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Caso Eni Nigeria: pm indagati "anche per mancato deposito video"

Caso Eni Nigeria: pm indagati "anche per mancato deposito video"

Il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro sono indagati dalla Procura di Brescia con l'ipotesi di reato di 'rifiuto d'atti d'ufficio' con riferimento al processo per le presunte tangenti pagate da Eni e Shell in Nigeria in cui sono stati assolti tutti gli imputati. Tra i comportamenti dei pm messi sotto osservazione c'e' "anche la vicenda del video non depositato al processo Eni", circostanza emersa ieri dalle motivazioni del verdetto assolutorio. Ma, si precisa, "non e' questo l'episodio piu' importante" sulla cui base i due magistrati sono stati indagati. La loro iscrizione origina dalle dichiarazioni rese in Procura a Brescia dal pm Paolo Storari, anch'egli indagato a Brescia. Al centro dell'inchiesta della Procura di Brescia che vede indagati i pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro ci sarebbe altro materiale, tra cui alcuni documenti, acquisito nel fascicolo sul cosiddetto "Falso complotto Eni" relativo al processo sulla presunta corruzione in Nigeria che si e' chiuso lo scorso marzo con l'assoluzione di tutti e 15 gli imputati. 

I pm non dissero del teste pagato

I pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro - riporta l'ANSA - sono indagati dalla Procura di Brescia in quanto pur avendo la consapevolezza della falsita' delle prove portate dall'ex manager di Eni Vincenzo Armanna alla pubblica accusa, avrebbero omesso di mettere a disposizione delle difese e del Tribunale gli atti su tale falsita', nel corso del dibattimento sul blocco petrolifero Opl245. L'inchiesta bresciana riguarda oltre a un video tra Armanna e l'avvocato Piero Amara anche i documenti, a loro trasmessi dal pm Paolo Storari, relativi a un un versamento di 50 mila dollari da un conto dello stesso Armanna a un teste, Isaak Eke. 

ome hanno scritto i giudici nelle motivazioni della sentenza di assoluzione di tutti gli imputati del caso Eni/Shell-Nigeria, i due pm non hanno depositato agli atti un video tra Armanna e l'avvocato Piero Amara. Video di cui ha parlato al Procuratore della Repubblica di Brescia Francesco Prete e al pm Donato Greco Roberto Casula, ex manager della compagnia petrolifera, tra le persone finite sotto processo per corruzione internazionale e poi scagionate. Isaak Eke, invece, teste convocato da De Pasquale e Spadaro in dibattimento e definito il 'vero Viktor', secondo gli atti trasmessi da Storari, non si e' presentato in aula ritenendo il 'compenso' di 50 mila euro insufficiente, e al suo posto sarebbe venuto un amico. 

Da Armanna chat 'false' a pm Milano 

Il pm di Milano Paolo Storari, interrogato dai pm di Brescia il 19 maggio sul caso dei verbali di Amara e sui contrasti coi vertici dell'ufficio anche sulla gestione del fascicolo sul 'falso complotto Eni', avrebbe informato - riporta l'ANSA - gli stessi vertici che l'ex manager Eni e imputato Vincenzo Armanna aveva prodotto ai pm del processo Eni-Shell/Nigeria chat 'modificate' di suoi dialoghi con un teste, che lui avrebbe pagato. Nel processo, pero', non sarebbero state depositate le chat corrette trovate nel telefono di Armanna. E' un altro degli aspetti dell'indagine della Procura bresciana nella quale sono indagati i pm De Pasquale e Spadaro. 

La segnalazione del procedimento a carico dei due pm titolari dell'inchiesta Eni-Shell/Nigeria e' arrivata al pg della Cassazione Salvi, al Csm e al Ministero della Giustizia. Nel suo interrogatorio il pm Storari, indagato per rivelazione di segreto d'ufficio per il caso dei verbali di Amara consegnati a Davigo per autotutelarsi, a suo dire, dall'inerzia dei vertici nelle indagini, aveva fatto una ricostruzione ad ampio raggio, parlando dei contrasti sorti attorno alla gestione dell'indagine sulle rivelazioni dell'ex legale esterno di Eni sulla Loggia Ungheria e anche delle divergenze nell'inchiesta sul cosiddetto 'falso complotto Eni'. A quanto si e' saputo, il pm Storari avrebbe scoperto il versamento di 50mila dollari da Armanna, 'grande accusatore' nel caso Eni-Nigeria, al teste Isaak Eke (che nel processo fu indicato come il presunto 'vero Victor'). Ma quegli atti trasmessi dal pm ai vertici dell'ufficio sarebbero stati ignorati e non depositati dai pm nel processo. Storari, poi, avrebbe rintracciato nelle chat del telefono di Armanna dialoghi in cui quest'ultimo chiedeva la restituzione dei soldi se il teste non si fosse presentato. Chat trasmesse dal pm. Nel processo, comunque, anche queste chat non sarebbero state depositate, mentre Armanna aveva prodotto nel dibattimento su carta conversazioni nelle quali mancavano parti dei dialoghi. Nel frattempo, in Tribunale a Milano si sta valutando se e come muoversi in relazione alla 'mossa' dei pm del caso Eni-Nigeria che cercarono di introdurre come teste nel processo Amara, senza dire che avevano inviato a Brescia (fascicolo archiviato) passaggi di un verbale in cui l'avvocato gettava ombre sul presidente del collegio Tremolada parlando di "interferenze da parte della difesa Eni". Richiesta definita dai giudici nelle motivazioni "irrituale". Non e' escluso che anche questo caso arrivi al Csm.

Acquisito video 'nascosto' 

La procura di Brescia che una decina di giorni fa ha indagato il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro per rifiuto di atti d'ufficio ( art.328 cp) in relazione al processo sul caso Eni Shell-Nigeria, ha acquisito in Tribunale - riporta l'ANSA - un video tra l'ex manager della compagnia petrolifera Vincenzo Armanna e l'avvocato Piero Amara che la pubblica accusa non ha depositato tra gli atti del dibattimento che si e' concluso con l'assoluzione di tutti gli imputati. La settima sezione penale nelle motivazioni della sentenza ha 'denunciato' il mancato deposito agli atti del procedimento del documento che porta "alla luce l'uso strumentale" che Armanna voleva fare delle proprie dichiarazioni ritenute "false " e che costituisce una prova a favore degli imputati. 

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