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Cala il sipario sulla fashion-week. Ecco gli show che più hanno convinto

Cala il sipario sulla fashion-week. Ecco gli show che più hanno convinto

Iceberg ha aperto la settimana della moda donna di Milano con uno show retrospettivo alle radici del brand, prossimo al traguardo del mezzo secolo di vita nel 2024.  La label di sportswear-luxury della riminese Gilmar privilegia la formula mista del co-ed per il suo ritorno sulle passerelle milanesi con una batteria di modelle e modelli che vestono outfit rigorosamente neri, bianchi o burgundy. Nello spazio della Pelota, il brand disegnato James Long svela una collezione per il prossimo inverno 23-24 che ripercorre le tappe clou della sua storia, ma con rinnovata fantasia. Così, i bikers in pelle oversize si ispirano alla campagna del 2001 scattata da David Lachapelle con Pamela Anderson che posò nuda sul retro della motocicletta; mentre le giacche imbottite in maglia con finiture in ecopelle includono, sulla manica, una tasca-tributo al co-fondatore di Iceberg, Jean-Charles de Castelbajac. “La collezione riflette l’evoluzione del brand. Abbiamo lavorato per renderlo più traversale con un forte tocco di femminilità, alzando il tiro su materiali e colori”, spiega Corrado Masini, global brands director di Gilmar. Il maglione casto davanti che lascia la schiena nuda, la classica camicia azzurra portata con la gonna di pelle, gli abiti di maglia aderentissima chiusi da una fila di bottoncini: è nel dualismo l'essenza di Fendi e Kim Jones ne va alla radice, scegliendo come musa una delle donne simbolo della maison, Delfina Delettrez, la 36enne figlia di Silvia Venturini, creatrice dei gioielli del brand.

Il dualismo di Fendi tra eleganza e perversione

C'è un'eleganza ma anche una perversione nel modo in cui distorce Fendi, che io amo". 

Così, per il prossimo autunno-inverno 2023, il designer ha attinto direttamente al guardaroba di Delfina e al modo in cui indossa pezzi dell'archivio della maison, in un gioco di sovrapposizioni e decostruzioni all'insegna di una noncuranza solo apparente. Per esplorare il classico e l'eleganza attraverso la lente di una sottile perversione, Jones ha voluto aprire la sfilata - con ospiti come Donatella Versace e le attrici Christina Ricci e Gwendoline Christie - con un semplice cardigan di maglia e una gonna di pelle. I pantaloni hanno dei pannelli laterali o sono abbinati a kilt di memoria punk, le maglie lasciano la schiena nuda, i gilet si sdoppiano e mettono le maniche, gli impermeabili si aprono mostrando la fodera in paillettes, i grembiuli si sovrappongono ad abiti e camicie, mentre lampi di feticismo appaiono attraverso sottovesti di lingerie, che fanno capolino sopra stivali stringati alti fino alla coscia. Ai tubini drappeggiati tagliati in sbieco si alternano bavaglini di agnello persiano, maglie a costine lasciate sbottonate o indossate di traverso, abiti in raso dal drappeggio ritorto, romanticamente trascinati da sciarpe fluttuanti. 

"È decostruito, ma lussuoso. C'è un piccolo cenno al punk e la mia ammirazione per il fai-da-te, ma trasformato in qualcosa di chic" chiosa Jones, che ha preso dall'archivio alcuni motivi grafici e alcuni schizzi di Karl Lagerfeld del 1981. E' doppia, e non poteva essere altrimenti, anche la nuova borsa di stagione, la Fendi Multi, disegnata da Silvia Venturini Fendi per trasformarsi in due forme distinte. "Penso che ciò che è veramente bello sia il movimento della borsa, che possa essere due cose in una - riflette la creativa - Quella dualità è molto Fendi, così come l'idea di qualcosa che sembra semplice ma, in realtà, è molto complesso". Da parte sua, la musa di collezione ha voluto tradurre in gioiello il mood di stagione: "Volevo esplorare la purezza della doppia F, agganciata all'orecchio - racconta - Come la collezione, va all'essenza stessa di Fendi".

Anteprima al traguardo dei 30 anni

Continua la celebrazione del 30° anniversario di Anteprima: la città di Milano, dove il brand è nato 30 anni fa, torna protagonista per interpretarne la sua essenza, vero fulcro creativo e fonte di ispirazione di Izumi Ogino, Direttore Creativo Anteprima. L’amore al centro della nuova collezione: per l'Artigianato, per l'Arte e per la Vita. LOVE scritta a mano da Izumi Ogino appare a led in passerella. Moderno spirito ribelle e femminilità classica dall’aura drammatica. 

