, acquistando titoli di Stato ad un valore che non ha nessuna attinenza al rischio reale sottostante. Se la Lagarde può ipotizzare un target di rendimento a lungo termine, come in Giappone, per i titoli di Stato operando di conseguenza, perché Elon Musk non si può porsi l’obiettivo di vedere le azioni di Tesla a 10.000 dollari? Confronto irriverente o provocazione?

Quando un’azione, in un solo giorno, guadagna il 135% e il giorno seguente perde il 65% credo ci si debba porre qualche domanda e riflettere con attenzione. È chiaro che prima o poi la bolla scoppierà e lascherà sul terreno molti morti e feriti. Gli investitori dell’ultima ora, affascinati dal facile guadagno, non percepiscono i rischi che corrono utilizzando anche il meccanismo della leva finanziaria, che può portare a guadagni potenzialmente infiniti, ma anche a perdere tutto a causa del cosiddetto sistema del ripristino dei Margini che mette in moto un avvitamento al ribasso attraverso le vendite automatiche: “Se non ripristini i margini il tuo operatore vende”. Per garantire l’integrità dei mercati, infatti, viene utilizzato il sistema dei Margini. I partecipanti devono costituire garanzie sufficienti alla copertura dei costi teorici di liquidazione che il Mercato sosterrebbe, in caso di insolvenza, per chiudere le posizioni del Partecipante nello scenario di mercato più sfavorevole, ragionevolmente possibile. A tutti i Partecipanti Diretti è quindi richiesto il pagamento di Margini su tutte le posizioni aperte. Le vendite determinano quindi una caduta dei prezzi e la necessità di ripristinare ulteriori margini con il rischio per l’operatore di fallire, innescando un effetto domino.

Il pericolo, purtroppo, non è solo per questi incauti investitori, ma per tutti. E’ difficile infatti restare indenni dallo scoppio di queste bolle: nel momento del crollo, infatti, per fare liquidità verranno venduti gli assets migliori, quelli liquidi, quelli che ancora avranno un prezzo, causandone il tracollo.

 

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