"Il Boomer Milanese? Un animale mitologico, modello di spensieratezza in una città di precarietà assolute" - Affaritaliani.it

Milano

"Il Boomer Milanese? Un animale mitologico, modello di spensieratezza in una città di precarietà assolute"

Intervista al creator del bauscia che spopola sui social: "Viviamo un'epoca di precarietà assoluta. Ma il mio personaggio segue la sua 'bussola della libidine'. La Milano da bere? Molto romanzata, ma c'era una vera convivialità"

di Federico Ughi

"Il Boomer Milanese? Un animale mitologico, modello di spensieratezza in una città di precarietà assolute"

"Col Giangi ed il Buslaghi a far baldoria nella Milano degli anni Ottanta". E' la filosofia del Boomer Milanese, personaggio che spopola su TikTok (183mila follower e 5 milioni di "mi piace") ed Instagram (257mila follower) con i suoi racconti di una vita esagerata ed edonistica. Episodi palesemente inventati ma che agli amici al bar il Boomer racconta con tale convinzione e passione che non smetteresti mai di ascoltarlo. Dall'incontro di boxe con Mark Tyson alle serate allo Studio 54 con Donald Trump, passando per i provini con Milan ed Inter ed una promettente carriera stroncata da quel "maledetto crociato". 

Dietro a questa maschera di bauscia meneghino c'è un creator classe 1985, Gabriele il suo nome, che ha iniziato per gioco appena la scorsa estate ed oggi si trova ad avere un seguito in rapida ascesa sui social. Perchè tutti i nati all'ombra della Madonnina possono dire di avere un parente che sembra non essere mai uscito da quel sogno ad occhi aperti della "Milano da bere". "Il mio Boomer milanese è un animale mitologico che vive in un presente che non gli appartiene", racconta Gabriele ad Affaritaliani.it Milano. "E' un modello di spensieratezza in un'epoca di precarietà assoluta. E con la Milano della Gintoneria non c'entra nulla: il Boomer è sui social senza neanche saperlo". L'intervista.

Quanto c'è di tue esperienze dirette nei racconti del Boomer Milanese e quanto invece si tratta di pura fantasia?

Il Boomer Milanese prende spunto dalle storie vere dei "milanesoni" di quell'epoca, che ingigantisco proprio come fa con il mio volto il filtro che uso nei video. Gli spunti sono tutti reali: chi non ha mai sentito storie di quello che era una promessa del calcio o che era bravo a suonare? Quelli che concludono sempre le loro storie dicendo: "Se solo avessi avuto la testa...". Un format narrativo che si sposa perfettamente con le dinamiche da bar di quegli anni, quando volevi impressionare la persona seduta accanto a te. Oggi invece si vuole impressionare sui social. I bauscia di oggi sono quelli che flexano e sciabolano davanti ad uno smartphone.

A proposito del filtro che usi: sei un caso piuttosto atipico di creator anonimo: è un vantaggio o un limite?

L'ingresso sui social è avvenuto così, senza pianificazione, ed ora giustamente la gente si è affezionata alla maschera, toglierla sarebbe un rischio. Così il Boomer è lo zio che ogni milanese in famiglia. E' una libertà, solo raramente qualcuno mi riconosce comunque per via della voce. Poi succede che a volte esco con altri creator come Frank Gramuglia o Lorenzo Ruzza. E loro vengono fermati, io no...

Il Boomer Milanese è uno di quei personaggi che creano un curioso cortocircuito: piacciono moltissimo anche alle persone alle quali fa il verso. Come te lo spieghi?

E' vero che ci sono due aspetti: da una parte c'è la critica nei confronti di chi ostenta e dice un sacco di cavolate. Comportamenti che nella vita reale non piacciono ma che il mio personaggio rende simpatici. Ma poi il Boomer milanese sdogana lo spensieramento. Perchè lui viene da una epoca in cui l'ambizione era quella di sistemarsi. C'era il lavoro fisso. Trovavi lavoro in banca, compravi l'Alfa ed eri tranquillo. Lui ha vissuto una epoca spensierata ma parla a persone che vivono in un'epoca di precarietà assoluta. Nella quale l'ambizione è realizzarsi e non sistemarsi, in un mercato che si rivoluziona sempre, con l'ansia che tutto possa cambiare da un momento all'altro.

Ma questa Milano da bere era davvero così mitica?

Il racconto della Milano degli anni Ottanta è comunque molto romanzato. Permane - ieri come oggi - il mito della velocità. Ma quella Milano, che ho conosciuto da bambino con gli occhi dei miei genitori, era più orizzontale. Era cosmopolita ma molto italiana. Segmentata in bande e tribù, tutte perfettamente riconoscibili dai loro simboli di appartenenza. La cintura del Charro dei paninari, la cresta dei punk, la maglietta nera dei metallari. Ma c'era un fondamentale aspetto di convivialità, contava esserci fisicamente. Ora è tutto più verticale, esclusivo. La presenza è virtuale. San Babila oggi è solo un luogo di passaggio.

E cosa pensa il Boomer dei milanesi della Gintoneria? Li riconosce come suoi eredi?

No, non c'entra nulla con quel mondo. E' uno più da Studio 54, dove ti direbbe che ha conosciuto Basquiat. Si rifà ad un mondo diverso. Poi parla del Ferrari ma gli piace la Panda. Si gode la vita in maniera sana, divertente e con spirito. Ha creato questa "bussola della libidine" che non segna l'ora ma le cose da fare. Questa è la sua filosofia: le ore che segna il suo orologio le usa per godersi la vita consumandosi nei piaceri. E non si presta ai social. E' online senza neanche saperlo. E' un personaggio che vive in un presente che non gli appartiene. Un animale mitologico il cui habitat naturale è il bar. Il classico bauscia che sa tutto anche se non sa nulla. Uno che non è mai aggiornato. Lo smartphone lo chiama ancora telefonino. E se critica tutto è perchè vuole sentirsi al centro

Dove vuoi portare il personaggio del Boomer Milanese adesso?

Intanto parteciperà al "Ruzza Day" del 10 maggio. E poi vedremo in futuro altre novità. Non voglio farlo rimanere fermo alle sole storie da bar. Vorrei aprirmi a discorsi più filosofici. E catapultarlo in situazioni grottesche dalle quali emerga la sua personalità da boomer.

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