Illumina il “buio”: Guardare indietro per guardare avanti è uno dei messaggi chiave della nuova collezione FW23, connubio perfetto tra passato e presente, tradizione e innovazione.

“Ho creato la collezione per esprimere la sicurezza e bellezza interiore, l’audacia e la sensualità della donna contemporanea che vive pienamente la sua vita, lotta per la sua libertà, i suoi diritti e felicità” sottolinea Izumi Ogino LOVE. “Quando creo qualcosa, quello che cerco di fare è trovare un punto d'incontro tra due mondi, portando quella bellezza a qualcosa che le donne moderne possono indossare ogni giorno" conclude Izumi Ogino.

Il colore: Luscious Red dal tono brillante si riconferma mentre il Dark Cherry che è vicino al Bordeaux si presenta con una tonalità più profonda; spazio all’arancione tenue e cromatico di Apricot Crush, Salmon Caviar e Beacon Orange.  La lucentezza naturale e laccata sarà l'effetto più importante. Warm Yellows, Olive to New deep dark Olive e Midnight Blue, e Grey nella tonalità più calda che garantisce l'equilibrio della tavolozza. Le tinte Alpine Forest e Green sono il nuovo accento pastello.

Il volume: le forme sono più strutturate e nitide, pur mantenendo il senso di fluidità e femminilità. I ritagli sono precisi e i bordi arrotondati su capi minimalisti con un tocco più fresco e deciso. Ispirato dal mondo dell’architettura e del design il volume scolpito pieno d'aria, aggiunge una dimensione divertente alla collezione.

Il Nacré, detta anche madreperla, offre una luminosità naturale e un luccichio virtuale su vetro, acetato, metallo, ceramica e tessuti: la Wirebag utilizza la perla come catena e come abbellimento, la nuova sperimentazione è la lamina-cinghia luccicante perla, mista a filo metallico. Una continua attenzione alla sostenibilità con l’utilizzo di tessuti e materiali riciclati e lo sviluppo e il progetto del filo metallico riciclato nella FW23.

Gucci rilegge la sua storia recente, sexy e colorata

Nella collezione l''incontro' tra Tom Ford e Alessandro Michele. E' l'introduzione a un nuovo capitolo della lunga saga della maison Gucci la collezione donna in passerella oggi a Milano, disegnata dal team interno della maison, uscito in massa, a fine sfilata, a raccogliere gli applausi del pubblico in sala, a partire dai Maneskin, ospiti dello show insieme a colleghi come Florence Welch, Beth Ditto, Halle Bailey e Asap Rocky, seduti a fianco di attori come Dakota Johnson e Xiao Zhan, che le ragazzine inseguono in massa da una sfilata all'altra. Nel sancta sanctorum del Gucci Hub, gli ascensori trasportano le modelle attraverso l'edificio fino alla passerella, a illustrare il processo creativo che sta dietro a ogni nuova collezione: dagli archivi dove le idee si innescano, attraverso gli atelier dove si sviluppano, fino alla passerella dove si manifestano. Una circolarità creativa - evocata dalla pedana stessa - che si riflette nella collezione, una rilettura con gli occhi del presente proiettati al futuro della recente storia di Gucci, quella dei codici sensuali e sofisticati dell'era di Tom Ford, ma filtrati attraverso i colori elettrici e le decorazioni opulente di Alessandro Michele. Questa è una collezione di transizione: dopo l'addio di Alessandro Michele, che lo scorso novembre ha lasciato la guida creativa della maison, infatti, alla fine del mese scorso è stato annunciato il suo successore, Sabato De Sarno, che debutterà però solo a settembre. All'ufficio stile interno, quindi, il compito di traghettare Gucci dall'era - lunga 7 anni, dal 2015 al 2022, ma soprattutto libera e rivoluzionaria nel contaminare generi e referenze - così profondamente segnata dallo stile di Alessandro Michele al nuovo segno che lascerà De Sarno, che per oltre 10 anni ha lavorato fianco a fianco di Pierpaolo Piccioli da Valentino. La scelta del team creativo è stata quella di identificare l'identità del marchio ripercorrendo le epoche recenti della maison, dagli anni '90 ai 2010, fino ai giorni nostri. Una scelta personificata anche dal cast ed evidente fin da subito: non si può non pensare a Tom Ford - il texano che rilanciò Gucci nel 1994 e lo rese sexy e desiderabile per 10 anni - quando la sfilata si apre con un reggiseno in metallo con il logo GG tempestato di cristalli abbinato a guanti e gonna di raso nero. Il linguaggio erotico e glamour dello stilista texano - che aveva persino lanciato una campagna con una modella con i peli pubici rasati a formare la G di Gucci - viene però filtrato dal gusto dell'ultimo direttore creativo quando le seducenti longuette in tessuti trasparenti e pizzi preziosi, che ricordano la biancheria intima, si abbinano alle calze a rete dai colori fluo o alle pellicce di frange di cristalli, ai cappotti con i colli di pelliccia coloratissima, ai voluminosi copricapi in piuma. E poi c'è l' ultracentenaria storia di Gucci, i suoi codici, a fare da ponte tra un'era e quello che si vedrà a settembre, quando andrà in scena la prima collezione del nuovo direttore creativo.

