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Blue Whale, processo a una 23enne a Milano. Istigò una dodicenne al suicidio
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Blue Whale, processo a una 23enne a Milano. Istigò una dodicenne al suicidio

"Se sei pronta a diventare una balena inciditi 'yes' sulla gamba, se non lo sei tagliati molte volte per autopunirti". Così recitava uno dei messaggi inviati attraverso i social network due anni fa a una 12enne palermitana. A inviarli era una ragazza poco più che ventenne che si spacciava come "curatore" della "Blue Whale Challenge", un gioco adolescenziale diventato virale.

La 23enne e' stata mandata a giudizio con l'accusa di atti persecutori e violenza privata aggravata per aver costretto, con un complice che ora ha 16 anni, una alunna di scuola media a infliggersi tagli sul corpo e ad inviarle le foto. Si trattava della prima di 50 prove di coraggio.

A disporre il processo e' stato ieri il gup Anna Magelli. Il dibattimento su questo che pare essere il primo e unico caso accertato di Blue Whale a Milano, si aprira' il prossimo 16 aprile davanti al giudice monocratico della nona sezione del Tribunale. Per gli altri casi segnalati dovrebbe essere chiesta l'archiviazione.

Negli atti giudiziari si legge che l'imputata, in concorso con il ragazzo di origini russe ed esperto di informatica, avrebbe provocato nella vittima "un perdurante e grave stato di ansia e di paura" per la propria incolumita': tra il maggio e il giugno del 2017, avrebbe contattato la ragazzina palermitana, ora di 14 anni, mediante profili Istagram e Facebook come "curatorlady" o "imcurator", asserendo di far parte della rete di organizzatori del gioco. Gioco che consisterebbe in "50 prove quotidiane" da superare: "atti di autolesionismo" o altri atti con lo scopo di "recare dolore e/o disagio alla persona, sino alla prova conclusiva consistente nel suicidio mediante salto nel vuoto dal tetto di un edificio". Dopo di che, come si evince dagli accertamenti informatici, la 23enne, come una sorta di 'tutor', avrebbe indicato e imposto alla vittima i gesti da compiere, concordati con il complice. Oltre ad incidersi " 'yes' sulla gamba" o "sul tallone (..) una 'R'", le avrebbe chiesto: "prendi il rasoio (...) ora ti fai un taglio sotto il piede sinistro e un taglio sotto il piede destro, un taglio sul palmo della mano destra e un altro sul palmo della mano sinistra e mi invii le foto", come prova. In piu' la presunta "curatrice" avrebbe minacciato e intimidito la ragazzina facendole sapere di conoscere il suo "indirizzo IP di connessione", cioe' dove abitava, e quindi di poter "raggiungerla e ucciderla qualora avesse interrotto la partecipazione alla 'Blue Whale Challenge'". Secondo il capo di imputazione la 12enne non sarebbe l'unica vittima della ragazza finita a processo.

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