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Milano
Carlotta, ovvero storia di un modello comunque positivo
Carlotta Rossignoli

L'ossessione batte sempre il talento. Ormai è una frase celebre, ricavata dal film Hustle. La storia, in quel film, era quella canonica - e in effetti il leitmotiv di mille altre pellicole - il giocatore talentuoso che deve impegnarsi fino all'ossessione altrimenti gli altri lo avrebbero superato e non sarebbe mai emerso. Storia vecchia: Rocky era un pugile mediocre che però si impegnava fino allo stremo, fino all'ossessione. Storia vecchissima: volli volli e fortissimamente volli. Da qualche giorno si parla di una ragazza, tale Carlotta Rossignoli, che ha fatto una intervista sicuramente celebrativa, agiografica direi, ma nella quale - di fatto - ha detto proprio quello: si è impegnata allo stremo per ottenere i suoi risultati.

Certo, si vanta e la mette giù durissima, "se la crede" come si dice oggi

Una intervista del genere diventa subito un caso perché la ragazza diviene un modello da seguire. Certo, dice anche cose molto discutibili: opinioni sue. Dice che dormire è una perdita di tempo. Niente di nuovo, anche qui: pure Berlusconi che aveva il gradimento della maggioranza degli italiani, negli anni '90, si vantava di essere arrivato, con l'allenamento, a sprecare solo un paio d'ore per notte. Lo dicevano - sebbene per ronfate eccessive - anche gli antichi: chi dorme non piglia pesci. Questo che cosa vuole dire? Che la gente non deve dormire? Che la deprivazione del sonno è una pratica auspicata? Risulta alle cronache forse che nel periodo in cui Berlusconi era gradito a oltre metà degli italiani ci sia stata un'epidemia di insonni? Non mi pare proprio, anche perché nel mondo contemporaneo non è che ci manchi il tempo per dormire o che manchi ai ragazzi.

Anche qui: non vale replicare che c'è chi fa il doppio lavoro o che c'è chi lavora e studia

Anche qui: non vale replicare che c'è chi fa il doppio lavoro o che c'è chi lavora e studia (e sono uno che ha lavorato mentre si laureava). Chi deve fare più cose è meno agevolato, e la strada è più difficile, e deve sacrificare qualche ora di sonno o di svago in più. E allora? Alla fine quell'intervista, indubbiamente agiografica, proponeva il modello - stereotipato! stereotipato! - di una ragazza che ha avuto successo perché ha studiato tanto. Selvaggia Lucarelli ci dice che ha avuto anche aiuti dai genitori, che la sua famiglia era agiata eccetera eccetera e che si è fatta le scuole private. Benissimo: la considereremo meno, questa Carlotta, di un ragazzo che è riuscito emergere da una famiglia non benestante. Ma personalmente continuerò a ritenerlo un modello positivo, o quantomeno più positivo di uno che se ne sta sul divano tutto il giorno a non fare niente o che diventa un idolo per essersi inventata il corsivo parlato e altre idiozie del genere. Sembra lapalissiano pure spiegarlo, ma siamo in tempi nei quali pure il "volli fortissimamente volli" di Vittorio Alfieri potrebbe diventare un invito a pratiche estreme e deprecabili.

PS. La frase è riferita a quando il poeta chiese al suo domestico di legarlo alla sedia per "costringerlo" a diventare un autore tragico.

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