Da Prada sfila la bellezza della cura e dell'amore

Non nel glamour milionario o nella fantasia, ma nella cura e nell'amore: lì si nasconde la vera bellezza per Miuccia Prada e Raf Simons, che al prendersi cura hanno dedicato la collezione Prada per il prossimo inverno da una parte elevando la classica uniforme da infermiera e dall'altra rendendo quotidiano un capo speciale come l'abito da sposa. "Questa collezione - spiega Raf Simons - è ispirata all'idea di bellezza. Ma ogni volta, quando affrontiamo un tema io e Miuccia cerchiamo di uscire dallo schema tipico. L'idea di bellezza da cui siamo stati attratti era sinonimo di attenzione, di cura e delle uniformi associate a questi concetti, perché le persone che si prendono cura degli altri sono le più importanti. Torniamo sempre alle persone, è una questione di responsabilità". Simbolo per eccellenza dell'amore, i wedding dress diventano capi da tutti i giorni, con le loro gonne bianche e ricamate con fiori tridimensionali che si abbinano al più semplice dei pullover e alle ballerine basse. "In fondo, perché - si chiede Simons - si dovrebbe celebrare l'amore solo per un giorno?". La fusione e lo scambio fra i capi di tutti i giorni e quelli speciali, fra l'ordinario e lo straordinario, si riflette nella location trasformista, il Deposito della Fondazione Prada, dove un soffitto mobile si alza a inizio show, svelando decorazioni floreali inizialmente nascoste alla vista. 

Se l'abito da sposa diventa una gonna, mini o longuette, diritta o svasata, l'uniforme da infermiera viene nobilitata e si trasforma in una serie di lunghi e sottili abiti bianchi con bottoncini, tasche e persino un accenno di strascico. "Si pensa che nella moda solo il glamour sia importante, ma io - sottolinea Miuccia Prada - odio questa concezione, l'ho sempre combattuta. La ricerca della bellezza in ogni dove e in qualunque forma è alla base di questa collezione. Ci siamo ispirati alle uniformi che rappresentano la cura, come quelle delle infermiere, perché occuparsi degli altri è una cosa bellissima. Volevamo trasformare queste uniformi da simboli di cura a simboli di bellezza". "La cura vuol dire preoccuparsi delle cose, dare importanza a quello che è modesto e abbassare il troppo bello per trovare un equilibrio giusto in questo momento. E' la bellezza delle cose modeste, bello non è solo il glamour miliardario, sono anche le cose di chi lavora: il bello - conclude Miuccia Prada - è in ogni piccola cosa". Bello è anche avere premura, proteggere il corpo, come fanno bomber e mini di nylon bianco imbottito e i volumi avvolgenti dei classici capispalla sartoriali presi dal guardaroba maschile.    

