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Milano
Avances respinte e primarie a destra: tutto incerto sul fronte del No a Milano
I No milanesi al Referendum

di Paola Bacchiddu

Primarie, ipotesi di alleanze non ricambiate, rinnovamento della classe politica e molta sospensione, in attesa di quale piega possano prendere gli scenari nazionali.

Dopo l'esito del Referendum, e all'alba della composizione del nuovo governo, la vittoria del NO ha ripercussioni anche a livello locale, sui territori. Una fase molto confusa, questa, che vede tutti i partiti impegnati in un interregno di assestamento e riorganizzazione, anche in vista dei nuovi appuntamenti elettorali alle porte: le amministrative del 2017, innanzitutto.

Ma come si stanno preparando i protagonisti di quel variegato “fronte del no”, che ha registrato una clamorosa vittoria, dopo il 4 dicembre?

I Cinquestelle, che a livello nazionale invocano a gran voce il ritorno alle urne il più presto possibile, in Lombardia e a Milano tentano di recuperare un po' di quel bacino di voti che sembra non averli premiati troppo, percentualmente parlando. Secondo Gianluca Corrado, portavoce del Movimento in consiglio comunale, interpellato da Affaritaliani.it Milano, bisogna ripartire da quel non brillantissimo 10 per cento di consensi, registrato alle scorse amministrative milanesi: “C'é tanta gente che inizia a guardarsi intorno, dopo il voto referendario, e noi dobbiamo dimostrare che possiamo rappresentare un'alternativa valida a centrodestra o centrosinistra. E' ancora presto per parlare di candidature su Sesto San Giovanni o Monza (si andrà a votare la prossima primavera, ndr) e bisogna considerare che ogni gruppo territoriale fa storia a sé. Ancora è da decidere se le candidature saranno votate on-line o attraverso la presentazione di liste territoriali, composte dai singoli gruppi. Non se ne parlerà prima di febbraio”. 

Diversa è la questione del voto in Regione Lombardia. In questo caso l'esito del processo Maroni, se si arrivasse a una sentenza di condanna in primo grado, potrebbe anticipare la scadenza di questa amministrazione al 2017, perché interverrebbe la sospensione prevista dalla Legge Severino. “C'è ancora molto lavoro da fare, ma si può puntare al governo, anche se è complicato. Vedremo cosa deciderà la rete, quanto a un nome da candidare”, conclude Corrado. 

E se i 5stelle respingono con determinazione l'ipotesi di un'alleanza con la Lega, di diverso avviso è la Lega stessa, che sembra non escludere l'avvio di un dialogo in tal senso.

Alessandro Morelli, capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale, non lo nasconde con Affari: “Coi 5 stelle si può iniziare a ragionare, perché qui a Milano io e i consiglieri grillini siamo spesso su posizioni simili, andiamo molto d'accordo. Il problema è che sul territorio sono poco presenti. Questa vittoria del No ci ha fatto vivere interessanti corto circuiti politici, come quello di trovarci a fare campagna elettorale accanto ai banchetti dell'ANPI, ad esempio. Anche molto elettorato di sinistra inizia a capire che possiamo stare dalla stessa parte. Davanti a noi abbiamo partite molto importanti, come quella di Sesto, Monza e Mantova, e questa vittoria ci sprona ancora di più ad andare avanti, pancia a terra”.

Ma in tema di alleanze, 5stelle a parte, come si posiziona la Lega sul territorio? “E' ancora prematuro parlarne. Riguardo a Forza Italia stiamo ancora aspettando che Berlusconi ci dica se dopo il referendum rimarrà in politica o meno, come aveva annunciato. Una cosa è certa. Matteo Salvini vuole fare le primarie per individuare le candidature: stiamo già lavorando in tal senso, con la pianificazione dell'agenda. Inoltre già questo week-end organizzeremo dei gazebo per raccogliere le firme per andare al voto nazionale subito. Quello che non capisce il mainstream, anche mediatico, è che la gente si sta davvero arrabbiando. Pensiamo a Milano: non è la città narrata da Sala, tutta centro e lustrini. Basta andare alle otto di sera in Stazione Centrale o in Porta Ticinese per trovare i bivacchi. La gente ha paura davvero”.

Per Silvia Sardone, record di preferenze in consiglio comunale, dopo la Gelmini, insieme ai giovani colleghi Pietro Tatarella e Gianluca Comazzi, le parole d'ordine sono due: “rinnovamento” e “territorio”. “Dobbiamo essere uniti in coalizione, come abbiamo fatto a Milano: vediamo come si posizionerà NCD e anche cosa intende fare Berlusconi, in attesa della sentenza di Strasburgo. Quel che è certo è che a Milano Forza Italia ha superato il 20 per cento, in un contesto nazionale molto difficile: io, Tatarella e Comazzi abbiamo ricevuto più voti, facendo una campagna elettorale a tappeto sul territorio. La gente ha bisogna di sapere che se ti chiama, risponderai al telefono. Il mio numero l'ho stampato sui santini elettorali. Certo, è faticoso, ma è così che si riconquistano i voti. Io spero che il nuovo sistema elettorale preveda le preferenze e i piccoli collegi e mi piacerebbe che il nostro centro-destra facesse le primarie. In questo momento Forza Italia avrebbe bisogna di una politica molto più vicina ai cittadini: è proprio questo che gli elettori hanno chiesto col NO al Referendum. Il nostro partito vuole rilanciarsi e crescere o andare avanti con le solite rendite di posizione? Alle prossime amministrative dobbiamo candidare persone capaci, presenti sul territorio, giovani ma che abbiano fatto gavetta, e che siano capaci di interpretare il cambiamento”. 

D'accordo sulle primarie anche Giulio Gallera, assessore alla Sanità in regione Lombardia: “Ha perso Renzi, la sua arroganza, la personalizzazione sul Referendum, e il fatto che il popolo non abbia avuto nessuna percezione di un cambiamento migliorativo. Ora va capitalizzato questo risultato. Il centrodestra deve riuscire a mettere in campo una leadership credibile, deve essere compatto e fare sintesi, perché è questo che paga, elettoralmente. E per farlo, bisogna fare primarie per capire quali sono i temi e i toni che si ritengono più efficaci. Prevale un'anima più populista o più moderata? Questa vittoria ci ha aggregato di più, anche con la Lega, in vista delle prossime amministrative”. 

E il fronte parisiano come si colloca? Mentre l'ex manager Chili tv prosegue nel suo progetto di battere a tappeto l'Italia, alla ricerca di eccellenze nella società, capaci di esprimere un'offerta politica moderata, progressista e riformista, Manfredi Palmeri, consigliere comunale della lista civica di Parisi, pensa che non ci si debba rinchiudere nei recinti di scontate coalizioni politiche, ma ripartire dal risultato del referendum, e ascoltare il desiderio di cambiamento che l'elettorato ha espresso.

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