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Caccia, il Governo ha impugnato la legge lombarda

Caccia, il Governo ha impugnato la legge lombarda

Il governo ha impugnato, davanti alla Corte Costituzionale, la legge lombarda sulla caccia. Nella seduta di ieri, infatti, il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministero agli Affari Regionali, ha deliberato di impugnare alla Consulta quattro articoli in materia di caccia della legge votata dal Consiglio regionale della Lombardia lo scorso 4 dicembre.Il governo, fa sapere la Lega abolizione caccia, anche a seguito di un esposto delle associazioni ambientaliste LAC, LIPU, LAV, WWF, ENPA, ha rilevato 4 profili di illegittimita' in altrettanti articoli in materia di esercizio della caccia, poiche' in contrasto con la normativa nazionale . In particolare sono state violate disposizioni statali relative all'annotazione non immediata, sul tesserino venatorio regionale, degli animali selvatici appena abbattuti dal cacciatore; alle distanze di rispetto dai luoghi di lavoro e dai fabbricati rurali in caso di utilizzo dei fucili nell'attivita' venatoria da appostamento; alla esclusivita' delle opzioni di caccia praticate o da appostamento fisso con richiami vivi o in forma vagante, attivita' che non puo' essere svolta in entrambe le modalita' da parte del cacciatore; alla misurazione delle distanze di sicurezza degli appostamenti di caccia rispetto ai fabbricati, che vanno calcolate tenendo conto delle distanze lineari, a prescindere dalla morfologia del terreno.

Commenta Roberto Anelli, capogruppo della Lega in consiglio regionale: "Che al Pd dei diritti dei cacciatori lombardi non interessa nulla era ben chiaro fin dall’inizio. Oggi esultano per il ricorso alla Consulta ma forse non hanno capito che una buona parte delle norme sulla revisione normativa sulla caccia non sono oggetto di impugnazione e come tali troveranno immediata attuazione. Voglio ricordare ai partiti di opposizione che l’impugnativa non corrisponde a Sentenza. Chi confonde questi termini dovrebbe tornare sui banchi di scuola”.  “Difenderemo a oltranza - prosegue Anelli - il nostro diritto a legiferare in materia venatoria nell’ambito della cornice normativa nazionale che è datata 1992 e che deve dunque essere aggiornata. Vedere Pd e M5S esultare rappresenta solo la conferma di come loro siano i portabandiera di un animalismo ideologico e di pulsioni anticaccia, ovvero ciò che di più distante ci possa essere dalle necessità e dalla sensibilità dei nostri territori. Se fosse stato per il Pd non sarebbe mai stato fatto nulla. Questa maggioranza, la Lega in particolare, intende sostenere la propria linea in favore dell’arte venatoria, perché questa possa essere riconosciuta anche ai massimi livelli. Compresa la Corte Costituzionale”.

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