Da Hui riflessi d'Oriente

Tutto è cominciato da un tessuto ricamato dei primi anni della dinastia Qing (1636-1912) che fa parte della collezione permanente del Museo della Moda del Centenario di cui Hui Zou Zhao è fondatrice e curatrice a Shenzen. L'usura e il tempo hanno reso meno nitidi i contorni del disegno che rappresenta un albero di magnolia con sotto due lepri. In Cina la magnolia è un simbolo di dignità e perseveranza ma anche di nobiltà d'animo e bellezza. Invece in un'antica ballata popolare c'è una strofa che dice “Se due lepri corrono insieme chi potrà riconoscere se sono maschio o femmina?”. Da qui la signora della moda cinese ha ricordato Mulan, il celebre film di animazione americano basato sulla leggenda di Hua Mulan, la bellissima ragazza che si travestì da soldato per fare la guerra al posto del padre. Mulan in mandarino ha due significati: “dolce e soave come un fiore di magnolia” oppure “nata con la magnolia in fiore”. Per questo la Collezione Hui per l'autunno/inverno 2023/24 è basata sul fascinoso contrasto femminile tra forza e fragilità, sull'infinito talento delle donne nel fare qualsiasi cosa senza violenza e sete di potere. Come sempre si comincia dal pijama che è un grande classico del brand oltre a essere un modello per sua natura genderless. In seta lavata oppure cady, con o senza una leggera imbottitura, il nuovo pijama di Hui ha ricami sfumati oro e argento sulle tinte di base: bianco e nero. Nel secondo tema cromatico rosso, nero e beige servono da fondamento e base per una stampa che ricorda l'antico ricamo Qing con sopra un pizzo di paillette che ne confonde i contorni. Il terzo tema prevede per gonne dritte appena sotto il polpaccio abbinate a giacche e cappotti di taglio maschile, tinte forti come ottanio, verde smeraldo e rosso fuoco fuse nel classico check del tweed abbinato alla stampa di un paesaggio cinese e, in alcuni casi, a dei bordi leopardati. Tutti questi dettagli  grafici e cromatici si fondono in una cappa patchwork che ricorda i mantelli cuciti con i simboli del coraggio fisico e animale. Infine c'è la pelliccia faux fur in cui si nasconde il disegno pixelato di un drago sui toni di ottanio verde e rosso. Solo l'imperatore e i suoi migliori generali potevano indossare abiti ornati dal motivo del drago che porta fortuna, successo e vittoria ai coraggiosi. Nessuno ha più coraggio di una donna di oggi.

Armani, l'eleganza è intima come un tocco di cipria

L'intimità di un salotto o, ancora di più, quella del trucco, un momento squisitamente femminile e personale.E' l'atmosfera che si respira alla sfilata di Giorgio Armani per il prossimo inverno, aperta da modelle che conversano accanto a un divano e chiusa da un gesto tanto quotidiano quanto seducente, quello di una donna che si sistema il trucco guardandosi allo specchio. Perché il momento del maquillage - da cui vengono i colori della collezione per il prossimo inverno - è tanto personale e raccolto quanto il sentimento che pervade questa collezione, che sembra suggerire "l'intimità - si legge nelle note - come antidoto a un momento di eccessi teatrali". 

E lo si capisce da subito, non solo perché Giorgio Armani sceglie nuovamente di accogliere i suoi ospiti nel piccolo teatro di via Borgonuovo 21, ma perché oltrepassando la soglia di palazzo Orsini, tra marmi e stucchi, si viene subito accolti in una dimensione domestica, evocata dai cuscini di un divano. Un racconto in interni all'insegna di una soave domesticità e di un guardaroba fluido e prezioso. Questa è una donna che "si è vestita - spiega dopo lo show Giorgio Armani - con molta cura e attenzione, con il piacere di vestirsi". 

Una donna che sceglie la "cosmetica d'inverno, vestita dei colori che usa normalmente sul viso, dal rosa leggero baby a quello più sabbia bagnata". Colori 'cosmetici', appunto, e pieni di grazia, dispiegati su forme fluide, che seguono il corpo e il movimento: abiti come pigiami, scialli di velluto con lunghe frange, gonne di seta, pantaloni trasparenti, pullover, cappotti di cashmere con colli di maglia a coste, giacche allungate e lunghi abiti di raso, ma anche piccoli top e sottane di tulle ricamato. Una sinfonia tagliata dal nero kajal, accesa dal motivo di un fiore stilizzato, mossa dal gioco continuo di lucido e opaco, animata da un gioco di frangette di perline, che danzano sulle cuffie di velluto. Tutto all'insegna di quella discrezione che è da sempre la cifra di Giorgio Armani. A lui, che ha cambiato la moda, oggi è stato chiesto come invece la moda ha cambiato lui: "la moda è stata un affare, non solo economico, è stata un impegno notevolissimo, soprattutto - sottolinea - perché ho tenuto fermo il mio principio, che la moda è fatta per le donne e non per i giornali". E sono donne vere quelle che lo applaudono a fine sfilata, dall'attrice francese Isabelle Huppert alla senatrice a vita Liliana Segre, da Ornella Vanoni alla giornalista Francesca Fagnani, co-conduttrice della seconda serata di Sanremo. Star in passerella e anche al cinema, Armani è tra i protagonisti del documentario 'Milano: The Inside Story of Italian Fashion', diretto da John Maggio, scritto e prodotto da Alan Friedman, che stasera al cinema Odeon chiude ufficialmente la Milano Fashion Week.

 

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